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22/05/2012

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UN PADRE “ORFANO” DI UNA FIGLIA

Clicca per Ingrandire Che bello, e che forza il gesto di don Ciotti che ricompatta una comunità nell’abbraccio del conforto e del riscatto, sgonfiando gli animi dall’accecante rabbia del rancore. Inginocchiarsi davanti alla sofferenza di un padre, “orfano” di una figlia vittima di cieca barbarie, e a quella di un’intera città che acquisisce nuova consapevolezza, è nobile, rivoluzionaria e commovente testimonianza di carità. “Tutti dobbiamo rompere l'omertà, i silenzi, le complicità. Dobbiamo avere il coraggio delle nostre azioni. Il cuore ci deve dare la forza”, aveva esortato don Ciotti a parenti e amici di Melissa e ai fedeli persi tra le lacrime durante l’omelia nella Chiesa Madre di Mesagne, prima dell’approccio per lo scambio di pace verso papà Massimo.

Nel frattempo, le indagini mettevano a segno l’individuazione del killer per mezzo di una telecamera di sicurezza, addirittura nel momento in cui aziona il telecomando che attiva l’ordigno criminale, per il vile attentato o come lo ha definito Benedetto 16.mo “l’atto vile di brutale violenza”. Il fatto che sia stato ripreso, che abbia usato un telecomando e pertanto fosse vicinissimo al luogo dell’attentato, ne farebbe un vero e proprio “cecchino”, mettendo in evidente discussione l’ipotesi generica di strage, caratterizzata da una sorta di folle cecità nelle modalità di esecuzione.

Ha suscitato moltissimi consensi e apprezzamenti l’appello “a rialzarsi, uniti contro la paura” della professoressa di Francavilla Fontana (Brindisi), pubblicata da Affaritaliani. Anche Libera, l'associazione antimafia di cui don Ciotti è presidente, ha invitato tutti gli studenti a tornare a scuola e organizzare assemblee in tutte le classi “per non restare in silenzio”, perché “non si può morire andando a scuola”. “Bisogna vedere da cosa è stata alimentata questa azione, una riflessione si deve fare in ogni caso” ha sottolineato don Ciotti. Aggiungendo, a conclusione della celebrazione eucaristica a Mesagne “e poi non temete di piangere, perché anche Gesù ha pianto con il suo amico Lazzaro, né di protestare con Dio, perché anche la protesta è preghiera”.

Antonio Gelormini

 Redazione

 

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