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14/06/2008

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Prepariamoci diligentemente al prossimo Folk Festival di Carpino: il “rasqueado” (2.a lezione)

Clicca per Ingrandire  Dall’1 al 9 agosto prossimi si rinnova un appuntamento carpinese la cui valenza non sta assolutamente a noi valutare, in quanto non ha più bisogno di “metri”, “misure” o “calibri” per calcolarne lo spessore. Nostro intento è, tuttavia, prepararci e prepararvi alla arcinota manifestazione con una miniserie di lezioncine atte ad attirare l’attenzione di appassionati e non.

L’8 giugno Antonio Basile (responsabile ufficio stampa del Festival e webmaster del sito carpinofolkfestival.com) ci ha parlato della “Canzonë”, oggi illustra un altro aspetto del variegato mondo della cultura immateriale: il “rasqueado”. Prima però, è nostra intenzione anticipare la “lezioncina” col suo personale ricordo di Rocco Draicchio (nella foto), al quale fra l’altro è stato intitolato il Concorso fotografico di cui trovate tutto sul sito e accennato in questo “in memoria di…”

“Rocco Draicchio ci ha lasciato in una notte di febbraio del 1997, in un incidente stradale. Un vuoto incolmabile è rimasto in tutte le persone che hanno avuto la fortuna di conoscerlo. Quelle stesse, per sentirlo più vicino, vogliono dar vita a un premio a lui intitolato, nella speranza di essere degni portatori dei valori che hanno contraddistinto la sua vita. A Rocco Draicchio, percussionista (nella foto sotto il suo "strumento" di lavoro e le sue magiche mani) e fondatore degli “Al Darawish”, si deve il merito di aver operato il recupero del patrimonio musicale di Carpino, operazione di notevole spessore culturale che ha permesso, attraverso l'idea di un folk festival, di valorizzare suoni e poesia della terra garganica.”

Assolto il dovuto omaggio, oggi Basile ci parla di una particolarità che, come tante altre, sta alla base della cultura folklorica garganica in generale e carpinese in particolare: il “rasqueado” sulla chitarra a forma di “otto” allungato del Gargano. Seguiamolo con attenzione.

Nelle Puglie la chitarra battente la fa da padrona. Specialmente nel Gargano si sviluppò una particolare musica ispano/italica, con intonazioni che richiamavano il canto flamenco tra i cantatori e con accenni di "rasqueado" sulla chitarra battente (tecnica consistente nello sfregare le corde con le unghie delle quattro dita, che fa da contraltare al “tocco appoggiato”, cioè colpire le corde stoppandole subito dopo col palmo della mano, accompagnamenti tipici del flamenco, appunto).
A tal proposito ricordiamo che per due secoli, dal ’500 in poi, le Puglie furono sotto la dominazione spagnola e le forme del “flamengo” iniziarono a delinearsi a metà del ’400, inizialmente solo come forme vocali e a cui si aggiunse solo molto, ma molto tempo dopo, il virtuosismo della chitarra. Se poi si considera che quella chitarra a forma di “otto allungato” era in auge nel ’600 in tutta Europa, allora si può comprendere cosa avvenne grosso modo in quell'epoca sul Gargano.

Anche le nacchere, da noi chiamate “castagnole”, sono diffusissime in questa fascia costiera. Invece la chitarra normale a sei corde, qui chiamata "alla francese", viene utilizzata per un'altro tipo di repertorio, vicino alla canzone napoletana e alla romanza ed è diffusa soprattutto nelle aree urbane, prevalentemente dagli artigiani.


 Redazione & Uff. stampa CarpinoFolkFestival

 

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