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16/05/2012

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… ED È COME SE IL SOLE NON AVESSE PIÙ LA LUCE DI PRIMA

Clicca per Ingrandire Ok, è passato un mese*. E sta andando più o meno come previsto. Il tuo ricordo pian piano torna a essere quello di “prima”. Quando tu eri tu e non quell’altro. Quello della malattia, quello dell’Alzheimer. E la tua voce, bella al solito, mi parla nella testa come prima. Prima, dopo, adesso. Come se tre condizioni del tempo riuscissero a circoscrivere, definire il dolore che brucia sempre. Sempre. Ecco la definizione giusta: soffrirò sempre e per sempre mi mancherai. Mancherai a tutti certo. Ma penso a quanto mancherai a me, soprattutto: anche se ti ho promesso che non avrei mollato per strada nessuno di quelli che amavi. Promessa facile: sono gli stessi che amo anch’io.

Quanto mi secca scrivere di questo dolore così privato, sapere che altri sapranno. Ma come faccio a resistere a quello che Cervantes scriveva già molto tempo fa: “La penna è la lingua dell’anima”. Già: la mia ha bisogno di tirar fuori, almeno un po’, altrimenti soccombe al senso di vuoto e di angoscia che, ogni tanto, affiora. Il calore, l’affetto, la stima di tanti che ti hanno salutato l’ultima volta: dall’usciere che con te fermò la rotativa della Gazzetta per dare, unico e primo giornale al mondo, la notizia della morte di Padre Pio che solo tu eri riuscito ad avere (“era bravo don Mario, signora Rossana: ma era anche l’unico dei ‘capi’ a cui compravo il panino, lui ci trattava sempre con grande umanità, pure quando ci cazziava”), ai giornalisti di ogni generazione che hanno dato vita, al tuo funerale, a una riunione di redazione lunga almeno quarant’anni. Tutti un ricordo, una frase, una battuta: certo, lacrime ma anche molti sorrisi. Ti sarebbe piaciuto il tuo funerale: molto anticonvenzionale, come te. E i “potenti” e i “famosi”: si dà il caso che ve ne fossero, ma erano lì soprattutto perché amici di Mario. Veri. Com’eri vero tu.

Ok, ho vissuto cinquantatre anni con te e sono stata privilegiata per averti avuto così a lungo. Ma, come dire, il respiro è corto. Talvolta sincopato come questo pezzo: solo un periodo supera il rigo intero. Respiro corto e lacrima pronta, accidenti. Andare avanti e lottare, sempre: è nel dna, ok. Ma sono parole: posso raccontarmelo in tanti modi. Ma non è più come, quando, da piccola tu partivi e tornavi dopo un tanto che a me bambina sembrava un sempre. Ora lo so quanto dura il sempre. Ed è come se il sole non avesse più la luce di prima.

Rossana Gismondi


*… dalla scomparsa del giornalista Mario Gismondi, nella foto (segui i link: http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5426 e http://www.puntodistella.it/news.asp?id=5427), padre di chi firma il pezzo.

 rossanagismondi.it

 

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