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05/05/2012

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ITALIANI SEMPRE PIÙ POVERI
Clicca per Ingrandire Come è noto l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico nota ai più come Ocse è un ente internazionale costituito da 34 Stati istituito per realizzare il coordinamento delle politiche nazionali e internazionali degli aderenti, e dotato chiaramente di indipendenza di analisi e giudizio. Ogni anno provvede a pubblicare il rapporto annuale “Taxes wages” (tradotto dall’inglese “tasse e salari”), che esamina i diversi livelli di tassazione e salariale applicati in ciascun Paese membro per metterli a confronto.

SALARI = Chi scrive ne porta all’attenzione i dati più rilevanti per comprendere come la rotta intrapresa da Monti e il suo governo sia certamente sbagliata per quanto riguarda le ricette per uscire dalla crisi. Riguardo alla classifica dei salari medi netti all’anno, parametrati al 2011, è la Gran Bretagna a occupare la prima postazione della graduatoria con 38mila 952 dollari, seguita da Usa (36mila 129 dollari), Giappone (35mila 350), Germania (33mila 019), Francia (29mila 798), Belgio (28mila 524).

Il passaggio dal 22.mo posto del 2010 al 23.mo del 2011 da parte dell’Italia con 25mila 160 dollari all’anno (pari a 20mila 88 euro), che è comunque al di sotto della media Ocse pari a 21mila 557 euro, dimostra se mai ce ne fosse bisogno il declino del Belpaese e a sua volta l’inefficienza delle misure prese negli ultimi anni. Basti pensare che tale perfomance è battuta, si fa per dire, da Grecia e Portogallo. Spagna e Irlanda imvece, notoriamente in recessione, fanno meglio rispettivamente con 27mila 741 e 31mila 810 dollari. Peggio di noi a livello mondiale, oltre ai due Stati iberici - unitamente alla Polonia - solo pochi altri, fra cui Messico e Cile.

Tali dati comunque si riferiscono ai salari netti. Invece, se si prendono in considerazione i lordi, la situazione è… addirittura peggiore (il cosiddetto cuneo fiscale, che non è altro se non la differenza tra lordo e netto). In tal caso l’Italia è ancora più in basso per effetto delle troppe tasse che gravano sui lavoratori. La percentuale individuata per un lavoratore-tipo single e senza figli è pari al 47,6 percento ed è a dir poco drammatica.

Sempre per… non gioire, nella classifica delle tasse ci piazziamo alla base del podio dei paesi Ocse dietro: Belgio (55,5 percento di tasse), Germania (49,8), Francia (49,4). A seguire Spagna (39,9), Portogallo (39,0), Grecia (38), Gran Bretagna (32,5), Giappone (30,8), Usa (29,5). Da aggiungere però che se, per esempio, le tasse in Belgio sono altissime, va precisato anche che fra i salari medi netti in Belgio un lavoratore single senza figli prende quasi 3.500 dollari in più rispetto agli italiani. Insomma l’Italia è ben al di sopra della media Ocse, pari al 35,3 percento, nonché a quella dell’Unione Europea a 21 Stati (41,5).

PENSIONI = Quanto all’età pensionabile, in virtù delle legislazioni vigenti nel 2020 sarà altissima in Italia (66 anni e 11 mesi) contro i 66 anni in Gran Bretagna, 65 e 9 mesi in Germania, 65 in Portogallo, Grecia e Spagna, 64 e 6 mesi in Francia, 61 e 63 in Slovenia e 60 e 65 in Austria e Polonia (rispettivamente donne e uomini). Due le precisazioni da sottolineare: la prima è che il dato riguardo all’età pensionabile è conseguenza delle misure adottate a suo tempo da Cesare Damiano e Maurizio Sacconi (rispettivamente capogruppo Pd in commissione Lavoro di Montecitorio ed ex ministro del Welfare). La seconda riguarda il cuneo fiscale che si riferisce ai valori dell’anno scorso e certamente peggiorerà con gli aggravi introdotti dal governo Monti.

Giovanni D’Agata*


*Componente Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”

 Comunicato
 

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