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14/03/2012

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IL CUORE DEI GRILLI

Clicca per Ingrandire La sera, quando ho qualche minuto da spendere, mi piace starmene alla finestra a guardare il paesaggio. Certo, un padre di famiglia dalla vita professionale attiva come lo sono io non dispone di molto tempo per occupazioni simili sicché, appena posso, esercito tale attività con sommo diletto e piacere. Mi rilassa e distende i nervi, messi a dura prova dopo una giornata lavorativa qualunque. Eppoi, vi assicuro, ne vale la pena: da casa mia vedo, immerse nel verde, le ultime palazzine residenziali di Marsiglia e, subito dietro, il massiccio delle 'Calanques' a chiudere l’agglomerato urbano. E’ il limite più a sud della città, una zona di confine tra campagna e metropoli.

La vegetazione è abbondante e rigogliosa, e gli abituali rumori di città, moderati durante il giorno, scemano col calare delle tenebre. E’ un bel posto insomma. A ben vedere, vivere qui è una scelta strategica, vale a dire il tentativo di approfittare dei vantaggi metropolitani senza subirne troppo gli inconvenienti. Il gusto di affacciarsi a una finestra per godersi uno spettacolo ancora naturale e poco contaminato dall’uomo. E allora eccomi, coi gomiti appoggiati al davanzale, intento a osservare fuori.

Ebbene, questa sera il cri-cri cadenzato e continuo dei grilli cattura la mia attenzione. E’ un canto banale e misterioso, sempre il solito, dalla notte dei tempi. Eppure stasera sembra diverso perché la melodia discreta e persistente che sento non diventa sottofondo allo scenario né al fluire dei pensieri, ma si impone come un canto che domanda di essere ascoltato. I grilli intonano canzoni e chiedono attenzione quasi fossero guidati e attratti da un'impercettibile epifania. Forse avvertono presenze nella notte stellata, oppure si rivolgono semplicemente alla fetta di luna che splende maestosa nel cielo notturno.

Intanto la campagna riposa. Un tenue chiarore intride delicatamente la terra modificando i colori del mondo. La catena rocciosa si staglia bianca sullo sfondo nascondendo all'occhio la linea d'orizzonte del mare, subito dietro. Tutto pare vibrare in un'immobile danza. Ogni tanto passa un veicolo in lontananza senza turbare la quiete circostante. I rapaci notturni si svegliano e dispiegano le ali prendendo il volo. Oppure si sgranchiscono gli arti terrestri preparandosi ad arrampicare, correre, saltare... Per loro è giunto il momento di agire.

Nei riquadri illuminati delle case alcuni cenano. Altri, invece, hanno già terminato il pasto serale e si apprestano a lavare i piatti. Io rimango alla finestra ancora un po' e il cri-cri dei grilli mi tiene compagnia. Cantano dal fogliame ingiallito degli alberi autunnali. Siamo già a metà ottobre e da qualche giorno la temperatura si è abbassata sensibilmente. Adesso fa frescolino di sera e il contatto caldo di un maglioncino di cotone è benefico e salutare. Da fuori arriva un odore di foglie bruciate, consuetudine in tale periodo dell'anno. La prossimità del Mediterraneo carica l'aria di umidità e salsedine. Respiro a pieni polmoni ed è come se inalassi ondate di ricordi: Milano d'autunno, i platani che costeggiavano il viale di casa, l'aria fredda e umida della sera che preannunciava l'inverno.

Quando si è piccoli ogni posto è magico e, bambino, vivevo la campagna in città: in un cantiere dismesso in cui cespugli d’erbacce avevano preso il sopravvento sul cemento, nei giardinetti spelacchiati del quartiere dove si andava a far due tiri al pallone, sul tappeto di foglie morte che calpestavo andando a raccogliere funghi lungo i binari erbosi del tram. Profumi e odori definivano cose e luoghi imprimendosi indelebilmente nella memoria per non andarsene più, pronti a riattivarsi alla prima occasione. Forse più degli occhi e di ogni altro senso, l’olfatto ci riporta al passato e ciò che credevamo svanito torna prepotentemente a farci visita integro e intatto come fosse accaduto due minuti prima. Stessi aromi mi pare di sentire ora. Se guardassi meglio intorno probabilmente scorgerei qualche falò ancora fumante.

Un cane abbaia in strada ma non si tratta di un lamento, piuttosto l'affermazione di un essere vivente sul pianeta terra: l’inconsapevole diritto di un cane di poter esprimere la propria esistenza canina senza inibizioni, in modo diretto e totale. Non così per gli uomini, troppo spesso offuscati da complessi e nevrosi, tesi nel tentativo di camuffare la propria bellezza dietro lo sterile specchio del conformismo e della paura di essere semplicemente se stessi. Io invece, uomo prigioniero della condizione di essere senziente (come la moltitudine, del resto), ricerco pazientemente l’animalità che mi accomuna a cani e grilli. Lo faccio rimanendo attento e scrivendo, col piacere e l'ansia di scrivere, la tensione che sottende l'atto della scrittura. Tra poco cenerò coi miei familiari, ma di tutto ciò ai grilli canterini d'ottobre credo importi poco...

Aguzzo l'orecchio e il mio corpo si inebria, là fuori è tutto un canto: i minuscoli grilli stanno celebrando la propria manifestazione nel mondo degli elementi, il diritto supremo di partecipare a un destino comune quaggiù. Cantano liberi alla notte, non recriminano nulla, non hanno bisogno d’altro che cantare. I grilli dicono Messa al loro cielo e al nostro... Come un mantra partecipe dell'energia che pervade ogni cosa nel cosmo. Forse davvero desiderano essere ascoltati. E io li ascolto, e la bellezza del loro canto penetra in me diminuendo la distanza che mi separa dall’Universo in cui mi muovo e respiro. Mi sento bene. In fondo non perché mi senta migliore, ma perché accetto me stesso più di prima, imparo ad amarmi così come sono. Sembrano suggerire che troppo pensiero nuoce all'Amore.

“Cantiamo col cuore e un cuore d'insetto arriva fino alla luna e agli astri del firmamento. Siamo felici perché siamo vivi. Ma se vivremo ancora una settimana o un mese non fa differenza poiché dell’esistenza abbiamo fatto un canto. L'inverno non ci coglierà impreparati in quanto riposeremo sotto un cantuccio di foglie rosse dopo aver compiuto il nostro destino. Fa come noi e vedrai, la tua vita cambierà.”

Oppure i grilli non sanno le cose degli uomini e noi nulla di loro. Però quel canto cadenzato coinvolge e tocca, quando si fa comunione del tempo nel Tempo. E' suono all’unisono col battito del cuore. I grilli hanno un cuore musicale, i cui battiti formano il ritmo del canto. I mille battiti che sento melodiare qui intorno forse sono in realtà i battiti di un grillo solo, o mille grilli uniti in un battito solo… E’ cosa che non riesco a determinare, allora ne accetto l’ignoranza, forse il mistero sottinteso. Resto solo ad ascoltare coi sensi all’erta e il cuore umano che m’appartiene per qualche istante diventa partecipe dello stesso ritmo. Fra poco riposeremo e i grilli continueranno a cantare accompagnando il sonno di cani e umani. Forse un gatto caccerà il più sprovveduto, un altro sarà colpito a morte dal freddo della notte, ma è nell'ordine delle cose e così va il mondo. Infine, tutto ritroverà un equilibrio al contempo rinnovato e sempre uguale: il canto ai grilli, il riposo a uomini e animali, a me il pensare a queste cose.
 
Il primogenito si affaccia alla porta dello studio interrompendo il filo dei miei pensieri. Chiede:
«Papà che cosa si mangia stasera?»
«Non lo so, non ci ho pensato. Che ne dice la mamma?»
«Dice che stasera il pasto lo prepari tu.»
«Uhm… bene. Spaghetti aglio e olio ti vanno?»
«Vanno benissimo.»
Poi si dilegua. Chiudo la finestra e mi dirigo in cucina perché la Metafisica nutre lo spirito, ma per nutrire il corpo ci vuole almeno un piatto di pasta, e questa sera di intuizioni e grilli musicanti, tocca a me esercitare tale occupazione terrestre.

Luigi Scarabino

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 16/03/2012 -- 08:55:29 -- vincenzo

Alla domanda di mio figlio (ipotetico, mettendomi al posto del pregevole Autore), con l'immagine dei grilli nella mente, freudianamente, avrei sbagliato la risposta ed avrei detto: "grilli fritti!". Scherzo, naturalmente! E' sempre un piacere leggere quel che acutamente, tra introspezione ed osservazione del mondo esterno, scrive Scarabino!

 
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