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25/02/2012

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LO SCEMPIO DI UNO DEGLI ANGOLI PIÙ BELLI DEL MEDITERRANEO

Clicca per Ingrandire Il passato plasma il presente e ipoteca il futuro. Il progetto da migliaia di posti letto della “Città delle vacanze di Manacore del Gargano”, parzialmente realizzato, immaginato dalla Compagnia Italiana Turismo Europeo, dette inizio allo scempio di uno degli angoli più belli del Mediterraneo. Come da copione, altri faccendieri, affascinati dalla politica dei poli di sviluppo del Comprensorio del Gargano e delle isole Tremiti, si avventarono sul business del turismo balneare. Con l’apertura del casello autostradale di Poggio Imperiale, la costruzione della strada litoranea garganica e i primi insediamenti turistici degli anni 60 nelle località Bescile-La Fortezza indirizzarono le lottizzazioni verso la costa più bella che andava blindata e preservata per immaginare un turismo diverso. Il Programma di Fabbricazione del 1975 del Comune di Peschici diede forma pianificata alla distruzione della risorsa Territorio: Zona Cee2, Tb3 Procinisco, Tb1 Solemar-Valle Scinni, Tc1 Coppa di Cielo, Tb2 San Nicola, Td2 San Nicola, Td2 I.A.G.A.R., Td1, Tc2, Tc3, Tm Manacore, Te3 Residence M3, Te1 e Te 2 Matesce 2 e Grotta dell’acqua, ecc.

Quelli della Manacore Investur S.p.A. ci provarono in tutti i modi a realizzare la lottizzazione delle radure R3, R4, R5, R10 (località Manacore) fortunatamente mai realizzata. Il frazionamento della vasta proprietà immobiliare appartenuta alla Vagabonda Blu ai nuovi condottieri (D’Amato, Saccia, De Nittis, Germano Fantino di Monforte d’Alba, Montagano, Sacco) è servita a capitalizzare il valore speculativo delle terre: benzina sul fuoco della speculazione 3.0. L’approvazione da parte della Regione Puglia del Piano per il Parco è la maledizione da scongiurare a tutti i costi per non dover contabilizzare una perdita speculativa a diversi zeri. Al contrario, l’approvazione da parte della Regione Puglia del Piano per il Parco dopo la realizzazione delle lottizzazioni nelle terre dei nuovi condottieri (località Bescile, La Fortezza, Manacore, ecc.) chiude il cerchio degli insediamenti turistici e della speculazione e, con la regolamentazione delle attività economiche, darà valore economico ai territori già valorizzati dal Piano di Fabbricazione del 1975 del Comune di Peschici e quindi costruiti, e ai nuovi insediamenti turistici già immaginati e redatti dal professionista dal triplice incarico geologo Michele Pecorelli figura di spicco del Comitato Tecnico dell’Ente Parco del Gargano e del Comitato Tecnico del Comune di Peschici.

Le zone ad uso turistico previste dal Piano di Fabbricazione del Comune di Peschici sono:
- Procenisco. Zona tb3, volumetria di 8000 mc;
- Difesa manacora. Zone TC2 e TC3, volumetria di 29.000 mc;
- Campeggi località manaccora. Zona TD1, campeggio da 1200 persone;
- Lottizzazione manaccore. Zona TM manaccore, insediamento di 3500 persone;
Lottizzazione Sfinale TE3. Volumetria di mc. 25.000.

La tutela dell’ambiente è in ritardo. E’ una lotta contro il tempo. L’istituzione di aree protette rincorre i guasti dello sviluppo disordinato disegnato con il cemento dalle amministrazioni comunali. La legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette” e la deliberazione della Giunta Regionale 3310/1996 “Progetto BioItaly del Ministero dell’Ambiente e della Unione Europea. Siti di Importanza Comunitaria proposti dalla Regione Puglia ai sensi dell’art. 4 della direttiva 92/43/CEE Habitat” alimentano le fiamme. Il Parco Nazionale del Gargano, istituito dal DPR 5 giugno 1995 “Decreto Istitutivo del Parco Nazionale del Gargano”, entrato in vigore dopo la speculazione edilizia, non è accettato. Le popolazioni dei Comuni del Parco rimangono indifferenti. La convinzione della politica nazionale e locale dell’importanza socioeconomica delle aree protette è debole.

Il Piano per il Parco permette di raggiungere le finalità della legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette” e garantisce una “conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale del paese” diversa e maggiore rispetto alle misure di salvaguardia previste dall’art. 6 della legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette” ed elencate nell’allegato A “Misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Gargano” del DPR 5 giugno 1995 “Decreto Istitutivo del Parco Nazionale del Gargano”. Un conto è la “conformità tra le disposizioni del Piano e del Regolamento e l’intervento”, un altro è verificare in assenza del Piano per il Parco e in presenza della compatibilità dell’intervento con la pianificazione urbanistica e paesaggistica, la conformità tra le disposizioni delle Misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Gargano e l’intervento (la verifica è in questo caso affidata all’autorizzazione). In assenza del Piano per il Parco, di fronte alle valutazioni positive di altri enti coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni, non c’è tanto spazio per il diniego dell’autorizzazione dell’Ente Parco Nazionale del Gargano che va motivato.

Non sono sottoposti ad autorizzazione dell’Ente Parco gli strumenti urbanistici definitivamente approvati alla data di entrata in vigore dell’allegato A “Misure di salvaguardia del Parco Nazionale del Gargano” del DPR 5 giugno 1995 “Decreto Istitutivo del Parco Nazionale del Gargano”. Di diverso contenuto è invece il comma 7 dell’art. 12  della legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette” che richiede la rispondenza tra la pianificazione comunale e il Piano per il parco (se esistente). La sicura incompatibilità del Piano di Fabbricazione del Comune di Peschici del 1975 con il Piano per il Parco è l’incubo dell’Amministrazione comunale di Peschici e di tutti coloro che hanno riposto in esso un’aspettativa edificatoria.

I traumi paesaggistici dell’orgia cementizia condizionano lo sviluppo futuro e segnano la miseria: l’indice di impatto ambientale del Comune di Peschici al 2008 (pres./residenti annui) è pari a 378.7 (Provincia di Foggia 18.1), l’indice di affollamento al 2008 (pers./km2) è pari a 12.525 (Provincia di Foggia 743), l’indice di densità turistica territoriale al 2008 (arrivi/ km2) è pari a 1480 (Provincia di Foggia 147), l’indice di sfruttamento territoriale al 2008 (arrivi e presenze/100 km2) è pari a 139 (Provincia di Foggia 8). Il tasso di disoccupazione di Peschici (Censimento 2001) è pari al 36.76 percento (Maschi 34.95%, Femmine 42.24%), più elevato del tasso di disoccupazione dell’ Afghanistan (2008).

La legge n. 353 “Legge quadro in materia di incendi boschivi” è del 2000 e affida ai Comuni il censimento dei soprassuoli percorsi dal fuoco (Catasto delle aree percorse dal fuoco) mentre il decreto legislativo n. 112 “Conferimento di funzioni e compiti amministrativi dello Stato alle regione ed agli enti locali, in attuazione del capo I della legge15 marzo 1997, n. 59”  è del 1998 e attribuisce ai Comuni la predisposizione dei piani comunali di emergenza. Le amministrazioni comunali sono chiamate a tutelare l’ambiente delle aree antropizzate ricche di insediamenti turistici previsti nel Piano di Fabbricazione del 1975.

Anno 2007. Nelle vallate delle lottizzazioni spontanee sui terreni demaniali, nel Parco Nazionale del Gargano senza né Piano per il Parco né Piano antincendio boschivo, nel Sito di Importanza Comunitaria Manacore del Gargano IT9110025 senza Piano di gestione perché non ancora designato dal Ministero dell’Ambiente Zona Speciale di Conservazione, nella Puglia non dotata né di un Servizio di Protezione Civile regionale efficiente né di un Piano di previsione, prevenzione e lotta attiva contro gli incendi boschivi (approvato soltanto il 30.12.2005 ma dimostratosi una tragedia con i roghi del 2007), nel Comune di Peschici senza né Piano comunale di emergenza né Catasto delle aree percorse dal fuoco, si scatena l’Apocalisse. E’ la peggiore delle vergogne, il marchio dell’inettitudine.

*****

La costruzione degli insediamenti ricettivi lungo le coste rispose alle aspettative imprenditoriali nascenti dalle nuove opportunità di svago popolare promosse dal Welfare State. La mobilità automobilistica di massa, inventata dagli interessi economici di Valletta, Pirelli, Mattei e Sinigaglia, e la potentissima lobby della Cassa del Mezzogiorno diedero un contributo interessato al progetto. Le vacanze in macchina con 1000 km da percorrere per raggiungere le folle accaldate in sperduti villaggi turistici a ridosso del mare è quindi un bisogno pianificato oltre cinquant’anni fa dall’industria.

Un piano di cui oggi possiamo valutare le conseguenze ambientali e sociali. Prendiamo ad esempio Peschici, uno di quegli sperduti villaggi da sogno in anni di boom economico. Qui il caos turistico balneare non si è rivelato sostenibile nel lungo periodo. L’elevatissimo tasso di disoccupazione tra la popolazione (36,76% secondo il Censimento del 2001), la distruzione delle risorse naturali, la “forte stagionalità dei flussi” e conseguentemente lo “scarso utilizzo della capacità produttiva” alberghiera (l’indice di utilizzazione netta – percentuale posti letto utilizzati su 150 giorni – al 2008 era pari a 29 mentre l’indice di utilizzazione lorda – percentuale posti letto utilizzati annui – sempre al 2008 era pari a 12), sono gli elementi visibili di quell’improvvisazione turistica balneare, non conforme alle istanze di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

Il segmento di mercato del turismo d’élite, creato negli anni sessanta dai primi insediamenti turistici in questa pregiatissima area territoriale costiera, oggi diventata Sito di Importanza Comunitaria Manacore del Gargano e parte integrante del Parco Nazionale del Gargano, sarà spazzato via dal proprio successo. L’avviamento turistico nato dalle bellezze naturali darà il via alla speculazione edilizia distruttiva pianificata nel 1975. Fu il Programma di Fabbricazione di allora che decretò il passaggio dal turismo di èlite al turismo inteso come fenomeno di massa. I fautori che lo adottarono non tennero conto della “predilezione” principale e irrinunciabile dei turisti di èlite: l’avversione all’affollamento. La ressa turistico stagionale crescente, conseguente all’infittirsi degli insediamenti turistici e alla distruzione delle risorse naturali, segnò lo sviluppo turistico di massa ma significò di pari passo anche l’addio ai turisti di èlite: Bye Bye American Pie.

Con i turisti di èlite sempre più lontani, su altre spiagge del Mediterraneo, nessun imprenditore turistico di Peschici si sogna di trasformare la propria struttura ricettiva in un albergo cinque stelle lusso per offrire alla clientela una suite con vasca idromassaggio in bassa stagione a 2300 euro, garantendo alla comunità un elevato tasso d’occupazione. La massimizzazione dei ricavi dei singoli operatori è stata attuata con gli ampliamenti delle proprie strutture ricettive. Il rinnovamento della destinazione turistica, attuato con la creazione di nuovi posti letto, ha alimentato l’ulteriore “consumo irreversibile della risorsa ambientale” e porterà al declino della destinazione turistica.

Nonostante gli enormi sforzi della Regione Puglia, della straordinaria Godelli e dei direttori delle strutture ricettive di Peschici, il segmento di mercato è dato e rischia di scendere ulteriormente verso il basso. Il monito è chiaro. E’ tempo di cominciare a discutere di sfruttamento ottimale della risorsa turistica, che è raggiunto quando «le diminuzioni del prezzo, dovute alla loro avversione all’affollamento, sono più che compensate dall’aumento del numero dei turisti». Anche a costo di deludere chi cerca negli ampliamenti alberghieri, ex art. 5 del D.P.R. n. 447/98, autorizzati dal Comune di Peschici, il livello di affollamento ottimale tale da massimizzare la spesa totale turistica in presenza di avversione all’affollamento.

Lo sconforto leggibile negli occhi dei turisti che ritornano a Peschici dopo vent’anni, è rivelatore proprio di questa “avversione”. L’aumento del reddito e l’accresciuto livello di cultura, anche ambientale, li porta alla ricerca della natura integra.

Lazzaro Santoro

 Redazione

 

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