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14/02/2012

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A FRIDA... CHE NON HO MAI BACIATO

Clicca per Ingrandire La Mini 90 rossa sfreccia spedita lungo la Milano-Venezia e Luca guarda il paesaggio sfilare attraverso il vetro. Il padre spinge sull’acceleratore in quel tratto autostradale poco trafficato di domenica mattina. E' convinto che il suo 'vecchio' stia oltrepassando i limiti di velocità, però dal sedile del passeggero non vede il tachimetro e non può verificare tale ipotesi. Ma non se la sente di disturbarlo: è così concentrato mentre guida! Impugna saldamente il volante con la mano destra e, senza distogliere lo sguardo dalla carreggiata, abbassa un poco il finestrino e si accende una 'N lunga' aspirandone una profonda boccata. Lui, seduto accanto, comincia a trafficare sulle manopole della vecchia autoradio alla ricerca di una bella canzone. Sono diretti a Bergamo per l'ultimo giorno della festa dell'«Avanti»!

E' contento quando il padre lo porta in giro per lavoro. E' un rappresentante di libri e a Luca piace l'atmosfera festosa che si respira nelle fiere del libro organizzate in Lombardia. Inoltre, oggi è una bella giornata di sole e il cielo è di un azzurro così intenso da dargli l’impressione che l’estate non sia ancora finita. Eppoi le feste dei socialisti sono pure meglio: ci si incontra tanta gente simpatica e perfino un po’ hippy. Insomma, pregusta già il momento dell’arrivo con la certezza che non ci sia modo migliore per trascorrere quella tiepida giornata settembrina.

Ancora qualche canzone alla radio poi l'architettura fascista della Torre dei Venti rompe la monotonia del paesaggio industriale padano annunciando l'arrivo a destinazione ai due viaggiatori. La macchina imbocca lo svincolo d'uscita per entrare in città, e pochi minuti dopo padre e figlio si trovano davanti all'entrata del parco in cui si svolge l'incontro. All'ingresso mostrano il pass all'addetto alla sorveglianza poi, a passo d'uomo, l'auto si infila nel viale principale schivando l'allegra folla variopinta che già si addensa nel primo pomeriggio. Luca tira giù il finestrino e ne approfitta per guardarsi un po' intorno. Le ragazze indossano lunghe tuniche colorate oppure camicette e jeans scoloriti, gli uomini pantaloni a zampa d’elefante e magliette attillate. Sembrano tutti molto gentili e gioviali, camminano parlando e ridendo con le mani occupate da Peroni e sigaretta. Le bancarelle culturali già allestite propongono libri incomprensibili e, si capisce, poco commerciali: il 'Capitale' di Marx e lo 'Zarathoustra' di Nietzsche, tanto per citare i più famosi.

Enormi altoparlanti diffondono musica italiana e straniera che trova un punto d'unione nei comuni valori laici di fratellanza universale e libertà: Guccini, gli Intillimani e Le Orme formano la colonna sonora del posto. Alcuni cantano; qualche ragazza si muove a ritmo di musica tenendo le braccia sollevate e gli occhi chiusi. Negli spiazzi erbosi, gruppi di giovani stanno seduti in cerchio conversando appassionatamente di politica e mondi migliori da realizzare. Benché l'ora di pranzo sia stata abbondantemente superata, un delizioso profumo di wurstel e carne alla brace impregna l'aria. Sì, perché qui si può mangiare quando se ne ha voglia, senza dover rispettare nessun protocollo: quando hai fame mangi. Su certi banchi, montagne di pane già tagliato aspettano pazientemente di essere riempite. Accanto, grossi barattoli di senape si preparano ad allietare i palati degli avventori. I prezzi sono modici e sociali e anche il proletariato può concedersi il lusso di una lattina di Fanta insieme al panino imbottito. Unica condizione, fare la coda alla cassa per ritirare l'artigianale scontrino col numero scritto a penna.

Solo che oggi c'è davvero tanta gente, forse più del solito. Normale, dato che il cartellone prevede un ospite d'eccezione: stasera Dario Fo presenterà 'Mistero buffo' sul palcoscenico allestito nella radura dei giardini in cui si sta svolgendo la festa. Al termine dello spettacolo, gratuito, a una bancarella preposta chiunque lo desideri potrà comprare il 33 giri contenente la rappresentazione su disco del comico varesino. Dopo aver aiutato il genitore a scaricare i libri e allestire lo stand, Luca chiede il permesso di allontanarsi per bighellonare un po' nei dintorni. Il clima è gioioso e vuole approfittare al massimo di quanto la manifestazione possa offrirgli. Così decide di lasciarsi sopraffare dalle impressioni cui i suoi cinque sensi sono soggetti. Del resto, nessuno fa attenzione a un ragazzino e quando si hanno quattordici anni si può passare inosservati facilmente. «E questo - pensa - comporta pure qualche vantaggio».

Infila la mano in tasca per fare due conti: ha quanto basta per comprarsi più tardi hot dog e bibita. Gli resta ancora qualche spicciolo per una pescata alla lotteria oppure per fare tre spari al tirassegno. «Vabbè - dice fra sé - questo lo decido dopo». Si mette a gironzolare per stand e bancarelle, facendosi largo fra persone intente a spiluccare e scherzare, passeggiando. Passa davanti a un tendone all'interno del quale vede molte persone sedute intorno a un lunghissimo tavolo. Dev'essere una riunione di militanti del partito. E' curioso di tutto e ha tempo da vendere, perciò si sofferma un momento davanti all'ingresso per osservare ogni cosa.

Una gigantesca fotografia in bianco e nero occupa quasi tutta la parete di fronte. Luca riconosce il personaggio sorridente raffigurato di cui suo padre gli ha parlato: è Walter Tobagi, il giornalista ucciso da un gruppo terroristico di estrema sinistra. Quasi tutti i partecipanti fumano e si scambiano opinioni in modo concitato e anarchico, alzando la voce e parlando tutti insieme. I posacenere sono traboccanti di mozziconi di sigaretta, segno che l'incontro è cominciato da un pezzo. Zaffate pestilenziali di tabacco si propagano anche all'esterno offendendo le nari di Luca, che si allontana rapidamente dall'assemblea.

Arriva davanti al baraccone del tirassegno, dove una ragazzetta sta guardando i ragazzi più grandi giocare. Ha capelli biondi raccolti in due lunghe trecce laterali. Indossa una gonna scozzese e una maglietta celeste. Ai piedi porta scarpette da ginnastica e calzette bianche. E' un po' magra, ma carina. La giovinetta attira la curiosità di Luca, gli piacerebbe conoscerla. Ma il solo pensiero di attaccare bottone a un'esponente del gentil sesso lo rende ansioso e sudato: è sempre stato un bel timido e non ha nessunissima esperienza in fatto di ragazze. Allora si aggira nei pressi della baracca di legno mantenendosi a debita distanza, incerto sul da farsi. Lei non si muove, è come assorta dallo spettacolo dei tiratori di fucile. Luca riflette: «E se andassi a provare qualche colpo anch'io, tanto perché si accorga di me? No, meglio di no: ci mancherebbe sbagliare ogni tiro e bruciarsi in partenza... Meglio non rischiare».

Decide di rompere il ghiaccio prendendo la ragazza per la gola, sicché di buon passo si dirige alla bancarella di dolciumi per andare a comprare 50 lire di caramelle. Poi, col cartoccino in mano si avvicina al tirassegno. Con malcelata disinvoltura e finta indifferenza si affianca alla ragazzina che sembra essersi accorta di qualcosa poiché ogni tanto porta la mano alla bocca come a nascondere risolini divertiti. Però Luca è troppo teso per accorgersene, a una a una mangia le caramelle gommose scrutando con la coda dell'occhio la biondina. Ha la netta impressione che ogni tanto anche lei gli lanci qualche occhiata fugace, forse è riuscito a attirarne l'attenzione. Questa consapevolezza gli infonde coraggio. Col cuore in gola le allunga il sacchetto sotto il naso dicendole in un filo di voce: «... Ne vuoi?»

Lei lo guarda sorridendo e infila la mano nel cartoccio per prendere una caramella, poi dice: «Vielen dank!». Accidenti! Questa proprio non se l'aspettava: la ragazza non è italiana! L'emozione di Luca si trasforma in sorpresa: non capisce in che lingua parli né quale sia la nazionalità della giovane. Decide di indagare con un'altra domanda: «Ma tu di dove sei?» E lei: «Es tut mir leid, ich verstehe nicht, was du sagst!» Uhm... deve essere tedesca. La incalza di nuovo: «Come ti chiami?» Niente da fare, lei lo guarda con aria interrogativa e dispiaciuta pur continuando a sorridere. Insiste: «Il tuo nome, il nome capito?» Porta l'indice al centro del petto e dice: «Il mio nome è Luca». Il viso le si illumina, ha capito. Risponde segnandosi anch'essa col dito: «Mein name ist Frida: Frida!»

Luca le fa altre domande per cercare di comprendere cosa ci faccia lì una ragazza tedesca, ma ogni tentativo cade nel vuoto: Frida non capisce una parola di quanto dice e risponde ogni volta in modo totalmente incomprensibile. Riesce solo a stabilire che viene da Brema e ha 15 anni, cosa che lei gli fa capire aprendo tre volte la mano. I due ragazzi stipulano così un tacito accordo nel quale decidono di fare a meno delle parole. A gesti si accordano per trascorrere il pomeriggio insieme e prendono a girovagare fra le bancarelle. Ormai si sta facendo sera e la gente è aumentata considerevolmente. Adesso ghirlande di lampadine colorate illuminano gli spazi espositivi disseminati nel perimetro del parco. E' quasi ora di cena e intere famiglie si assiepano intorno agli stand gastronomici. I tavoli sono tutti occupati e molte persone ordinano da mangiare andando a consumare le pietanze, servite in piatti di carta, sedendosi sull'erba o sulle panchine dei giardini.

Sul palco si sta svolgendo intanto un comizio del partito. L'oratore, un giovanotto baffi e capelli lunghi, parla del recente colpo di stato in Cile, invitando tutti i presenti a una solidarietà concreta nei confronti del popolo cileno. Spiega che nel tendone adiacente all'ingresso si raccolgono donazioni di qualsiasi genere. Inoltre, per coloro che ne avessero i mezzi logistici e finanziari, ci sarebbe la possibilità di ospitare famiglie di rifugiati in attesa di asilo politico. Un lungo e sentito applauso chiude il discorso del giovane esponente socialista.

Luca e Frida hanno fame e si intendono per andare a rifocillarsi. Lui le prende la mano per condurla attraverso la ressa di persone schiamazzanti. Si sente uomo. Il contatto della mano di Frida lo riempie di sensazioni nuove e inconsuete, in lui si fa largo un subbuglio di sentimenti che non riesce a spiegarsi ma lo rende vulnerabile e felice. Al bancone del bar, si vuota le tasche ordinando due panini. Frida non vuole essere da meno e indica al venditore due lattine di Lemonsoda che paga lei. Mangiano e bevono guardandosi senza dire nulla, talvolta scoppiando a ridere fragorosamente in mezzo al vociare della moltitudine. Finito il frugale pasto, si avvicinano al palco per assistere alla satira di Dario Fo appena cominciata. La mimica e i suoni onomatopeici che caratterizzano l’interpretazione dell'umorista sono sufficienti a riempire di buonumore la ragazza che guarda divertita lo spettacolo. Luca la osserva sperimentando un sentimento mai provato prima: si sta innamorando di Frida. E’ orgoglioso di essere al suo fianco, continua a tenerle la mano pensando che potrebbe stare lì con lei all’infinito.

D’un tratto, si fa seria e guarda Luca dicendo: «Folge mir» poi, quasi tirandolo per un braccio, con determinazione si fa strada fra i capannelli di persone che gremiscono lo spazio antistante il palco. Vanno a sedersi sotto un grande ippocastano vicino al muro di cinta del parco. E' un punto piuttosto appartato e relativamente tranquillo. Frida accarezza la mano di Luca e lo guarda con occhi pieni di dolcezza… attimi che sembrano eterni. Ma lui non ha mai baciato e prova un misto di imbarazzo e desiderio. Frida lo trae d’impaccio prendendo l'iniziativa: si avvicina col viso sfiorandogli le labbra. Si baciano con delicatezza e pudore molte volte. Poi rimangono abbracciati a guardare la luna. Lei sussurra: «Ich liebe dich, Luca». Lui non capisce ma gli piace il tono con cui la ragazza ha pronunciato la frase, prende a baciarla ancora e ancora. Rimangono là un lungo momento senza accorgersi del tempo che passa.

Improvvisamente, una voce di donna: «Frida! Frida! Komm wir gehen!» I due giovani sollevano gli occhi: a qualche metro di distanza una coppia fa segno a Frida di avvicinarsi. La ragazza ha un sussulto, dice: «Mist, Mom and Dad!» Si alza in piedi, è un po’ a disagio. Rivolge a Luca uno sguardo carico di tristezza dicendogli: «Lebevohl Luca...» poi, quasi correndo, si allontana verso i genitori. Anche se gli volta le spalle, gli sembra che Frida si stia asciugando le lacrime con le mani. Rimane seduto ad osservarli: tutti e tre parlottano per qualche secondo, poi si dirigono verso il cancello scomparendo alla vista di Luca. Resta ancora lì per un po', e mogio mogio torna sui suoi passi.

C'è meno confusione ora, lo spettacolo di Dario Fo è terminato e il grosso del pubblico ha già guadagnato l'uscita. Arrivato allo stand libri vede suo padre che ha cominciato a caricare nel baule la merce invenduta. «Ehi, non ti ho visto per tutta la serata, cominciavo a preoccuparmi». Luca si scusa, poi senza dire più nulla aiuta a sistemare gli ultimi scatoloni nell'auto. Qualche minuto dopo salgono in macchina per tornare a Milano.

Durante il tragitto verso casa Luca rompe il silenzio:
«Papà, scusa: è lontana Brema?»
«Molto lontana. Perché me lo chiedi?»
«No dicevo così, per sapere...»

Il padre si accende una sigaretta mentre Luca sintonizza l'autoradio per cercare un pezzo che dia un senso alla malinconia che lo attanaglia. La manopola smette di girare quando incontra le note di 'Adesso sì' di Sergio Endrigo. Senza farsi notare, si asciuga una lacrima con la mano. Intanto la Mini 90 corre veloce nella notte sull'autostrada deserta.

Luigi Scarabino

 Redazione

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 14/02/2012 -- 20:35:44 -- vincenzo

Semplice, innocente, bella storia, anche se, perfino al lettore, rimane in bocca quell'acquolina che mai potrà essere assorbita!

-- 19/02/2012 -- 12:09:27 -- vincenzo

Senza rimangiarmi assolutamente il mio giudizio espresso nel 1° commento, mi è venuto di pensare che c'è un cozzo tra il titolo del bel racconto e di una parte del suo contenuto. NON è affatto vero che il ragazzo non ha mai baciato Frida! Rileggete: "prende a baciarla ancora e ancora". Prima, l'aveva baciata, teneramente. Domanda: il titolo del racconto è originale o è stato modificato? Senza cattiveria, da parte mia, eh! E' solo per "interagire". Con affetto!

 
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