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30/11/2011

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LO “STUPOR MUNDI” COLPISCE ANCORA

Clicca per Ingrandire Domenica scorsa, 27 novembre, a Rodi Garganico, nell’accogliente saletta del “Caffè-Pasticceria Rodi” in Corso Madonna della Libera (luogo di ritrovo di operatori culturali e artisti), nell’ambito della rassegna “Caffè Letterario”, si è svolto l’evento “Apologia di Federico II di Svevia: Dio in otto lati” organizzato dalla poetessa Rosanna Maria Santoro (foto 1 sotto, a dx; ndr), vice-caporedattore della nuova rivista di letteratura rosa “RomanceMagazine”, col patrocinio del Centro Culturale “Uriatinon” (creatura del compianto Filippo Fiorentino), ricordato dall’attuale presidente, Pietro Saggese (foto 2, a sx).

A colloquiare col numeroso pubblico presente sono stati il critico Gaetano Mongelli (formatosi alla scuola di Cesare Brandi, incaricato recentemente di una “expertise” su un presumibile “Van Gogh”), nonché docente di “Storia dell’arte moderna” all’Università di Bari, e l’artista figurativa Lidia Croce (foto 3, i relatori), intervenuta al vernissage del dipinto da lei dedicato a “Federico II architetto” (foto del titolo).

Il cimento intorno alla figura dell’imperatore “Stupor Mundi” ha avuto quale “focus” Federico II costruttore che si avvalse, fra le altre, dell’opera di un ‘protomagister’ locale, Bartolomeo da Foggia, commissionandogli alcune delle mirabili ‘fabbriche’ (ben 111 fra Castra e Castelli e 28 Domus) che tuttora rendono grande la Puglia medievale.

Lidia Croce (pittrice e scultrice originalissima per la modernità dell’opera) ha illustrato la sua creazione ispirata al prismatico ottagono di luce che, da contenitore, si metamorfizza in capsula temporale nella quale il Re si è incastonato, traendolo da se stesso. Una teoria grafica composta di linee semicurve, tracciate col “compasso a corda” usato dagli antichi progettisti. Il cuore è costituito da una bifora, e il corpo si erge come un portale su gruppi di giovanissimi Telamoni, saldando il Sé in una simbiosi con l’Architettura, senza soluzione di continuità. Orologio solare e quadrati magici sono le fonti d’ispirazione nobili, con ascendenze vitruviane.

La parola e l’immagine si sono alleate in un duetto ideale per onorare la figura del “Puer Apuliae”, il creatore dello Stato Moderno, autore dell’incruenta Crociata che lo incoronò “Rex Iudaeorum et Christianorum” in un ideale dialogo con l’Oriente e il mondo arabo - da cui mediò la conoscenza del palindromo trinitario 1,2,3,2,1 dei tre volti di Dio, le tre religioni monoteiste riunificate nella Moschea della Roccia in Gerusalemme.

Quasi un testamento lapideo in forma di labirinto numerario, Castel del Monte è un’opera architettonica immortale, costruita intorno al numero indicibile, non pronunciabile per gli arabi, indicato solo con la sua somma (6+9). Le pietre dell’opera muraria sono definibili con l’espressione “magis” che significa “di più”.

Nell’attuale gestione della Soprintendenza ai Beni archeologici e attività culturali di Bari, questo monumento è un Bene Pubblico, infine riscattato dalla condizione di “estremo degrado” in cui versava, tanto da indurre tempo fa la principessa Yasmin Aprile Von Hohenstaufen (che si proclama discendente diretta di Federico II di Svevia Hohenstaufen) a chiederne la restituzione con un telegramma spedito a due padroni sbagliati: il Comune di Andria e la Regione Puglia.

Infatti, il maniero federiciano e le sue pertinenze, patrimonio Unesco, sono di proprietà del demanio, essendo stati acquistati dallo Stato italiano nel 1876 (costo 25mila lire) dal Duca Carafa di Andria. Nei telegrammi la nobildonna rivendicava il castello quale “patrimonio dinastico reliquario monastico di valenza graalica della santa progenie sicena-sveva su cui non vige usucapione”.

A chiusura della serata Rosanna Maria Santoro ha letto una poesia dedicata al figlio. Fa parte di una raccolta il cui ricavato sarà devoluto all’ospedale “Gaslini” di Genova.

Maria Mattea Maggiano

 Il Mattino di Foggia

 

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