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30/10/2011

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POLITICO… QUANTO MI COSTI!

Clicca per Ingrandire La manovra economica approvata in tempi ultrarapidi dal Parlamento quest’estate ha da subito fatto scattare i rincari del bollo sul deposito titoli, la stretta sulle stock option, il ticket di dieci euro sulle ricette per le prestazioni di specialistica ambulatoriale e di 25 per i codici bianchi in pronto soccorso. Inoltre ha reintrodotto il superbollo per le auto di lusso sopra i 225 kw (a proposito: entro il 10 novembre deve essere versata l'addizionale erariale alla tassa automobilistica dei Suv; ndr), l'aumento dell'Irap per le concessionarie dello Stato. La manovra costerà cara causando un esborso di circa 1200 euro all'anno a famiglia entro la fine dell’anno.

Nel testo definitivo della manovra finanziaria non c'è traccia invece dei tagli ai privilegi della politica promessi a gran voce dall'esecutivo. Dalle indennità ai vitalizi, per la Casta cambia davvero poco. Invece, sottolinea l’analisi dell'Ufficio Studi di Confcommercio, sarebbe auspicabile una possibile azione di contenimento della spesa pubblica che potrebbe partire dai costi della rappresentanza politica, ovvero quelli che i cittadini complessivamente sostengono per eleggere e far funzionare l'insieme degli organismi legislativi nazionali e decentrati che nel nostro Paese ammontano a oltre nove miliardi di euro l'anno, corrispondenti a poco più di 350 euro per nucleo familiare, circa 150 euro a testa.

Applicando, ai circa 154mila rappresentanti politici dei vari organi collegiali nazionali e locali, l'ipotesi più volte ventilata e condivisa da più parti della riduzione di poco più di un terzo del numero dei parlamentari si avrebbe infatti un risparmio di spesa di oltre 3,3 miliardi l'anno. Cifra sufficiente ad attuare una riduzione permanente di circa otto decimi di punto della prima aliquota Irpef a beneficio di oltre trenta milioni di contribuenti o, in alternativa, a ottenere permanentemente una somma di 2.900 euro l'anno da destinare a tutte le famiglie in condizioni di povertà assoluta. In entrambi i casi, si tratterebbe della più grande ed efficace operazione di redistribuzione mai effettuata nel nostro Paese.

Da molti anni la spesa pubblica nel nostro Paese si mantiene stabilmente al di sopra del 50 percento del Pil. È un dato comune alle principali economie europee, anch’esse ispirate al modello che intende contemperare esigenze del mercato e coesione sociale, ma che presenta, nel caso dell'Italia, connotazioni anomale, prime fra tutte la scarsa efficienza dell'apparato pubblico e la modesta capacità delle politiche redistributive di attenuare-ridurre le disuguaglianze dal lato dei redditi. Ciò è possibile solo attraverso una graduale riqualificazione e progressiva riduzione della spesa pubblica.

Giovanni D’Agata*


*Componente Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di IdV e fondatore dello “Sportello dei Diritti”

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