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30/10/2011

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TERREMOTO 2002: UNA FERITA ANCORA APERTA

Clicca per Ingrandire E’ il 31 ottobre 2002, ore 11.33: un violento sisma crea il panico fra gli abitanti di Carlantino e Celenza Valfortore. La scossa, di magnitudo 5,9 della scala Ritcher (8°-9° grado della scala Mercalli), fa saltare i cittadini dalle sedie facendoli riversare in strada. Chi stava in campagna testimonia di aver visto il terreno spaccarsi in due e aver sentito dei forti boati. Il terremoto ha il suo epicentro in provincia di Campobasso e colpisce anche altri Comuni della Capitanata, ma la tragedia più dolorosa si verifica proprio in Molise, a San Giuliano di Puglia, dove il crollo di una scuola pubblica provoca la morte di ben ventisette bambini e una maestra. Anche il giorno seguente, il 1° novembre 2002, si registra un’altra forte scossa di poco inferiore per intensità alla prima.

Carlantino, come Celenza, per i danni subiti al patrimonio edilizio, rientra subito nella cosiddetta “Prima fascia”, quella dei paesi “gravemente colpiti” dall’evento tellurico. Il sindaco del Comune della diga di Occhito è costretto a firmare 110 ordinanze di sgombero, sfollando 28 nuclei familiari per un totale di circa 90 persone. Di queste, alcune trovano sistemazione nelle roulotte altre hanno preferito cercare ospitalità da parenti e amici. Le case rurali danneggiate dal sisma sono quasi tutte da abbattere. A distanza di poche ore dal tragico evento, a Carlantino è già operativa la Croce Rossa del Coe 3 (Centro operativo emergenze), giunta da Verona.

I volontari, per metà giunti da Lucca e per l’altra arrivati dalla provincia di Foggia, allestiscono un campo per gli sfollati distribuendo pasti caldi ai senzatetto. Mai in questi Comuni posti sul versante nord dei Monti Dauni l’inverno appena arrivato ha fatto tanta paura ai cittadini rimasti senza il tepore di una casa. Dopo la conta dei danni, inizia una lenta e sofferta ricostruzione che oggi, a distanza di nove anni, è ancora una lontana chimera. Per avere un’idea delle lungaggini burocratiche e della scarsità dei fondi fino a oggi arrivati, basti pensare che solo l’anno scorso è stata riaperta una strada, Via Matteotti, importantissima per il traffico veicolare.

La situazione finanziaria post-sisma è aggravata dall’assenza di fondi per la ricostruzione nella legge Finanziaria dello scorso anno e dalla bocciatura della richiesta che sia i Comuni pugliesi sia quelli molisani avevano fatto al Governo per chiedere cento milioni di euro l’anno per il trienno 2010-2012. Per questi motivi, pochi giorni fa, il sindaco di Carlantino, Dino D’Amelio, è tornato a chiedere l’intervento della Regione Puglia affinché sbloccasse i fondi in proprio possesso. A Carlantino sono state sistemate solo le abitazioni “Classe A” (prima abitazione con ordinanza di sgombero totale) mentre restano ancora senza interventi sei abitazioni di “Classe B” (prima abitazione con ordinanza di sgombero parziale) e diciotto di “Classe C” (prima abitazione senza ordinanza di sgombero).

Non solo, restano insoluti i problemi legati al bilancio comunale che, a causa dei mancati introiti delle tasse comunali, si è ulteriormente aggravato. I proprietari delle case soggette a ordinanza di sgombero, infatti, hanno beneficiato dell’esenzione parziale di Ici e Tarsu, e i Comuni non hanno diritto al relativo rimborso. Infine, c’è il problema del rimborso Iva sulle spese per i lavori di ricostruzione.


 Uff. Stampa Comune Carlantino

 

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