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27/09/2011

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NON PERDIAMO DI VISTA LA FORTEZZA DI FEDERICO

Clicca per Ingrandire Continuano gli scavi nell’area dei casoni (foto del titolo, sullo sfondo le mura; ndr) all’interno della Fortezza Svevo-Angioina. Il sondaggio nel primo casone ha raggiunto circa un metro e mezzo di profondità e l’originale piano di calpestìo non è ancora visibile. Intanto è iniziato il sondaggio nel secondo. Durante una delle ultime ricognizioni, è stato interessante osservare dall’alto la conformazione dell’estensione di macerie che ricopre l’intera superficie interna alla Fortezza. A un primo e frettoloso sguardo d’insieme, appollaiati sulla ‘ringhiera’ del breve tratto di camminamento percorribile della cinta muraria, ci si ritrova davanti a un paesaggio desolato, in stato di degrado e abbandono. Cocci di terracotta, mattoni, marmo, colonne, lastre decorate, qualche transenna magari anche arrugginita, frammentarie porzioni di costruzioni di svariate epoche… Uno spettacolo indecoroso!

Ogni tanto però lo sguardo è interrotto da qualche avvallamento in direzione delle ‘porte’ principali o dei cancelli che affiancano le torri di guardia (foto 1 sotto). A un’osservazione attenta si nota infatti che lo strato di terra sul quale si cammina in realtà è formato da un compatto agglomerato di materiale di risulta. Si può notare l’importante dislivello proprio in corrispondenza delle porte: per raggiungerle, il terreno forma delle profonde discese. Osservando meglio gli ‘alzati’ emersi dagli scavi realizzati nel corso degli ultimi decenni, è evidente che essi si trovano alcuni metri al di sopra di una linea immaginaria di congiungimento fra i piani di calpestìo di due porte.

E’ ipotizzabile che la struttura muraria dei fabbricati continui al di sotto del terreno di riporto. Sono infatti visibili scalinate che portano verso il basso e zone dove il terriccio è franato lasciando scoperte parti di muro integre. Se il materiale di risulta fosse asportato totalmente, si può immaginare che siano presenti strutture murarie ancora integre in ‘alzato’ di almeno qualche metro? Perché non si prova a ragionare in quest’ottica? Qualcuno, con adeguata competenza ed esperienza, ha mai pensato di promuovere e realizzare un tale tipo di indagine? Di chi è la mano che ha osato stendere il velo nero del disinteresse su questo importante sito archeologico nonché patrimonio storico-artistico di inestimabile valore?

Riguardo ai casoni: siamo sicuri che si voglia raggiungere il reale piano di calpestìo oppure lo scavo si fermerà a una profondità necessaria per poter impiantare le strutture che dovranno ospitare i mosaici di San Giusto? E queste strutture non avranno bisogno di poggiare su basi di cemento armato o calcestruzzo? Eliminando il materiale di risulta, anche le mura di cinta ne gioverebbero poiché non dovrebbero più sopportarne la spinta verso l’esterno che contribuisce al loro cedimento strutturale.

Non perdendo mai di vista le urgenze che attanagliano la collina, è necessario continuare a tenere alta l’attenzione sulla salvaguardia della nostra Fortezza!

Eleonora Zaccaria


NB. Cogliamo l’occasione per comunicare che sabato 1° ottobre, alle 19,
nel Circolo Unione di Lucera (Piazza Duomo) sarà presentato il libro “Il Palazzo Imperiale di Federico II a Lucera” dell'architetto Rosanna Di Battista.



 lucerabynight.it

 

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