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08/06/2008

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LE NOSTRE INCHIESTE (2): STRATEGIE PER AFFRONTARE IL PRECARIATO

Clicca per Ingrandire Al giorno d’oggi uno dei problemi sociali più rilevanti è rappresentato dal lavoro precario, che in Italia è motivo di viva apprensione per milioni di donne e di uomini (giovani e meno giovani), costretti a sbarcare il lunario con attività lavorative a tempo determinato e privi, in tal modo, della possibilità di progettare con tranquillità il proprio avvenire. Com’è noto, il precariato è al centro dell’attuale dibattito politico italiano, mentre i tantissimi lavoratori precari presenti nel nostro Paese sono più volte scesi in massa nelle piazze per rendere pubblicamente visibili le loro condizioni di insicurezza occupazionale e per sensibilizzare le istituzioni alla soluzione della loro difficile situazione, in sintonia con le opportunità offerte ai cittadini da ogni grande democrazia.

Tuttavia, considerando con maggiore attenzione tale questione, possiamo avanzare un’osservazione più che legittima: il superamento definitivo del nodo del precariato non può avvenire a senso unico, ossia non può passare unicamente attraverso un’immane sfilza di contratti di lavoro a tempo indeterminato nel settore privato e in quello pubblico, come qualcuno si ostina ancora a credere. Sotto tale profilo, la strada migliore da seguire è quella dell’impulso alla creazione di moltissime nuove libere imprese (individuali o cooperativo-societarie), nelle quali gli stessi attuali lavoratori precari possano svolgere un ruolo fondante e dirigenziale.

In tal senso, le istituzioni di governo centrali e locali (Regioni, Province e Comuni) devono attivarsi per porre le basi idonee atte a favorire la nascita di nuove piccole e medie aziende mediante la realizzazione di adeguati corsi di formazione per aspiranti imprenditori ovvero garantendo un efficace sostegno finanziario e strutturale (ad esempio ripristinando su larga scala il prestito d’onore o avviando i cosiddetti incubatori d’impresa già operativi nel Regno Unito) a beneficio di tutti quei precari che intendono avviare un’attività professionale in proprio (con l’opportuna valorizzazione delle proprie esperienze culturali e lavorative).

Non possiamo pensare di abbattere il precariato soltanto con un aumento indiscriminato del numero dei lavoratori dipendenti a tempo indeterminato nelle aziende private o - peggio ancora - dilatando a dismisura il comparto della funzione pubblica (che in Italia ha raggiunto proporzioni elefantiache, gravando sul debito pubblico nazionale in maniera a dir poco intollerabile). Sarebbe bene, pertanto, che le istituzioni di governo e i sindacati (confederali e autonomi) si adoperino per convincere larga parte dei lavoratori precari e non-occupati che la via più giusta da percorrere è quella che li può portare a diventare essi stessi imprenditori, dirigenti aziendali e azionisti di piccole e medie società (nei campi dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura e dei servizi), anche al fine di far progredire sul piano democratico il nostro sistema economico-imprenditoriale e l’intera società civile, dando concrete possibilità di avanzamento sociale alle fasce della popolazione maggiormente svantaggiate, le quali potrebbero così entrare a far parte a pieno titolo delle classi dirigenti italiane, senza dover rimanere per sempre relegate in posizioni subalterne e marginali nell’ambito della vita collettiva.

Il futuro dell’Italia è nella libera impresa e nell’imprenditorialità popolare (tradizionale o innovativa), e alternative economiche credibili a questa idea di fondo non ve ne sono. Lo sviluppo economico, infatti, è inscindibilmente connesso alla presenza di un grandissimo numero di libere aziende sul territorio, come ha dimostrato in maniera eloquente il cosiddetto miracolo italiano del Nord-Est. Sia i precari che manifestano in piazza sia le forze sindacali e la classe politica dovrebbero diventare più consapevoli di ciò e agire di conseguenza, operando fattivamente per imprimere un ulteriore slancio alla realizzazione di nuove libere imprese competitive nel mercato globale, le sole in grado di garantire un vero progresso da cui tutto il popolo italiano possa trarre beneficio.

Gianluigi Cofano

 Punto di Stella - GIUGNO 2008

 

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