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20/09/2011

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LO SFORZO DI UN CAMBIAMENTO

Clicca per Ingrandire Non è la fine del mondo. Quanto piuttosto lo sforzo di un cambiamento, che si fa “separazione” e prova a rivelarsi attraverso lo squarcio ritmico e inquieto di una Cantata corale, nel suo senso più largo: per soprano, tenore, baritono, voce bianca, pianoforti, percussioni, coro e orchestra. “Exit Mundi” è la creazione commissionata dalla Fondazione Lirico Sinfonica Petruzzelli al compositore Giovanni Tamborrino (foto del titolo; ndr), che si è avvalso delle liriche di Enzo Quarto liberamente ispirate al Vangelo e all’Apocalisse di Giovanni.

Un’altra tappa nel percorso familiarizzante col Novecento e col contemporaneo caparbiamente perseguito dalla Direzione Artistica della Fondazione barese lungo un itinerario teso a “raccontare il presente” sui sentieri della cultura, della musica e della spiritualità. Una produzione interamente e intimamente pugliese, che abbraccia le radici comuni di autori, committenti, coro, orchestra e cantanti.

Liberare forza e leggerezza dalle voci di un’odierna inquietudine alla quale spesso non si presta orecchio: questo l’auspicio degli autori che non a caso hanno scelto le testimonianze bibliche giovannee del Nuovo Testamento dove l’identità centrale e umana del Cristo diventa ‘Logos’ divino. ‘Extrema et sublime ratio’ a cui tendere, nel recupero della personale capacità di vivere l’emozione. La poesia del Vangelo di Giovanni e la tensione inquietante dell’Apocalisse (“Il Libro della Rivelazione”) per cercare di rendere immediato il messaggio, recuperando la popolare tradizione melodica italiana e intessendola in una trama moderna e scomposta, capace di presentare e rappresentare il “Tutto nel frammento”. Una cultura che si alimenta di pratiche e patrimoni antichi, che vede nel dettaglio il tramite per collegare il particolare all’universale, ovverosia il tramite per l’anelata emozione.

Giovanni Tamborrino è fermamente convinto che la sostenibilità del suo lavoro sia direttamente legata alla “godibilità” e “ascoltabilità” della sua musica. “Perché l’opera - afferma - deve recuperare in ciascuno la voglia di riflettere, attraverso la piacevolezza della musica”. Una sorta di catechesi melodica che insiste sull’emotività del sentire, sulla predisposizione all’elevazione e quindi al paìno alto della spiritualità. Perché la musica, come l’architettura, deve creare e diffondere emozione. La stessa da sempre emanata dalle grandi Cattedrali, che sembrerebbe invece essersi inaridita nelle linee architettoniche o nei pentagrammi senz’anima di un’appiattita e anonima contemporaneità.

Come ogni opera prima “Exit Mundi” andrà riascoltata ancora, per coglierne appieno sfumature, complessità e punti di forza. Il primo impatto ha evidenziato i limiti di un pubblico che ha un grande bisogno di prendere più confidenza con tutta la musica del Novecento. Un repertorio per troppi anni assente da un palcoscenico che per molto tempo è stato esso stesso impraticabile. Gli unici applausi a scena aperta, infatti, sono stati tributati alla 22.ma sezione: “Divenire”, e alla tenera voce di Ilaria Paolicelli, con tonalità e movenze un po’ fuori dal canone della classica “voce bianca”.

Grande prova del Coro della Fondazione Petruzzelli e del suo Maestro Franco Sebastiani, nonché della sempre più matura Orchestra della Fondazione, abilmente diretta in questa occasione dal M.tro Vito Clemente. Impeccabili le voci di Sarah Allegretta soprano, Danilo Formaggio tenore e Giuseppe Naviglio baritono. Piacevole, elegante e innovativa la performance del Symbola Percussion Ensemble e delle pianiste Elisabetta Fusillo e Claudia Minieri. L’impressione finale è che l’emozione ricercata possa essere ulteriormente esaltata da un adattamento della Cantata “Exit Mundi” per una messa in scena delle sue sezioni in forma di Balletto. Per cui è aperta la ricerca di un coreografo che sposi la leggerezza della spiritualità con la forza della poliritmia di un Giovanni Tamborrino: profeta della contemporaneità sostenibile.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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