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12/08/2011

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UN ANGELO AMATO DAL GARGANO

Clicca per Ingrandire Il convegno svoltosi a San Menaio il 10 agosto (organizzato dal Centro Studi “Martella” di Peschici e dal Comitato per la promozione del patrimonio immateriale, nell'ambito di "Feste e riti d'Italia", col patrocinio di Ministero Beni e Attività culturali e Comune di Vico) si è aperto con un atto di fede nelle comunità minori, ‘enclaves’ dove vengono custoditi i saperi e le tecniche tramandate di padre in figlio, ma anche i riti e le feste, vivi materiali in continua evoluzione che, mentre creano il riconoscimento di un’identità comune in opposizione alla ‘vita liquida’ dei non luoghi della modernità preda dell’accelerazione e nemica della riflessione, conservano umano il mondo preservando le differenze.

L’antropologa Barbara Tancredi (foto 1 sotto) ha messo in evidenza come il ‘pellegrinaggio’ abbia rappresentato uno di questi momenti identitari forti, momento riconosciuto dalle comunità che tolleravano l’abbandono del modo di vivere usuale e produttivo a favore di un cambiamento di stato che avrebbe provocato un’accelerazione di energie. La partenza per il Santuario - sul Gargano quello dell’Arcangelo Michele in Monte Sant’Angelo, luogo di culto risalente al periodo storico dominato dai Longobardi e recentemente inserito nella lista Unesco quale Patrimonio dell’Umanità - si svolgeva lungo tragitti contrassegnati da tappe intermedie che erano altrettanti momenti di festa e incontro fra gruppi di pellegrini di varia provenienza: occasioni per scambiarsi tecniche ma anche per combinare matrimoni.

Il volume presentato - "Feste e riti d'Italia" realizzato dall'Istituto Centrale per la Demoetnoantropologia del Ministero Beni e Attività culturali - si è avvalso di duecento collaborazioni ed è ricco di trenta schede riguardanti località disseminate in cinque regioni: Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria. Il convegno è stato organizzato dalla meritoria opera organizzativa di un’operatrice culturale d’eccezione, la professoressa Teresa Maria Rauzino, presidente del “Centro Studi Martella”. La sala del convegno è stata resa magica dalla presenza di una tela intitolata “Invocazione all’Arcangelo Michele”, studio per un progetto di scultura bronzea, illustrato dalla viva voce dell’artista Lidia Croce (foto 2) che ha messo in rilievo l’europeismo della figura di questo spirito angelico, apparso la prima volta ‘motu proprio’, ma successivamente solo e sempre su invocazione.

La tela rappresenta l’invocazione che può consentire il ritorno micaelico nel fenomeno luminoso che si esplica come in un lampo, decritto da chi è stato testimone di apparizioni angeliche. Ad attenderlo, irte come guglie di moderne cattedrali dello spirito umano, le equazioni di Einstein che tracciano l’immaginario cammino ottico della luce. Una proiezione grafica ortogonale mostra il ribaltamento sopraggiunto nella figurazione angelica originaria allorché Lucifero, l’angelo più bello del cielo, si ribellò e cadde sotto il piano dimensionale che gli era connaturato. L’artista è giunta a questa grande tela dopo aver stilato un centinaio di bozzetti grafici e studi preparatori: collezione che si è potuto ammirare in occasione di Aurea (Terza edizione della Borsa del Turismo religioso e delle Aree protette a S. Giovanni Rotondo).

Sul Gargano, l’Arcangelo ha generato una grande fede e devozione, ma anche superstizioni. Come ha giustamente fatto notare uno dei relatori, Giuseppe Torre (foto 3), coordinatore nazionale ICHNet ("Salvaguardia del patrimonio immateriale e sviluppo turistico, economico e sociale"), l’eventualità da evitare è che questi luoghi vengano fruiti dai moderni visitatori come parchi a tema religioso, fatto che snaturerebbe la profondità antropologica delle identità locali.

Maria Mattea Maggiano


RECENSIONE di Rosanna Maria Santoro pubblicata su www.laici.it relativa al saggio di Teresa Maria Rauzino "San Michele Arcangelo" presente in "Feste e Riti d'Italia Sud 1" a cura di Stefania Massari (De Luca Editori d'arte, collana "Beni immateriali dell'umanità", libro in brossura, illustrato, prezzo deastore.com € 60,00) =

“Le angeologie che si trovano in giro sono parecchie, come anche i testi sul principe delle celesti milizie, San Michele Arcangelo. Un oceano di dati, storie e testimonianze che non è facile legare sapientemente in una sintesi comprensibile a molti e fruibile da tanti. Teresa Maria Rauzino c’è riuscita, e mirabilmente. L’ottima ricercatrice che si è rivelata non solo in questo lavoro, ma anche in altri scritti, ha qui legato un vastissimo materiale in un saggio breve pubblicato in "Feste e Riti d'Italia Sud 1", curato dal Ministero Beni culturali, collana sui beni immateriali dell'Umanità diretta da Stefania Massari. Una stesura che assicura al lettore gli strumenti per accedere ad altri e più approfonditi studi in materia.

“Il suo linguaggio fluisce con molta semplicità, come anche la storia di ciò che è stata ed è la devozione al Santo di Monte Sant’Angelo. Sembra un atto d’amore la maniera attraverso cui la Rauzino ripercorre l’itinerario dei pellegrini verso una terra che la storica conosce benissimo, non solamente perché è là che si concentrano, per la maggiore, le sue ricerche. Nata a Peschici, insegnante di lettere in una scuola superiore, ha condotto anni di osservazioni storiche in questo territorio e lotte stremanti per la sua difesa. L’apertura delicata e poetica dell’opera, con “le cime fronzute” del Gargano, espone un “cammino verso la salvezza”, che parte da quella via sacra Langobardorum, via dei più importanti luoghi di culto della cristianità medievale, e si lega accortamente alla descrizione della “Iconografia del Principe delle Milizie”: da quella tradizionale a quella più innovativa e attuale di Lidia Croce.

“Interessante la riflessione sulle origini del culto micaelico con una testimonianza di padre Ladislao Suchy, rettore del Santuario che afferma che la Santa Grotta è l’unico posto non consacrato da mano umana. Viene riportata nel testo, segno di questi tempi, la preghiera ricorrente nei borghi e nelle chiese per la pestilenza e il terremoto del 1600: “A peste, fame et bello, libera nos Domine”. Una ricostruzione meritevole d’attenzione le forme di pellegrinaggio, mai interrotte attraverso i secoli, che vedevano il Monte Gargano quale tappa obbligata per un atto di purificazione. Un viaggio di cui vengono esposti e spiegati i motivi per cui si affrontava e la necessità di avere un animo predisposto a farlo che presupponeva una sincera confessione. Se così non fosse, sarebbe stato vano e inutile compierlo. Perciò, per chi lo praticava diveniva “devozionale, penitenziale, terapeutico, votivo, giudiziale e giudiziario, vicario o sostitutivo”.

“Dalla lettura del testo scopriamo che oltre a uomini e santi, come San Francesco, il Santuario fu frequentato anche da donne: la prima è stata Artellaide, nipote di Narsete che sottolinea come i Longobardi fossero legati a questo luogo benedetto da Dio. A lei si aggiungono nomi come Santa Brigida, Santa Bona e Santa Cristiana. La Rauzino non si esime dal considerare la diffusione del culto in Italia e in Europa, anche se lo studio è rivolto principalmente verso l’apparizione dell’angelo nella grotta del Gargano ripercorrendo la sua storia dall’8° secolo fino a tempi più recenti. Si sofferma sulle “Compagnie” dei Sammichelari che approfondiscono il tema del pellegrinaggio divenuto alla fine dell’800 un fenomeno di massa.

“Nella ricostruzione del percorso alla grotta attraverso i secoli vengono menzionati atti e riti purificatori che venivano eseguiti, ad esempio “il trascinarsi” all’altare con la lingua per terra. Proprio in questa sezione la storica dà una spiegazione alle impronte visibili sulla scalinata esterna e sui muri interni della chiesa: impronte che ricordano quella impressa dal santo sull’altare che venivano lasciate tracciando i contorni della mano aperta o del piede da parte del pellegrino. Uno spazio è dedicato anche alla festa dell’8 maggio. Si descrive come veniva vissuto e sentito dalla gente questo giorno, organizzato con cibi (torcinelli, ciambelle di cacio, ricottine) e la vendita di statuette del santo eseguite con pietra rigorosamente garganica. E le fanoie, accese per le strade in onore Guerriero Celeste.

“Conclude il saggio una riflessione sul pellegrinaggio attuale del Gargano, fermando la sua evoluzione nel presente con la celebrazione del 29 settembre che vede finalmente riutilizzato il sentiero dei ‘Sammekalère’: un incantevole ed eccitante percorso amato soprattutto dagli appassionati di trekking. Il lavoro della studiosa considera la tematica del pellegrinaggio in tutti i suoi aspetti e nella sua storia, ma l’interesse alla fine della stesura si posa sulla Basilica. L’autrice descrive la meravigliosa struttura calata in un’atmosfera surreale che ottiene una nota suggestiva grazie alla statua del San Michele, scolpita in marmo bianco dal Sansovino (Andrea Contucci). La Rauzino dimostra di possederne ampia conoscenza sia delle fonti storiche sia del contesto e dei toponimi della zona.

“Un saggio sapientemente collocato nel versante storico-culturale di una terra intelligentemente raccontata attraverso un’attenta cronologia documentata, che sottolinea come il tempo non abbia affievolito la memoria. Basta solo saperla ricostruire.


“INVOCAZIONE ALL’ARCANGELO MICHELE”, studio per un progetto di scultura bronzea di Lidia Croce =

A - Costanzo Costantini (Il Messaggero): “Lidia Croce, pur se sa anche lei che gli angeli sono suscettibili e ìntimi alla ribellione e alla lotta, come si desume dai tìtoli di due di questi disegni, quali Angelo ribelle e Tauromachia angelica, non tradisce il suo Angelo Custode, ossia l'Arcangelo Michele, ‘il capo delle milizie celesti’. Oltre il disegno, la pittura e la scultura, Lidia Croce coltiva la musica, forse memore che Leonardo la definiva ‘sorella minore’ della pittura, e sull'esempio degli antichi maestri attribuisce una grande importanza nel suo lavoro alla geometrìa, alla matematica, e allo spazio.

Ma non è una passatista, né un'anacronista. Si rifà alla teoria della relatività di Einstein e alle conquiste della scienza moderna. Superfluo ricordare che le teorie dì Einstein hanno avuto una enorme influenza sui fisici del secolo ventesimo e che allo spazio einsteniano si rifanno molti scultori contemporanei, come Sebastian Matta e la stessa Lìdia Croce.”


B - Gabriele Simongini (Il Tempo): “Una delle sfide che appassionano di più l'artista in questi disegni è la ricerca, la visione, la visualizzazione di un possìbile volto dell'Angelo. E viene voglia di offrire a Lìdia Croce un'inquietante suggestione, con queste magnifìche parole di Jorge Luis Borges sull'effigie di Gesù: "Forse il volto sì è cancellato perché Dìo sia rutti noi. Chissà se questa notte lo vedremo nei labirinti del sogno, senza saperlo domattina". Una scultura nata da un sogno per far nascere nuovi sogni in chi la guarda. Ecco quello che aspettiamo.”

C – Ladislao Suchy, rettore Basilica Santuario San Michele Arcangelo di Monte Sant'Angelo: “Tentare di dare agli angeli, esseri esclusivamente spirituali e incorporei, un’immagine accessibile ai sensi è un miracolo che solo un'arte davvero sublime, ispirata, corroborata dal possesso di mezzi tecnici non indifferenti, può operare. Sarebbe impossibile, senza queste doti che la nostra artista dimostra di possedere pienamente, ogni altra loro traduzione nel tempo e nello spazio. Strada da lei intrapresa per rendere reale e percettibile l'irreale.”


L’OTTICA DELL’AUTRICE =
“Una particella è stata smaterializzata, spedita in un lungo viaggio e quindi rimaterializzata al suo arrivo. Questa l'eccezionale operazione scientifica portata a termine dagli scienziati: il passo più avanzato della scienza attuale terrestre. Si dice che tutto ciò che noi non riusciamo a capire ci sembra un miracolo; tutto ciò che la scienza non è ancora in grado di spiegare e dimostrare è miracoloso... Ma a poco a poco l'uomo scopre i segreti dell'universo, da quello infinitamente grande a quello infinitamente pìccolo e qui mi riferisco alla genetica.

Ebbene, molti su questa terra hanno visto angeli e santi, e madonne. Perché dubitare? Negli stadi superiori della creazione ove vivono le schiere angeliche, l'albero della conoscenza non solo non è proibito ma è addirittura realizzato con la "solita" divina naturalezza. La materializzazione e la smaterializzazione degli angeli, per chi li ha visti, è un fenomeno luminoso che si esplica in un lampo. La descrizione di quei fortunati è concorde. Io, come pittore, sono solo un testimone indiretto, purtroppo. Volendo proporre una scultura all'Arcangelo, non posso fare altro che immaginarlo planare su questa terra sorvolando l'equazione di Einstein x4=Ict (l'immaginario cammino ottico della luce).

La creatura celeste arrivando sulla terra ora vedrebbe, spinose come rovi, le equazioni che si innalzano verso il cielo, poche le preghiere in questo mondo tecnologico. Come pittore ho il dovere professionale di essere onesto, non derubando gli artisti che mi hanno preceduto nel ritrarre l'Arcangelo. Ho il dovere, se dipingo, di dire qualcosa dì nuovo o è meglio tacere assolutamente. Perciò ritraggo la scissione angelo-demone, il ribaltamento grafico (una proiezione ortogonale) che corrisponde perfettamente al ribaltamento spirituale della natura angelica di colui che ambiva a essere come Dio. Che Michele venga dagli spazi dell'universo è consono alla sua natura di "aiutatore invisibile" che viaggia fulmineo per essere laddove è invocato.

Ciononostante è consolatorio credere a ciò che dissero i due vescovi: egli è qui nella grotta, e qui risiederà stabilmente. Non ho dissacrato l'estetica della figura, perché così armoniosa e dolce appare quando appare. Solo in alcuni tratti il perimetro della sua immagine non c'è per suggerire a chi guarda quanto sia "sconfinato" l'essere angelico. Cioè senza confini geometrici che lo separerebbero dallo spazio dì cui egli è invece libera e fluida parte. Ho cercato di includere i due attributi che lo contraddistinguono: spada e bilancia, oltre al già citato angelo ribelle. La sua Missione è infatti fare giustizia e liberare dal male il mondo (Lidia Croce, Siena, luglio 2011 - www.lidiacroce.com)


 Redazione

 

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