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09/08/2011

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CARPINO FOLK FESTIVAL H2O: FINALE COL BOTTO

Clicca per Ingrandire Nel segno dell’acqua (H2O) che... è fiume e mare, dolce e salata, nemica e amica, confine e infinito, principio e fine, stasera, martedì 9 agosto 2011, dalle 21,30 in Piazza del Popolo a Carpino, Antonio Piccininno e i Cantori con “Stile, storia e musica alla Carpinese” chiuderanno la rassegna apertasi il 4 scorso. Semplicemente straordinari, gli unici grandi maestri della tarantella, grazie alla loro memoria non si sono perse nel tempo quelle tradizioni che hanno reso Carpino il punto di riferimento della musica Folk italiana. Le fortunate collaborazioni con Eugenio Bennato, Teresa de Sio, Giovanni Lindo Ferretti e altri hanno portato loro, e soprattutto la loro musica, alla ribalta, riscoprendone e valorizzandone le portentose caratteristiche.

Sicuramente decani della musica italiana, i "Buena vista social club" Garganici sono stati capaci, ultraottantenni, di portare le loro note, la loro arte, la loro inventiva, fatta di ritmi trascinanti e melodie struggenti, in giro per la nostra penisola, di concerto in concerto. Mille anni di musica che risuonano sulle corde della chitarra battente. Chi ha la fortuna di ascoltare i “Cantori di Carpino” entra in un circuito magico, primordiale. Si sente proiettato in un mondo scomparso, ma che sente rivivere dentro di sé, in una sorta di metempsicosi che li fa ritornare quelli che forse un tempo, in un’altra vita, sono stati.

Scomparsi Andrea Sacco e Antonio Maccarone, è oggi Antonio Piccininno il riconosciuto guardiano della tradizione. Non solo perché l’ha custodita e trasmessa cantando, ma anche perché si è accollato un compito difficile e di straordinario valore: mettere per iscritto questa sapienza orale. Prima che fosse troppo tardi. Piccininno indubbiamente incarna la figura tipica del cantore tradizionale. Nato il 1916, dopo appena un anno rimane orfano di entrambi i genitori. Inizia a lavorare come pastore e in seguito come contadino bracciante, per poi spostarsi in paese per prendere moglie. Attualmente è bisnonno. Come i "mistici pastori" descritti dal Tancredi in "Folklore Garganico", ispira un innato senso di rispetto verso la saggezza antica del suo popolo, come gli antichi aedi dell’Iliade e dell’Odissea". Allo spettacolo collaborano sette giovani musicisti carpinesi che tuttora accompagnano il loro “nonno” in giro per il mondo.

Nel fantastico “finale” Antonio Piccininno non sarà solo. Gli faranno compagnia Zibba e Almalibre in "Una cura per il Freddo". Zibba, una delle più interessanti realtà del nuovo cantautorato italiano, in bilico fra il roots rock e la poetica dei grandi cantautori, classe 1978, inizia da giovanissimo a suonare il pianoforte e cantare in diverse band liguri fino a fondare il 1998, insieme al batterista Andrea Balestrieri, la band Zibba e Almalibre. Con la prima formazione pubblica il disco "L'ultimo Giorno" del 2003. La band si arricchisce di un nuovo componente al violino, Fabio Biale, e il 2006 pubblica il disco "Senza Smettere di Far Rumore".

Dopo il suo successo, che porta la band in giro per l'Italia e nel cuore di molte persone, esce nell’aprile 2010 il disco “Una cura per il freddo” (Volume!/Universal/Cramps), un groviglio di poesia anima e sudore ricco di contaminazioni, fusioni di stile e collaborazioni. Un lavoro importante, quindici canzoni, quindici storie, vissute e raccontate come solo chi vive per la musica riesce a fare e arricchite dalla bravura dei musicisti, dalla ricerca dei suoni e delle atmosfere capaci di catapultare la nostra mente dove spesso solo i sogni riescono ad arrivare. Al disco prendono parte ospiti eccezionali: Rigo Righetti (storico bassista di Ligabue col quale la band effettua un tour il 2009), Francesco Forni, Pippo Matino, Paolo Bonfanti, Bill Abel e molti altri.

Mixato da Sandro Franchin e masterizzato negli studi Nautilus da Antonio Baglio, "Una cura per il freddo" è pronto per il grande pubblico e le soddisfazioni non tardano ad arrivare. La band viene infatti invitata al prestigioso Premio Tenco 2010. Negli anni, Zibba e Almalibre calcano palchi importanti, da quello del Primo Maggio di Roma fino ai live, come supporter di artisti quali Goran Bregovic, Hot Tuna, Robben Ford, Vinicio Capossela, Jack Bruce, Tonino Carotone, Africa Unite, Bandabardò, Modena City Ramblers e Davide Van De Sfroos superando i mille live in dieci anni e arrivano alle radio di tutta la penisola grazie ai singoli - un solo esempio: "Margherita" cantata in coppia con Tonino Carotone il 2009 - che diventano colonna sonora delle giornate di molti.

A rafforzare l’idea degli addetti ai lavori, ovvero il pensiero che Zibba è pronto per il grande pubblico, arrivano altre grandi soddisfazioni: nascono in Italia due cover band che rifanno le canzoni del cantautore e numerosi fans club sparsi in tutto il paese. Scelti come band del dopofestival di Sanremo 2010, Zibba e Almalibre da anni si fanno notare anche sul piccolo schermo. Alcune canzoni vengono scelte per i servizi del programma “Mi manda Rai3”, e partecipano a trasmissioni come Top Of The Pops, CdLive e Talent1.

Nel novembre 2010 la band prende parte, con un brano scritto appositamente per l'evento, al doppio disco "La leva cantautorale degli anni zero" progetto di Club Tenco e Mei che raduna alcuni fra i migliori cantautori italiani. Nelle festività natalizie del 2010 la band firma la sigletta natalizia di molte radio con un breve singolo arricchito dalla voce di Maurizio Lastrico, comico di Zelig. Nel febbraio 2011 Zibba e Almalibre sono ospiti di Serena Dandini come band del programma “Parla con me” su Rai3. Sempre nel febbraio Zibba e Almalibre registrano una nuova versione di "una parola, illumina" con la partecipazione di Bunna, leader degli Africa Unite, per il quale viene girato un video curato da Stefano Poletti.

Contemporaneamente all'attività con gli Almalibre il cantautore inizia a collaborare con altri artisti e partecipa ad altri progetti, come il trio Double Trouble Feat Bunna, un tributo a Bob Marley che vede al suo fianco il cantante Raphael e Bunna. Nel febbraio 2011 debutta il primo spettacolo teatrale con le musiche di Zibba, "comedian blues" interpretato dal gruppo comico dei Turbolenti (Colorado) e scritto da Lazzaro Calcagno e Matteo Monforte. La vera forza di questo cantautore e della sua band sta nel Live: Un viaggio intimo, in un mondo fatto di parole calde. Vita di tutti i giorni, sesso, amicizia. Vene pulp e bukowskiane accostate a messaggi diritti alla pancia e all'anima. Finestre sull’umanità e sulle sue infinite sfaccettature. Rock di strada. Odore di osteria. Una calda coperta sdraiata sull'ascoltatore. Un romantico bastardo gentiluomo con una grande voglia di arrivare al cuore della gente.

E non finisce qui, al CFF: ci sono anche i “Mau Mau” con "Mare Nostrum", una interpretazione trasversale e felliniana della grande vasca da bagno in cui sta sguazzando l’Italietta dell’arrabatto e delle feste esclusive. Nel 2011 l’Italia celebra i suoi primi 150 anni e i Mau Mau ne compiono 20. Negli anni ’50 in Kenya, il movimento Mau-Mau contribuì alla sconfitta degli inglesi che occupavano il Paese. In seguito a quei fatti a Torino chiamarono mau-mau i meridionali o qualsiasi scuro di pelle che arrivava in cerca di lavoro. Nel ’91 iniziano loro, con tamburo, fisarmonica e chitarra.

“Abbiamo cantato - dicono - il sud al nord e il nord al sud, abbiamo suonato con musicisti di ogni latitudine. Abbiamo battuto strade polverose e viali alberati. Abbiamo dormito per terra e nei grandi alberghi. Abbiamo pensato che questo paese, l’Italia, non si merita gli italiani, ma poi ci siamo accorti che quegli italiani siamo tutti noi. Così ci siamo ubriacati di vino e di sole. Ci hanno copiato le idee e ne abbiamo copiate anche noi, digerendo la lezione, imparando dalla strada e dalle persone. Crediamo nella poesia, anche se non fa share e piuttosto che stare a guardare i talent show preferiamo andare di là, a fare all’amore. Ci piacciono la bagna cauda e il kebab, il barbaresco e il the alla menta. Camminiamo con le infradito e gli scarponi, non sogniamo più la rivoluzione ma lottiamo per un’evoluzione.

“Amiamo l’Italia - continuano - perché è bastarda e nei secoli si è sparsa per il mondo. Infatti gli italiani, da sempre miscuglio di popoli, si sono mescolati ancora di più. Per questo crediamo nella purezza dell’anima e non nella purezza della razza. Stiamo lavorando per tradurre le nostre idee in musica, come sempre. Perché la musica è un pensiero che fa rumore”.

 Ufficio Stampa Associazione Culturale Carpino Folk Festival

 

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