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04/06/2008

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A COLLOQUIO CON L’IPERPRESIDENTE DI EIAC

Clicca per Ingrandire Abbiamo intervistato per la nostra testata “Star’s Point” l’iperpresidente dell’Ente Intergalattico Astronavi Civili (EIAC), il feldmaresciallo cosmico Vitruvius Riggiasky sulla questione della stazione aeronavale “Ginkj Liska” della città-satellite Nuova Foggja sita in Adventure Apuliae, questione che si sta protraendo da duecento anni e ancora non si riesce a risolvere.

GIORNALISTA - Extracomandante, è mai possibile che in due secoli non si sia riusciti a mettere la parola fine a una vicenda che SuperEnti, megapolitici e affiliati hanno seguito con tutte le loro energie… A proposito: come si spiega tutto questo interessamento per l’ultimo cosmovettore che avete bloccato?

EIAC - La sua osservazione e il successivo interrogativo li riassumo in un’unica risposta, se permette. Primo: noi dell’EIAC ci teniamo a che le cose siano in regola. Tenga presente che il nostro motto è “La pelle degli utenti innanzitutto, quindi la loro serenità”! Secondo: lei depositerebbe il suo Eurospace, i suoi soldi insomma, in una istituzione bancaria di cui conosce l’assenza di liquidità? E non aggiungo altro.

G. - Okay, ma non ha spiegato come mai, dopo aver interdetto alla CancroAir gli intervoli, un manipolo di enti e relativi rappresentanti legali si stiano tanto da fare nel difendere questo cosmovettore.

E. - Questo non è un problema che riguarda me e l’Ente che dirigo. Tant’è che a ciascuno di loro, se ne sarà accorto mi auguro, la mia risposta è stata univoca: “Fin quando la CancroAir non dimostrerà, con i fatti e non a chiacchiere, con documenti alla mano e ricevute bancarie, di aver ricapitalizzato la società, noi non ci spostiamo dalla nostra risoluzione.”

G. - Passiamo ad altro, mi consenta. Secondo lei, la storia infinita dell’aeroscalo di Nuova Foggja vedrà un termine? E poi: per quale motivo una stazione astronavale di una portata logistica quanto meno interessante (non dimentichiamo che da lì partono, pardon: partirebbero tutte le navette aerospaziali in direzione della costa, che pullula di centri benessere per l’infanzia, l’adolescenza, la gioventù, la maturità, la terza età, la quarta età, la quinta e sesta età) deve essere così bistrattata?

E. - Alla prima domanda rispondo così: fino a quando insisterete a comportarvi come se noi dell’Ente Intergalattico Astronavi Civili avessimo l’anello al naso - uso un’espressione atavica per farmi capire - e, d’altro canto, insisterete a dare garanzie a chi ha alle spalle un background già da noi stigmatizzato, la storia del “Ginkj Liska” resterà sempre infinita. Per la seconda le chiedo: lei ricorda da quanti ecolustri si parla di un’aerostazione nelle vicinanze dei centri che citava poco fa?

G. - Certo! Dev’essere però lei a dirmi perché non è mai stata costruita.

E. - E lo chiede a me? Ma non li conosce i suoi simili, malati di egoismo e chiusi al progresso civile?

G. - Potrei anche conoscerli, ma non mi spiego il motivo per cui in due secoli non possa essere mutato alcunché.

E. – Per riuscire a tranquillizzarla dovrei tenerle un corso di antropofilosofia applicata. Ma penso proprio che non ne abbia bisogno.

G. – Allora, per concludere, fra duecento anni staremmo ancora qui a ripeterci le stesse cose?

E. – Anche quattrocento, per come la vedo io. Guardi, le tecnologie possono cambiare, gli stili di vita possono cambiare in seguito alle tecnologie mutate, i ritmi temporali possono diversificarsi in base agli stili di vita trasfigurati dalle tecnologie progredite… ma il Terrestre difficilmente cambierà il personale dienneà.

G. – Non le sembra di essere un po’ troppo catastrofico?

E. – Assolutamente no! E’ l’evoluzione involutiva dell’umano che abita la Terra a suggerirmi queste considerazioni. Controlli se i Venusiani o i Marziani o gli stessi Nettuniani, per non parlare dei Lunatici che solo a sentirli chiamare così ti sorgono tutti i dubbi di questa e altre Galassie, indulgono in certi comportamenti. Altri popoli, altre civiltà, altre culture, altre razze.

G. – Dalle quali non siamo riusciti a imparare nulla!

E. – Eggià… purtroppo!

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