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04/05/2011

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LA PSICOLOGIA AL SERVIZIO DELLO SPORT

Clicca per Ingrandire Pacemaker e lepri in atletica leggera. In effetti i due termini hanno lo stesso significato: “Lepre (atletica), in lingua inglese pacemaker, ovvero l'atleta che in una gara di corsa prolungata è deputato a mantenere elevata l'andatura affinché il tempo realizzato dal vincitore sia di livello”. Ma c'è da dire che in pratica si distinguono i pacemaker che accompagnano i maratoneti fino al traguardo e le “lepri” che scandiscono il ritmo ai top runners per alcuni chilometri della gara. Sembra esserci differenza tra pacemaker e lepre: il pacemaker ti accompagna per tutta la gara, la lepre ti accompagna fino a un certo punto. Del pacemaker generalmente si avvale l’amatore che vuole essere tranquillo mentalmente e lavorare solo col fisico, quindi si affida al ritmo dell’accompagnatore e l’unico impegno che ha è adeguare il proprio sforzo fisico a quello dell’accompagnatore. Ma il pacemaker, generalmente, non svolge solamente un lavoro fisico fatto bene perché corre a un ritmo a lui non proibitivo, ma anche un lavoro di aiuto mentale per l’accompagnato qualora non riesca a tenere il ritmo di corsa che si è prefissato.

In questo caso l’accompagnatore deve possedere la capacità di sostenere l’atleta, incoraggiarlo, tirare fuori le sue risorse e questo non è facile perché ognuno è una persona diversa dall’altra con una propria personalità, proprie caratteristiche, può essere una persona che ha bisogno di essere stimolata, incoraggiata altrimenti non rende, o al contrario può essere una persona che non c’è parola che lo possa aiutare se crede, se ne è convinto, di non farcela. Si pianta e basta e se insisti gli diventi un nemico. La lepre aiuta l’atleta assoluto fino a una certa distanza. Siccome stare davanti ha degli svantaggi, lo fa per te la lepre, così il top runner corre coperto, dal punto di vista delle condizioni climatiche, corre più libero mentalmente perché non deve stare attento al percorso, non deve fare un lavoro mentale per avere un passo costante prefissato.

In genere la lepre non corre a un’andatura più bassa rispetto alle sue potenzialità, corre al suo limite. E così succede a volte che la lepre si rende conto di non conoscere il suo limite - superiore a quanto si sarebbe aspettato - e fa le scarpe alla persona che lo insegue, nel senso che gli fa lo scherzetto arrivando prima al traguardo. Ciò non succede col pacemaker, per il quale l’obiettivo è accompagnare la persona al traguardo, non per vincere, ma per finire la gara o fare una prestazione personale migliore, che per lui sarà un record mentre per il pacemaker sarà stato un allenamento col valore aggiunto di aver reso felice una persona.

Per le donne possiamo dire che, sia per le master sia per le assolute, ci sono i pacemaker, generalmente uomini quando le gare sono miste. In questo caso le donne sono accolte da stormi di gabbiani che le accudiscono, le imbeccano ai ristori e le accompagnano durante la migrazione dalla partenza al traguardo. Circa l’eticità non penso si possa avere da ridire a proposito, in quanto si tratta di gare in gruppo dove entrano in gioco tattiche e strategie, altrimenti si dovrebbe decidere che ognuno gareggi da solo e organizzare gare a cronomentro, ad esempio. Intorno ai pacemaker esistono gran movimento e gran business. Sono infatti sempre più preparati e formati da un punto di vista psicologico perché si è capito che non basta avere solo una buona gamba ma anche caratteristiche, predisposizioni, a stare con l’altro, a saper comunicare con l’altro, non solo con parole, incoraggiamento, imprecazioni, ma anche con un linguaggio non verbale, con qualche segnale che permetta un’intesa con l’altro.

Succede allora che alla fine della competizione si rileva un valore aggiunto, un incontro non solo con la fatica, con le proprie forze, ma con la fatica dell’altro, la sofferenza dell’altro, la condivisione della gioia di arrivare nel tempo stabilito. Ci può essere anche un contatto fisico, una pacca sulla spalla, un arrivare mano nella mano, un abbracciarsi all’arrivo, un farsi le foto insieme, scambiarsi e-mail e numeri di telefono. Tutto questo non avviene per le lepri maschili, c’è più rispetto di sudditanza fra il re della strada che vince e fa i primati, e la lepre che può stargli davanti fino a un certo punto ed è una concessione che ti ha fatto.

Altro servizio messo a disposizione nelle grandi manifestazioni è il servizio “scopa”… e già il termine dice tutto. Non è bello che un’atleta che si trovi in crisi a un certo chilometraggio della gara venga spazzato via come immondizia. Opportuno sarebbe istituire un servizio di presa in carico, di accoglienza, a un chilometraggio critico, per esempio al 30° o al 35°, perché in maratona capita che, arrivati a questi chilometri, ci si accorga di avere crampi, di aver esaurito energie. Qui si può decidere di fermarsi o di continuare. Allora una persona potrebbe saper accoglierti, sostenerti e accompagnarti per qualche km o fino al traguardo. In questo caso pur avendo voluto fare tutto da te sin dall’inizio, convinto delle tue possibilità, puoi rimediare avvalendoti di una figura preposta.

Matteo Simone


AVVISO - Giuseppe Carella, iscritto al "Corso di IV Livello Europeo di formazione per allenatori delle Federazioni Sportive Nazionali" organizzato dalla Scuola dello Sport del Coni, sta realizzando un progetto di ricerca su “Valutazione degli eventuali vantaggi derivanti dall’utilizzo di pacemaker (cd lepri) nelle gare di endurance di atletica leggera” e pertanto ha predisposto un breve questionario rivolto a gente disponibile che sarà visionabile nei prossimi giorni anche sul sito www.carbons.it/.


 Redazione (foto: piuchepuoi.it)

 

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