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26/04/2011

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PETROLIO, OLTRE AL MARE DIFENDIAMO LA TERRA

Clicca per Ingrandire Che la Capitanata fosse terra appetibile per i “signori delle energie rinnovabili” non vi erano molti dubbi. Abbiamo sole e vento in abbondanza per pannelli e torri eoliche, e scarti agricoli per le cosiddette “centrali a biomasse”, materie prime che fanno gola alle aziende per ottenere i generosi incentivi messi a disposizione dallo Stato (vedi le pale eoliche ferme nei pressi di Ordona o sull’autostrada). Ma che la nostra terra, l’Antica Daunia, fosse anche un piccolo Texas grazie alla presenza sotterranea di idrocarburi solidi e liquidi, era a conoscenza di pochi esperti del settore. Ebbene, spulciando le fonti ufficiali - Bollettino Ufficiale degli Idrocarburi e della Geotermia, e (cosa ancora più sorprendente) il Bollettino Ufficiale della Regione Puglia-Burp - si scopre che la nostra provincia non vedrà solamente il proliferarsi di pannelli, aerogeneratori, centrali varie ma anche di vari pozzi. Pozzi per estrarre gas e petrolio!

Al 31 marzo 2010 si contano quattro istanze di permessi a effettuare pozzi esplorativi nel cerignolano (Convento, Masseria Montarozzo, Posta del Giudice, Serra dei Gatti), un permesso di ricerca (Posta Nuova), ma la cosa che forse ignoriamo maggiormente è che, da diversi anni, sono stati rilasciati dodici concessioni di coltivazioni (ossia estrazioni) a Candela, Lucera, Masseria Acquasalsa, Masseria Grottavecchia, Masseria Petrilli, Melanico, Pecoraro, Tertiveri, Torrente Celone, Torrente Vulgano, Valle del Rovello. In totale, l’area interessata è di 2mila 109,01 kmq (la Capitanata ha un’estensione di 6mila 966,17 kmq) e a oggi i pozzi fatti sono 344 (sul totale di 358 in tutta la Puglia). In 205 vi è il gas, 2 sono indiziati a gas, 137 improduttivi e in 9 c’è olio (foto del titolo e 1 sotto, catrame in mare; ndr).

I Comuni che potrebbero vedere e già hanno visto bucarsi il proprio agro sono molti: Ascoli Satriano, Biccari, Carapelle, Casalvecchio, Castelluccio Valmaggiore, Castelnuovo, Celle San Vito, Foggia, Lesina, Lucera, Manfredonia, Orsara, Orta Nova, Pietramontecorvino, Roseto Valfortore, San Paolo di Civitate, San Severo, Serracapriola, Troia, Torremaggiore, Ordona, Deliceto, Bovino, Accadia, Alberona, Candela, Rocchetta Sant’Antonio, Sant’Agata di Puglia, Serracapriola. Negli uffici tecnici di tutti questi Comuni si possono trovare i progetti di perforazione. Le aziende in questione sono: Appenine Energy, Compagnia generale Idrocarburi, Medoilgas, Vega Oil, Eni, Edison, Gas Plus Italiana.

Dopo questa elencazione, entriamo nel merito. In particolare nel Burp n. 35 del 4/3/2008, la giunta Vendola (Nichi Vendola, leader del partito Sinistra “Ecologia” e Libertà, alla testa del corteo “No Petrolio” a Monopoli qualche anno fa) dà il proprio assenso, su relazione dell’allora assessore all’Ecologia Losappio (lo stesso che inaugurò l’impianto di Cdr - Combustibile Da Rifiuti - del gruppo Marcegaglia a Borgo Tressanti), alla realizzazione di un pozzo (permesso “Torrente Celone”) a 6 km a Sud di Foggia, nei pressi di Masseria Sipari. Ancora, in particolare, l’istanza del permesso di ricerca “Masseria Montarozzo” vede interessato il Bosco dell’Incoronata, area protetta SIC (sito di importanza comunitaria), unico polmone verde di un’immensa area senza un albero, nonché area sismica (ricordate l’ultimo terremoto il 17/9/2010, magnitudo 4.4 tra Foggia, Carapelle, Orta Nova? Bene, esattamente li).

La giunta Vendola autorizzerà anche questa istanza assieme alle altre? Inoltre, le tecnologie utilizzate per la perforazione saranno compatibili con la destinazione agricola dei suoli? Queste domande risultano legittime dal momento che risulta difficile avere informazioni al riguardo: in tv e giornali locali l’argomento non risulta affrontato, e il silenzio sembra prevalere. Allora, andando a curiosare sui siti dei vari comitati che si battono contro le trivellazioni selvagge, soprattutto in mare, notiamo una interessante osservazione: il nostro petrolio è cosiddetto “amaro”, ossia, oltre a essere esiguo, è ricco di impurità e gas sulfurei, ed è pesante, cioè presenta molecole allungate rispetto a quelle necessarie per “farci la benzina”. Perché allora tutto questo interesse per i nostri presunti giacimenti da parte di queste multinazionali del petrolio? La risposta l’ha data il programma tv di inchiesta “Report”: nel momento in cui le istituzioni pubbliche rilasciano le autorizzazioni, ecco che le azioni di questi gruppi industriali acquistano maggior valore in Borsa.

Non occorre andare molto lontano per vedere gli effetti dell’estrazione: in Val d’Agri (Basilicata) i cittadini hanno iniziato a protestare, scendendo in piazza, poiché il petrolio non ha portato lo sviluppo da loro sperato (il lavoro è subappaltato con contratti precari) e le terre dei contadini sono inquinate dalle fuoriuscite. Non possiamo in questo momento prevedere il futuro, ma possiamo certamente affermare che la Regione Puglia ha una grande responsabilità nel rilascio delle autorizzazioni e deve evitare che questa caccia all’oro nero comprometta per sempre il nostro territorio.


 Comunicato

 

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