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03/06/2008

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Il respiro del borgo antico

Clicca per Ingrandire Per chi si occupa di centri storici, le immagini dell’intatto borgo antico di Vico del Gargano si identificano nella grafica di Gennaro Martella (nelle tre foto alcune delle sue opere). Visualizzando quello che, in un tempo lontano, antiche mura, torri, scorci di palazzi e case hanno rappresentato, l’artista compie una consapevole opera di recupero, affinché essi continuino a vivere non solo nella memoria di chi non vuole dimenticare, ma anche nella percezione di chi, consapevolmente o inconsapevolmente, contribuisce al loro degrado.

La grafica di Martella, per Filippo Fiorentino, ha il pregio di ridestare l’inerte diorama di architetture, signorili e spontanee, esposte ad impalpabili trasformazioni”. Con tratto sicuro e privo di secchezze calligrafiche, l’artista isola e discopre un centro antico “dimenticato dalle politiche pubbliche”, fissando in un “libro bianco” strutture monumentali, ricostruite nell’intatto impianto originario.

Separando il nucleo originario dal nuovo che lo aggredisce, propone “un paesaggio che ha del lunare”: più che aprirsi sulla campagna circostante, le porte del borgo “rinserrano i respiri impercettibili di un’umanità impaurita”. Lo svettare delle torri di difesa testimonia un’angoscia muta. Un centro antico astratto dal territorio, nonostante l’uomo vi abbia “disperso” il suo cuore. Cuore che pulsa ancora, nell’immobile attestazione dell’artista, nei luoghi di mercato e negli angoli un tempo animati.

Rivivono, così, legami sociali e antiche consuetudini. Comignoli sospesi dilatano l’intimità del focolare domestico negli spazi esterni, nella strada. Sacre edicole votive, nei tiepidi pomeriggi di maggio, aggregano interi quartieri, nella cadenzata recita del rosario. E, a sera, il canto d’amore si alterna con quello a dispetto, ironico e non privo di asprezze verbali. La trasfigurazione di pietre squadrate e di portali, di aspetti e peculiarità dell’architettura sacra ci restituisce l’esuberanza luminosa di un mondo con poche alterazioni ambientali, permeato di innata religiosità popolare. “Un valore – conclude Fiorentino - gremito di tristezza e di segretezze, che si risolve in pura linea di canto”.

Su Gennaro Martella, Domenico Sangillo ha espresso il seguente giudizio critico: “E’ un grafico che riecheggia l’ultimo “Ottocento italiano”. Tutti possono vedere come il disegno sia primigenio alla sua stessa pittura, per il senso spiccato del carattere che egli riesce a conferire alle cose che ritrae, alla realtà degli elementi che caratterizzano, esasperatamente ed impeccabilmente, il suo lavoro. Un pittore impegnato, che non concede nulla alla divagazione. Guardare i suoi lavori è come fare un viaggio intorno a una realtà oggettiva, quella realtà che fa vivere le cose nel loro aspetto perenne. Non è difficile comprendere perché il Martella sia così fedele all’aspetto rappresentativo. Si tratta di un realismo sconvolgente che ci fa rivivere un tempo lontano, un tempo in cui l’uomo non conosceva la fretta del fare”.

Teresa Maria Rauzino

 Uriatinon

 

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