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01/04/2011

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EDUCARE ALLA LEGALITÀ: COMINCIAMO DAI GIOVANI

Clicca per Ingrandire Intervista di “ilmontenews.com” e “newsgargano.com” all’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, S.E. mons. Michele Castoro, su un tema cui tiene in modo particolare: la “cultura della legalità”.

- Quali sono le maggiori difficoltà che ha incontrato, da quando si è insediato in questa Diocesi, trattando i temi sulla cultura della legalità?

Quando penso al fenomeno della illegalità, non posso non pensare subito all’opera educativa che bisogna mettere in atto per sconfiggere questa piaga. Se le forze dell’ordine e la magistratura sono chiamate a debellare con le leggi e la repressione i comportamenti mafiosi, la Chiesa e le forze sociali hanno il compito di adoperarsi per una convinta azione educativa al fine di diffondere sempre più, soprattutto fra i giovani, la cultura della legalità. La nostra Chiesa diocesana, nelle sue molteplici articolazioni, è impegnata in questa missione educativa parlando agli uomini e alle donne del nostro tempo e dicendo loro con persuasione che vivere la fede è amare la vita.

- Lei pensa che si riescono a raggiungere discreti risultati attraverso questi incontri sulla legalità?

“Educare è come seminare: il frutto non è garantito e non è immediato, ma se non si semina è certo che non ci sarà raccolto”. Queste parole del cardinale Carlo Maria Martini sono illuminanti. L’obiettivo che come Chiesa diocesana ci proponiamo di raggiungere è un laicato cristiano che si contraddistingua per una testimonianza di fiducia nel prossimo, di condivisione con i poveri, di speranza nel domani, di impegno disinteressato nel sociale. Ritengo, pertanto, indispensabili questi incontri educativi che possono favorire un discernimento più acuto su quanto si agita nella sfera sociale e politica della nostra terra garganica, per sviluppare una cultura della partecipazione, della solidarietà, della legalità e del rispetto della natura.

- Perché non vengono svolti dai sacerdoti nelle varie parrocchie incontri di questo tipo? Non sarebbe il caso che Lei li incentivasse?

Già da tempo le parrocchie sono impegnate nella educazione dei ragazzi e dei giovani a stili di vita sani e rispettosi dei valori, attraverso itinerari formativi consolidati. Oggigiorno, in un contesto culturale e antropologico in continua trasformazione, si rende senz’altro necessaria una verifica dei percorsi formativi, per valutare l’adeguatezza dei contenuti e delle modalità di tali proposte ai tempi attuali e diventa indispensabile pensarli come uno sforzo sinergico e condiviso con tutti i soggetti impegnati nel campo educativo, sia a livello ecclesiale sia a livello sociale. Mi riferisco in particolare al rapporto famiglia-scuola-parrocchia.

- Secondo Lei il ruolo svolto dalle Associazioni vicine alla Chiesa cattolica, tipo l’Agesci, è proficuo per creare buoni cittadini e diffondere la cultura della legalità?

C’è un vecchio detto che recita così: “Non si è buoni cristiani se non si è onesti cittadini”. Le associazioni, i gruppi e i movimenti ecclesiali esistenti e operanti nell’ambito dell’arcidiocesi sono una straordinaria presenza collaborativa e propositiva nella società. Certo, su alcuni temi - la sfida educativa, il lavoro, l’accoglienza e l’integrazione degli immigrati, l’incontro fra persone di fedi diverse, il tessuto delle relazioni sociali - è necessario, forse, mettere in campo una modalità di presenza intelligente e iniziative più continue. L’Agesci, come l’Azione Cattolica, è impegnata a testimoniare ai ragazzi con forza e positività valori come “giustizia”, “legalità”, “autenticità”, “coraggio” e “speranza”, nell’intento di rendere il nostro mondo migliore di come lo abbiamo trovato.

- Lanci un messaggio ai nostri lettori.

I Vescovi italiani hanno pubblicato nei giorni scorsi un documento che porta il titolo “Educare alla vita buona del Vangelo”. In sostanza, i Vescovi affermano che tutti siamo desiderosi di vivere una vita bella, agiata e felice. Ma una ‘vita bella’ non può identificarsi con una ‘bella vita’, cioè con una vita spericolata, spensierata, trasgressiva. La trasgressione e la devianza non portano da nessuna parte. Una vita bella è una vita buona, cioè secondo i valori del Vangelo. Il messaggio che mi permetto di proporre ai lettori di “ilmontenews.com” e “newsgargano.com” è quella di tornare a vivere una ‘vita buona’, cioè ad assumere tutti, adulti e giovani, comportamenti di rispetto dell’altro e di osservanza delle norme del vivere civile. Solo così potremo sconfiggere il fenomeno della illegalità e restituire a questo nostro mondo ragioni di vita e di speranza.


 ilmontenews.com (foto Ciuffreda-Vieste)

 

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