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10/03/2011

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SIAMO AL LIMITE DI NON RITORNO

Clicca per Ingrandire Il nostro turismo è sostanzialmente ambiente. Bisogna pensare a uno sviluppo che non si misuri attraverso la cementificazione: è il momento di dire con fermezza “stop al consumo di territorio”. Occorre incamminarsi, a Vieste come nel resto del Gargano, verso nuove prospettive che prefigurino condizioni ottimali per uno sviluppo sostenibile basato sulla forza aggregante di esperienze umane, di identità territoriali, di culture, affinché la storia dei luoghi della nostra anima e le radici delle nostre città non siano relegate a un ruolo subalterno.

Le problematiche legate all’occupazione, alla difesa dell’ambiente, alla tutela della salute, alla promozione e alla valorizzazione del territorio, allo sviluppo sostenibile, devono essere affrontate dagli amministratori di Vieste attraverso un’azione congiunta e coordinata con gli altri Comuni del Gargano. E’ necessario difendere l'ambiente costiero sostenendo battaglie comuni contro le ricerche petrolifere e contro gli impianti eolici off-shore, occorre salvaguardare il nostro mare e l’attività dei pescatori dagli scarichi indiscriminati di ogni genere, tutelando la salute pubblica.

La proposta proveniente dal mondo della cultura e dell’associazionismo garganico di costituzione di un organismo che, attraverso un protocollo d'intesa sottoscritto da Parco, Amministrazioni comunali, Associazioni, Agenzie di cultura, ponga le condizioni sul come, quando, dove sfruttare, in forma pubblica e sociale, le risorse del sole e del vento, appartenendo il paesaggio e l'ambiente non a singole realtà ma a tutto il comprensorio, è da ritenere valida, costituendo un buon metodo di lavoro per risolvere problemi e offrire nuove opportunità all’intero comprensorio del Gargano.

Rilanciare il turismo salvaguardando l’ambiente significa impegnarsi seriamente al fine di attivare gli itinerari della storia, della religione, della cultura, i sentieri dell'anima e del gusto, che in altri tempi hanno attratto poeti, scrittori, fotografi e giornalisti di fama, viandanti colti, mossi da letteratura e archeologia, botanica e entomologia, aroma dell'olio e profumo delle zagare, dallo spirito dei luoghi in stagioni non balneari. Riproporre un Parco letterario del Gargano può essere il volàno di una nuova stagione di sviluppo nell’ambito della qualità e dell’eccellenza, nel segno del rispetto dell’uomo e della natura, un’occasione per destagionalizzare i flussi turistici, garantendo un reale sviluppo sostenibile capace di ancorare le giovani generazioni alla nostra terra. Un progetto, un’idea, un’intuizione che la città di Vieste non può ignorare in questo momento di incontri e convergenze fra territori.

La proposta di un Distretto biologico del Gargano a rifiuti zero, che trova attivi il mondo della cultura e dell’associazionismo del Gargano e partecipi numerose personalità rappresentanti del mondo Bio e Slow-food a livello regionale e nazionale, non può avere la città di Vieste ai margini, come finora avvenuto. Le problematiche legate a lavoro, ambiente, sviluppo, devono essere affrontate passando dalla chiusura di una dimensione locale a una più ampia a livello territoriale, per improntare lo sviluppo a criteri di sostenibilità, rimettendo al centro dell’economia la dimenticata agricoltura, mai come in questo momento utile a garantire molteplici forme di tutela del territorio.

E’ necessario condividere l’idea che bisogna imprimere un ulteriore marchio di qualità a un territorio già ricchissimo di beni materiali e immateriali, valorizzando e promuovendo il nostro patrimonio paesaggistico, naturale, ambientale, qualificando meglio l’offerta turistica, mettendo virtuosamente in circolo risorse, tradizioni, tipicità. Occorre svolgere e portare a termine un lavoro lungo e costante nel tempo che deve vedere la città di Vieste attiva, insieme all’intera comunità politica, sociale, culturale del Gargano, al fine di puntare decisamente e unitariamente verso uno sviluppo equo, solidale, che metta al centro del percorso un laboratorio di idee e iniziative dall’alto profilo etico e culturale, senza indulgere verso i soliti interessi privati, che finora hanno prodotto solo danni al territorio, al suo sviluppo, al mondo del lavoro.

E’ necessario condividere l’ idea e sostenere il progetto di un Bio-distretto del Gargano, quale territorio di eccellenza e qualità, che non può permettersi discariche e inceneritori che attentino all’ambiente e alla salute di cittadini e ospiti; un’idea che si accompagna strettamente a una politica a “rifiuti zero”. Un rifiuto non è solo la misura del fallimento di un sistema produttivo, è anche il segno di politiche ambientali condotte senza metodo, con superficialità, se non il risultato di connessioni e contingenze con la criminalità, che non tengono in nessun conto la tutela ambientale, lo sviluppo etico, la salvaguardia della salute.

Quanto è stato possibile in grandi metropoli americane, quanto si sta portando a termine in Italia, a Capannori, deve essere realizzato anche a Vieste e nel Gargano. La prossima Amministrazione della città di Vieste deve proporsi di attuare, nell’ambito di una strategia unitaria dei Comuni del Gargano, un sistema efficace di raccolta differenziata, riorganizzando totalmente il servizio e mettendo in atto la raccolta domiciliare porta a porta, dando agli utenti tutti gli strumenti utili per realizzarla, investendo in una capillare campagna di sensibilizzazione, di partecipazione e d’informazione.

Il territorio di Vieste, come gran parte della costa del Gargano nord, è stato sottoposto alla minaccia e all’attacco della cementificazione selvaggia. L’ultima grande operazione edilizia, la famosa Legge 3, ha dimostrato tutti i suoi limiti e ha dispiegato tutti i suoi effetti negativi. La Legge 3 non ha prodotto la destagionalizzazione sperata, non ha migliorato i livelli occupazionali dei lavoratori, ha determinato la cementificazione della costa, ha sprecato in pochi anni una volumetria che distribuita in alcuni decenni avrebbe offerto al comparto edile lavoro stabile e sicuro. Inoltre, l’eccessiva volumetria ha prodotto fenomeni di concorrenza nel comparto turistico e di sotto utilizzazione delle strutture.

L’immobilizzazione di capitali, non sempre fruttiferi, e il ricorso al prestito hanno mandato in crisi parte dell’imprenditoria locale con riflessi negativi sugli aspetti qualitativi e quantitativi del lavoro dipendente stagionale. L’utilizzazione sfrenata di capitali nel comparto edile derivanti dalla Legge 3, in definitiva ha sottratto capitali necessari a creare attività produttive e livelli occupazionali stabili e distribuiti nell’arco di tutto l’anno. I giovani, e non solo, non hanno prospettive e lasciano, a malincuore e rassegnati, il paese. Non è nemmeno più possibile, attraverso strumenti urbanistici, prevedere uno sviluppo nel campo edile, come non è più pensabile consumare ulteriore territorio.

Siamo arrivati al limite di non ritorno. La natura, la terra, l’acqua, l’aria non sono risorse infinite. Il nostro patrimonio paesaggistico, fonte primaria della nostra attività principale, rischia di essere compromesso per sempre; i nostri beni storici e archeologici sono ignorati e abbandonati, la nostra agricoltura è diventata del tutto marginale, le identità culturali e gli aspetti peculiari del territorio vengono inghiottiti sempre più da parallelepipedi grigi e informi. Bisogna avere il coraggio di dire basta al consumo di territorio. Un consumo che anche da noi ha prodotto l’abbandono dei centri storici e la creazione di estese periferie urbane senza servizi e di quartieri dormitorio che hanno tolto spazio alla concreta possibilità di svolgere vita sociale.

Bisogna affidare lo sviluppo di Vieste a una politica urbanistica volta al risparmio di suolo e alla “crescita zero”, indirizzando il comparto edile verso la ricostruzione, la ristrutturazione, la riqualificazione estetica e funzionale del patrimonio edilizio esistente, anche attraverso le tecniche innovative della bio-edilizia.

Michele Eugenio Di Carlo



 Redazione

 

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