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01/02/2011

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UNO SPARO… E LA VITA CAMBIA

Clicca per Ingrandire Capita esattamente quattro anni fa, durante una battuta di caccia al cinghiale in una località in agro di Ischitella. Giacomo, un ragazzo di 21 anni, insieme al padre e altri sei amici cacciatori, è colpito da una pallottola al capo. Le conseguenze sono gravissime, dopo aver lottato per mesi fra la vita e la morte, viene sottoposto a numerosi interventi e dopo una lunghissima permanenza in stato vegetativo si risveglia, ma la sua riabilitazione è lentissima. Oggi Giacomo ha ripreso molte funzioni, ha però ancora bisogno di totale assistenza.

I genitori, da allora, trascorrono ogni giorno con lui per accudirlo. Con loro anche le due giovani sorelle che circondano di tenere cure lo sfortunato fratello. Giacomo è su una sedia a rotelle, comprende tutto e si lascia intendere, ma la sua vita dipende dalla disponibilità di chi lo può aiutare. La famiglia di Giacomo, in questi quattro anni, ha disperso tutte le proprie disponibilità economiche. Papà Michele era l’unico a lavorare. La magistratura non è stata in grado di individuare i responsabili dell’evento accidentale, ha archiviato il caso e a Giacomo nessuno ha mai corrisposto un indennizzo.

Dopo un breve periodo in cui la gente del paese ha mostrato materiale vicinanza, il dramma è diventato esclusivamente una questione di famiglia e questa famiglia, con orgoglio e dignità non si è mai lamentata con nessuno. Giacomo abita sul viale principale di Ischitella, in una modesta abitazione al primo piano al quale si accede da una irta e stretta gradinata, con grandi difficoltà. Raramente esce di casa con la sua carrozzella e grazie agli amici, che lo adorano, va al bar o in giro per i negozi.

C’è bisogno di abbattere le barriere architettoniche che gli impediscono di arrivare al piano inferiore ed è per questo che i genitori nel mese di settembre 2009 presentano una istanza al Comune di Ischitella per poter installare un piccolo ascensore sulla parete esterna della loro casa. Solo nel mese di novembre del 2010, il Consiglio comunale all’unanimità concede l’utilizzo del suolo pubblico.

Sembra fatta, e papà Michele, spinto dalla premura e rassicurato dal sindaco, richiede i materiali e le attrezzature necessarie alla messa in opera. Il 7 dicembre 2010 si comunica agli uffici comunali preposti l’inizio dei lavori, il 18 gennaio successivo, i vigili urbani provvedono a redigere un verbale di sospensione dei lavori. Con questo provvedimento Giacomo non potrà più vivere meglio la sua invalidità, suo padre dovrà rinunciare a trovarsi un lavoro in quanto rimarrà indispensabile alle cure cui viene quotidianamente sottoposto il figlio e quanto faticosamente reperito per far fronte alle spese sostenute per dotarsi di un ascensore verrà dissipato.

Tanta è la rabbia della famiglia D’Errico: un giovane figlio costretto all’immobilità, l’impossibilità di poter ricevere un indennizzo e alla fine l’indisponibilità degli organi competenti a trovare una soluzione per rendere a Giacomo una vita più dignitosa. Michele D’Errico, il papà, ci ha chiesto di rendere nota questa brutta vicenda, in quanto a suo avviso è stato compiuto un grave atto di insensibilità quasi fosse stato sparato un altro proiettile, che questa volta paralizzerà la vita di una intera famiglia che si batte ogni giorno per sopravvivere e continuare a sperare in una vita migliore per lo sventurato Giacomo.

Michele Di Fine

 Redazione

 

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