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01/02/2011

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BIF&ST: SI PENSA GIÀ AL 2012

Clicca per Ingrandire Sulle note eterogenee e post-moderne di Epta, col pianoforte di Nicola Piovani e la suite per voci, strumenti e arabeschi matematici, cala il sipario - quello di Bari e del suo Nuovo Teatro Petruzzelli - sul BIF&ST 2011. Nei prossimi giorni statistiche, borderò e conteggi finali certificheranno la percezione, alquanto evidente, di un’edizione della rassegna cinematografica partecipata, apprezzata e per molti versi “esagerata”. Tanti sono gli appassionati che avrebbero voluto godere del dono dell’ubiquità, per poter cogliere un maggior numero di opportunità tra i molti appuntamenti di un Festival, in cui “le star sono stati davvero i tantissimi film in cartellone” (F. Laudadio).

A far da corollario la passerella di registi, attori, produttori e sceneggiatori che hanno animato proiezioni, anteprime, lezioni di cinema, corsi di sceneggiatura o seminari sul mestiere dell’attore, conferenze stampa, incontri con le scolaresche, reading e mostre fotografiche. Originale quella di Riccardo Ghilardi, esposta all’Hotel Oriente, che coglieva nello scatto l’immediata espressione-reazione di volti noti a un’intrigante domanda a sorpresa. Pochissima mondanità. Molta voglia di familiarizzare, invece, col fenomeno cinematografico in generale. E questo è un buon segno.

Due Premi Oscar in apertura e chiusura della rassegna: Giuseppe Tornatore, con la magia del cinema racchiusa nella celebrazione “della forza della memoria, utile a sostenere il presente e indispensabile ad affrontare il futuro”, e nella ripetitività della proiezione e dei fotogrammi come eterna dichiarazione d’amore a questa moderna espressione di arte; poi Nicola Piovani che, nella scia di Rota e Morricone, si dice affascinato dalle contaminazioni del racconto musicale di Verdi e Chaplin. E rendendo omaggio al suo “sdoganatore”, Mario Monicelli, rivela come nel Marchese del Grillo, con frammenti d’opera composti per il soprano del Teatro d’Alibert, per una volta, si sia tolto lo sfizio di “fare cinema con le note”, anziché “contribuire a far cinema con la sua musica”.

Al centro i cammei di Carlo Verdone, Claudia Cardinale, Domenico Procacci, Gennaro Nunziante, Checco Zalone, del cinema “onesto” dei fratelli Taviani, e di Fabrizio Gifuni che, ricordando il maestro Orazio Costa, ha toccato corde emotive nel sintetizzare l’essenza del cinema “Nel recupero della dimensione del gioco”. Per ritrovare le infinite potenzialità di ogni essere umano, risalendo allo status infantile. Unica nota stonata quella di Pasquale Squitieri, suonata fuori tempo e fuori dal tempo, con arroganza irrispettosa nei confronti soprattutto degli spettatori che, al di là della forzatura tematica della pellicola (Father), hanno pagato 10 euro a biglietto per vedere una raffazzonata copia-lavoro del film presentato.

Per il 2012 già si pensa a un’edizione più in sintonia coi colori e la luce di Puglia, spostandone il calendario a marzo. Provando anche a uscire, col dovuto rispetto, dal cono d’ombra creato dall’appuntamento storico a febbraio del Festival del Cinema di Berlino. Ma, tirate le somme, quali auspici? Che non ci si culli sugli allori e si prenda in seria considerazione la possibilità di articolare le prossime edizioni in una dimensione più regionale. Applicare il “piano sistema” per connettere il BIF&ST al circuito delle sale d’Autore, creato dalla stessa Apulia Film Commission, per far soffiare il vento della passione cinefila anche nei contesti territoriali più tipici come Salento, Gargano, entroterra subappenninico o quello della Murgia, set naturali dove il sogno Puglia si fa emozione quotidiana.

Anche perché se il grosso delle risorse proviene dal Turismo, l’azione di promozione è bene che si allarghi nelle tessere periferiche del mosaico pugliese. Fare turismo non vuol dire accontentarsi di riempire gli alberghi con gli ospiti del Festival, se promozione deve essere, e quella attraverso il mondo del cinema è tra le più efficaci e più “azzeccate” in una terra come la Puglia, che sia promozione totale. E l’abbracci tutta, dalla Valle del Fortore alla punta estrema di S. Maria di Leuca.

Antonio V. Gelormini



 Redazione

 

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