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20/01/2011

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IL PETRUZZELLI ENTRA… IN SINFONIA

Clicca per Ingrandire Mahler non è essenziale. La sua continua elaborazione narrativa ne fa un architrave nel tempio della musica, così come Marcel Proust o Honoré de Balzac lo sono stati per la letteratura europea. E se “rigenerare la banalità” è sempre stato l’intimo e superbo obiettivo di ogni genio e di ciascun grande della storia, Gustav Mahler (foto del titolo; ndr) e la sua opera restano la testimonianza senza tempo di una così nobile ambizione. Leonard Bernstein, forse il più fedele interprete dell’estro del compositore boemo, ebreo di discendenza e cattolico di convenienza, sosteneva che “tormento e vitalità avvolgono le sinfonie di Mahler”, nell’incessante ricerca della più autentica espressività del suono.

Come quella di Penelope, la sua è una tela continuamente tessuta, disfatta e ritessuta per arrivare a comporre una sorta di arazzo sinfonico capace di comprendere, in forma innovativa, architettura narrativa e rappresentazione teatrale. Tanto da far dire al celebre musicologo italiano, Luigi Rognoni: “Come Wagner introdusse la sinfonia nel teatro, così Mahler è riuscito a introdurre il teatro (l’opera) nella sinfonia”. Ecco perché anche il Nuovo Teatro Petruzzelli si accinge a “entrare in sinfonia”, dando il via alle celebrazioni del centenario della morte del controverso musicista, affidando il concerto d’apertura della sua stagione sinfonica alla bacchetta del maestro Boris Brott, che di Bernstein fu apprezzato assistente e, oggi, unanimemente indicato quale degno erede di quella direzione orchestrale.

Un percorso celebrativo che si avvarrà del prezioso accompagnamento di Quirino Principe, quasi un vate dell’argomento che nella scelta della Prima Sinfonia, “Il Titano”, nella sua versione originale (completa della successiva estrapolazione del ‘Blumine’), riassume già nella prima serata i tempi e i movimenti di un’esistenza intensa, brillante e controversa, messa in scena in seconda serata, nel mix di letture, danza e musiche, da Massimiliano Finazzer Flory, in “Il tempo di Gustav Mahler”, lavoro presentato dall’autore triestino, assessore alla Cultura del Comune di Milano, al Festival dei Due Mondi di Spoleto.

Un racconto dipanatosi nelle dieci sinfonie e nei celebri lieder. Alternando fasi e atmosfere di quiescenza a risvegli, più o meno improvvisi; situazioni di estasi, talvolta dal sapore bucolico, a scatenanti e travolgenti reazioni, specchio di un’emotività condizionata da burrascose vicende sentimentali, risultato di un rapporto conflittuale con l’amatissima Alma Schindler, che Freud definì “corto circuito mahleriano” (data l’inconscia ricerca della figura materna di Gustav in Alma e, viceversa, la contestuale ricerca di quella paterna di Alma in Mahler).

L’eterna lotta fra la vita e la morte, che comincia a farsi poema romantico nella Prima Sinfonia e nella suggestione della sua architettura fatta di tensioni inquietanti e apparenti gioviali banalità, che diventano arabeschi di temi dominanti e sentimentali, in una travolgente esplosione di libertà espressiva. Un instancabile lavoro di cesello che arricchisce, per esempio, il terzo movimento, dei caratteristici ‘klezmer’: le strutture melodiche e ritmiche per violino tipiche dei contesti geografici e culturali, coi quali il popolo ebraico, nella sua storia errante, è venuto in contatto (Polonia, Russia, Balcani), che nella elaborazione di Mahler si espandono per portare in primo piano clarinetto, ottoni (la tromba in particolare) e percussioni. Il ‘la’ per contribuire non poco alla successiva nascita del jazz.

“Il Titano” è il dramma di un eroe che combatte e muore. L’imperscrutabile vicenda umana porta in cronaca dall’Australia, in questi stessi giorni, il dramma del sacrificio di Jordan Rice (13 anni). Un moderno Tadzio, che aggrappato a un albero per resistere alla furia travolgente di un’inondazione, rifiuta il soccorso a favore del fratello Blake (10 anni) e della madre. Il gesto eroico gli è costato la vita. La corda dopo lo sforzo del primo salvataggio si è spezzata. Anche la madre, nel disperato gesto d’amore, è morta con lui. Morire e dare vita. La tela di una fatalità dalla infinita trama!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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