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12/12/2010

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GUERRA AI “SOSIA” DI PANETTONI E PANDORI

Clicca per Ingrandire Si avvicinano le festività natalizie assieme alle loro secolari tradizioni. Dolci e dolciumi vari già da tempo ingombrano solennemente gli scaffali dei supermercati tanto che l’imbarazzo della scelta la fa da padrone e pertanto siamo molto spesso costretti a stare attenti a ciò che ci propina il mercato alimentare. Il componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che firma questo pezzo, fa il punto della situazione sui panettoni e pandori farciti per i quali molto spesso non si guarda la differenza, ma che stando alla legge italiana e soprattutto al palato e alla salute sarebbero alquanto diversi se non preparati secondo tradizione.

Una circolare del Ministero dello Sviluppo economico dell’anno scorso (n. 7021 del 3 dicembre) per esempio ritiene “ingannevoli e potenziale fonte di concorrenza sleale le modalità di presentazione dei prodotti di imitazione che richiamano in maniera inequivocabile i lievitati classici di ricorrenza (forma del prodotto, forma della confezione, immagine) e che si distinguono da essi solo per il fatto di utilizzare, in maniera poco evidente (fondo della scatola, caratteri piccoli, eccetera) denominazioni alternative”. Accade non di rado, infatti, di trovare esposti in bella mostra sullo stesso ripiano del supermarket, gli uni accanto agli altri, panettoni e pandori “veri” e sosia “poveri” che spesso finiscono con l’ingannare i consumatori spesso indotti in errore dal posizionamento delle due categorie di prodotti.

Eppure, come detto, la differenza di preparazione e l’utilizzo di ingredienti diversi - da una parte impasto a lievitazione naturale e utilizzo di farina, burro, uvetta, uova fresche e canditi; dall’altra utilizzo abbondante di margarina al posto del burro o processi di lievitazione forzata - dovrebbero obbligare i titolari dei supermercati a diversificare la vendita dei due diversi tipi di prodotto anche perché è lo stesso Ministero a vietare ogni tipo di pubblicità o forma di presentazione ingannevole. Purtroppo, però, questo non sempre accade. Non resta che appellarsi all’attenzione dei consumatori a guardare con prudenza le confezioni prima di ogni acquisto, vigilare e segnalare tutte le potenziali fonti di inganno o concorrenza sleale alle autorità di controllo per evitare che gran parte degli acquirenti continui a cascarci.

Giovanni D’Agata

 Redazione

 

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