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31/10/2010

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ITALIANI, BRAVA GENTE

Clicca per Ingrandire Dal lontano 2001 la confinante Svizzera ha adottato con una propria ordinanza il divieto dell’utilizzo di erbicidi sia in campo privato che pubblico e in particolare sulle strade, i sentieri e gli spiazzi come pure sui tetti, le terrazze e i depositi, con alcune deroghe che riguardano solo le strade cantonali e nazionali.

Il divieto assoluto di utilizzo dei prodotti fitosanitari (in cui rientrano gli erbicidi, i fungicidi, gli insetticidi, e via elencando) riguarda in particolare le riserve naturali, i cariceti (particolare tipo di torbiera caratterizzato dalla presenza di piante del genere Carex – foto del titolo; ndr) e le paludi; le siepi e i boschetti campestri e in una striscia di tre metri di larghezza lungo gli stessi; i boschi e in una striscia di tre metri di larghezza lungo i loro margini; le acque superficiali e in una striscia di tre metri di larghezza lungo le rive delle stesse.

E’ evidente che la normativa svizzera sia stata improntata a evidenti esigenze di salute pubblica e in particolare alla salvaguardia delle falde e quindi dell’approvvigionamento idrico da ogni possibile contaminazione. Tanto è ritenuta basilare la protezione delle riserve di acqua potabile e dei corsi d’acqua che, contestualmente al divieto, sono stati organizzati corsi di manutenzione del verde senza l’utilizzo di erbicidi in centinaia di Comuni.

In Italia, invece, tale esigenza pare non si sia ancora manifestata, nonostante la riduzione progressiva delle fonti di approvvigionamento idrico e del rischio di desertificazione di alcune aree del Paese in cui l’acqua potabile in alcuni periodi dell’anno sgorga a singhiozzo dai rubinetti. Insomma la riduzione dell’acqua da bere e per usi domestici cammina di pari passo con la non remota possibilità di aumento dell’inquinamento dell’acqua disponibile tenuto conto che al di là di altre fonti di contaminazione, attraverso gli erbicidi, finiscono in falda ogni anno migliaia di tonnellate di sostanze attive contenute nei diserbanti.

L’estensione del divieto di vendita di prodotti fitosanitari di tipo erbicida potrebbe costituire un primo passo per la riduzione dei rischi da contaminazione delle falde, sostiene l’estensore di questo articolo, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, tanto più che in Italia non esiste nel pubblico come nel privato una sensibilità ambientale tale da consentirne il progressivo abbandono spontaneo anche perché l’utilizzo di sostanze erbicide è pressoché totalmente legale.

Giovanni D’Agata


 Redazione

 

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