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24/10/2010

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LA VERGINE DI CALENA ESPOSTA AL CULTO

Clicca per Ingrandire Un tassello importante di quanto definito, a ragion veduta, "un'agonia di pietra" verrà custodito ed esposto alla pubblica venerazione nella Chiesa Madre di Peschici. Infatti, la statua lignea del ’400 (foto del titolo e 1 sotto; ndr) raffigurante la Vergine con Bambino - non certo quella ritratta su una effigie circolata per alcuni anni ma quella dei nostri ricordi, quella che eravamo abituati a vedere nella nicchia centrale dell'abside della millenaria Abazia di Càlena (872 d.C. - foto 2) - alle 17 del 30 novembre, alla presenza del Vescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo mons. Michele Castoro e con l'abbraccio dei fedeli, sarà posta nella cappella che oggi ospita la statua raffigurante il Cuore di Gesù. Trascorso il periodo necessario al recupero e al restauro conservativo dell'Abazia, dovrebbe (il condizionale è d'obbligo visti i precedenti tentennamenti e dilazioni) tornare nella sua sede storica.

Per il simulacro è stata prevista una adeguata protezione contro danneggiamenti e furti, come richiesto dagli eredi Martucci, “possessori” dell’antico cenobio benedettino, in considerazione del notevole valore storico e artistico dell'opera. La Vergine con Bambino rappresenta la prima protettrice di Peschici e dei peschiciani. Sotto il suo amorevole sguardo ha visto passare periodi di gloria e in particolare momenti di perfetta incuria.

La "never ending story" (storia infinita; ndr) dell'Abazia di Càlena ancora oggi non riesce a veder scritta la parola fine, nonostante il fattivo impegno - che dura dal 1997 senza mai demordere - del peschiciano Centro Studi “G. Martella” e dei suoi paladini: la presidente prof.ssa Teresa Rauzino, il ricercatore Enzo D'Amato, mons. Domenico D'Ambrosio (ex Arcivescovo di Manfredonia e peschiciano di nascita), le testate giornalistiche, gli Enti e le svariate associazioni.

Il tempo passa, fra burocrazia e pretesti vari, e lo stato del monumento peggiora. Nel momento in cui s'intravede la possibilità di un inizio di recupero di quanto rimane di un rudere che racchiude la nostra storia, ecco che un nuovo ostacolo si profila all’orizzonte e ne blocca il prosieguo positivo. Potremmo riempire pagine e pagine, quasi un'enciclopedia, se volessimo riportare l'excursus delle battaglie, delle carte bollate, delle denunce, dei tribunali, degli impegni e delle promesse che purtroppo, a tutt’oggi, non hanno prodotto nulla di concreto. Unico risultato, l’aver mantenuto viva la fiamma della volontà di non ridurre il monumento a un ammasso di resti di fabbrica - anche se siamo già sulla buona strada, considerato il suo stato attuale - cancellando così anni di storia importantissimi, di devozione e di arte.

Se poi, oltre all'incuria, aggiungiamo il lento lavorìo degli agenti atmosferici e lo scorrere silenzioso e complice del tempo, non c’è che da attendere solo qualche anno e il “problema” verrà risolto alla radice. Perché Càlena non esisterà più! E' sotto gli occhi di tutti il danno che le piante di cappero (foto 3), con le loro pervicaci radici, e le diverse erbacce stanno operando sulle mura di cinta, già per altre cause sprofondate (foto 4). Ma soprattutto su ciò che rimane del campanile (foto 5), sotto le cui vele è incastonato un bellissimo bassorilievo raffigurante la Vergine orante (foto 6) che rischia di frantumarsi se non si interviene per tempo.

Non vogliamo ripetere ciò che in tutte le sedi, da anni fino a oggi, è stato detto e ridetto, scritto e riscritto, in tutte le lingue e in tutti i modi. Ci piacerebbe semplicemente rimpinguare l’elenco e il coro di voci che reclamano, a ragione, un intervento immediato affinché Calena, o ciò che ne resta, possa ancora rappresentare un monumento di storia e di fede.

Gabriele Draicchio

 Redazione (foto n. 6 per gentile concessione di Domenico Sergio Antonacci)

 

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