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19/10/2010

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OLIVE, TEMPO DI RACCOLTA E… DI ARRABBIATURE

Clicca per Ingrandire Mentre la Lega difende a spada tratta gli evasori fiscali del latte, nel Sud, in Puglia, si consuma l’ennesimo dramma ai danni degli agricoltori. A pagarne le spese, ancora una volta, gli olivicoltori, i custodi della genuinità e degli alberi dalle foglie argentate, che tutto il mondo invidia alla regione. “Le olive rischiano di rimanere sugli alberi: sono tanti gli agricoltori pugliesi che rinunceranno quest’anno alla raccolta” lancia l’allarme Tommaso Battista, presidente regionale Copagri di Puglia.

“Sul piano economico - spiega - non è conveniente effettuare la raccolta, in quanto il prezzo delle olive, 35 euro al quintale, non è in alcun modo sufficiente a coprire le spese sostenute dagli agricoltori per aratura, potatura, concimatura e raccolta. Per queste operazioni, infatti, occorrono almeno 70 euro”. Le conclusioni tratte da Battista sono tutt’altro che incoraggianti.

“Molti agricoltori - sottolinea - sono orientati a lasciare le olive sugli alberi, con un danno enorme in prospettiva per l’intero paesaggio pugliese. Il rischio che la coltura venga abbandonata, infatti, è tutt’altro che remoto”. Per la Copagri sono due le strade da percorrere a evitare che gli olivicoltori subiscano una mazzata. La prima chiama direttamente in causa le istituzioni nella lotta alle sofisticazioni per i mancati controlli alle frontiere e sugli scaffali dei negozi per smascherare un vecchio e diffuso malcostume.

È ben noto (come denunciato molte volte dalla Gazzetta) che l’olio ricavato da nocciole marce turche viene spacciato per extravergine d’oliva. “Come si fa - s’interroga Battista - a credere che le bottiglie offerte a due euro e 50 possano contenere olio extravergine d’oliva pugliese?” Ed è difficile dargli torto visto che i soli costi vivi (bottiglia, etichetta, tappo e almeno due passaggi commerciali) superano 2,50 euro.

“È solo dei giorni scorsi - ricorda il presidente - l’ultimo esempio rappresentato dal maxi-sequestro di olio spagnolo destinato al mercato italiano: sarebbe stato utilizzato per tagliare il nostro olio”. Per questo però, sottolinea ancora il responsabile Copagri, “è fondamentale che ci sia una normativa europea su etichettatura e provenienza del prodotto, in quanto la recente legge italiana non ha alcun riconoscimento internazionale”.

La seconda strada, invece, riguarda gli stessi agricoltori. “Il nostro auspicio - conclude infatti - è che i nostri produttori si consorzino per commercializzare in modo diretto l’olio d’oliva e non limitarsi a vendere le olive. Solo così, raggiungendo direttamente i consumatori con un prodotto di qualità garantito, si possono ottenere gli auspicati risultati”.

Marco Mangano


 GdM

 

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