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22/09/2010

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SAN PIO TRA FEDE E BUSINESS

Clicca per Ingrandire A San Giovanni Rotondo conto alla rovescia in vista della celebrazione - la notte prossima, 22-23 settembre - della veglia per il "beato transito" di Padre Pio. Quella di quest'anno sarà la prima veglia da quando le spoglie del santo frate riposano nella cripta della nuova chiesa che resterà aperta per consentire ai fedeli di pregare dinanzi al sarcofago con la salma del Santo. Per la circostanza invitiamo alla lettura della seguente riflessione - “San Pio da Pietrelcina tra Fede e Business” - che prende l’avvio da un verso dantesco: “… le pecorelle che non sanno, tornan dal pasco pasciute di vento” … (Divina Commedia, Paradiso, canto XXIX), e cogliamo l'occasione per ricordare che giovedì 23, sul sagrato della chiesa di Sant’Antonio di Peschici alle 19, si svolgerà la seconda edizione del concerto “Omaggio a San Pio” organizzato dalla locale Associazione Culturale e Musicale “Arcobaleno”. Ed ecco la riflessione.

La questione della “fabbrica della santità”, come l’antropologia religiosa definisce la produzione di santi da parte della Chiesa, è questione estremamente attuale, visto che gli ultimi anni del pontificato di Papa Woytila hanno visto un decisivo incremento dei processi di beatificazione e santificazione. Secondo l’antropologa Clara Gallini l’utilizzo, per alcuni esagerato, della “canonizzazione” come strumento di controllo e fascinazione delle coscienze, si giustifica con il ritorno presso la società civile di un pensiero post-moderno fortemente attratto dall’irrazionale, dal mistico e dall’occulto, come dimostra la diffusione di quel movimento New Age su scala potremmo dire mondiale.

Se, come diceva Gadda, “non tutti sono condannati ad essere intelligenti”, è invece una comune necessità, avere delle convinzioni in campo spirituale. Per coloro che non hanno gli strumenti cognitivi e intellettuali per indagare questa materia, rimane la possibilità di farsi coinvolgere-travolgere dall’epidemia di irrazionalità diffusa nella società contemporanea. Chi invece ha saputo in certo modo accendere nuovamente la voglia e il bisogno cristiano di credere è stato Padre Pio da Pietrelcina. Il santo è stato sicuramente uno dei più grandi mistici e asceti del Novecento, un vero e proprio “monumento dello spirito”(come lo ha definito il regista Franco Zeffirelli), una personalità sempre pronta - con la sua parola e il suo esempio - ad arginare il disagio esistenziale di coloro i quali si rivolgevano a lui.

Inoltre, San Pio si è distinto per la sua costante attenzione nei confronti delle sollecitazioni della modernità e per il suo impegno a far sì che le conquiste scientifiche in campo medico servissero ad assecondare il diritto di tutti ad un’assistenza sanitaria efficace ed efficiente. Tuttavia, la figura del Santo e la devozione popolare che le si è sviluppata intorno sono state anche strumentalizzate per attività economiche discutibili, scarsamente rispettose della memoria di Padre Pio e tendenzialmente portate ad alterare la coscienza cristiana dei fedeli, a livello individuale e collettivo. Analizzando ciò che è successo intorno a Padre Pio, sicuramente possiamo parlare di un vero e proprio business, un enorme circolo economico che si è creato intorno al Santo e tende alla continua ricerca di denaro.

Basta fare una passeggiata a San Giovanni Rotondo per farsi un’idea della trasformazione che ha subito la cittadina garganica grazie al culto verso Padre Pio e al crescente business legato alla sua figura. Lungo il vialone che porta al convento è sorto uno strano villaggio che cresce e si alimenta del flusso dei pellegrini fatto di alberghi, pensioni, ristoranti e villette. Se negli Anni Venti (quando il frate arrivò in paese) la cittadina era abitata in prevalenza da contadini e piccoli proprietari, oggi lo è anche da molte persone arrivate qui per un giorno e rimaste per sempre: medici e infermieri della Casa Sollievo della Sofferenza, albergatori, commercianti e bancarellai. Tipico esempio di come il misticismo si mescoli agli affari.

E poi, povero Padre Pio, è davvero dappertutto: magliette, accendini col suo volto, limoncini targati “Pio” tra oggetti più comuni, fino ad arrivare all’inverosimile. Per esempio un certo Fritz Altman di Milano, titolare di un’azienda che produce deodoranti per auto, da mesi ha inondato gli ipermercati col suo “Padre Pio stick” al profumo di rosa, facendo affari d’oro. Curiosissimo è il Padre Pio robot costruito in Alabama, ha subito riscontrato un enorme successo. La caratteristica del robot è che s’inchina al passaggio del suo devoto proprietario.

Che dire poi del gioco dell’oca versione Padre Pio? Un percorso di “fede” per tutta la famiglia, per scoprire a colpi di dadi chi è il maggior esperto delle varie tappe della vita del frate di Pietrelcina. Vincitore del gioco è colui che arriva primo alla casella relativa al giorno della sua morte. Ma Padre Pio è anche nelle gelaterie. Ci hanno pensato i gelatai romani che con una ricetta a base di vin santo, uvetta moscata, pasta e granula di mandorle hanno confezionato il “cono Padre Pio”. E ancora il “dolce Padre Pio”, un dolce “prodigioso”! La ricetta che circola fra i devoti è a base di farina, zucchero, noci e uvetta!

Non posso non soffermarmi ancora un attimo anche su quelle che sono le trasformazioni subite da San Giovanni Rotondo, ribattezzata la “Las Vegas del Gargano”: 26mila 500 abitanti circa, 98 alberghi, 92 affittacamere (ufficiali), 132 bar, 110 ristoranti, una discoteca, una sala bingo (con all’ingresso la statua del santo), milioni di pellegrini ogni anno. Un giro d’affari annuo pari a 520 milioni di euro, una radio (Tele Radio Padre Pio, interregionale in FM, in Europa via satellite), sito internet.

E una nuova chiesa stile palazzo dello sport (6mila posti a sedere e 3500 in piedi, 40mila scoperti), in progetto superstrada a quattro corsie, metropolitana leggera e aeroporto. Tutto questo non può che lasciarci perplessi. Padre Pio tanto osteggiato in vita e tanto “amato” dopo la morte! Profetiche le sue parole: “Farò più rumore da morto che da vivo”. Non è forse arrivata l’ora di avere la forza e il coraggio di cacciare i mercanti fuori dal tempio?

Camilla Tavaglione

 Redazione

 

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