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24/08/2010

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DEPURATORE: UNA SOLUZIONE AL CATTIVO ODORE

Clicca per Ingrandire Il problema dell’abbattimento degli odori emessi dall’impianto di depurazione che insiste a ridosso della zona urbana di Peschici, nota come “Scalandrone”, dove più forte è l’impatto ambientale, oggetto di ripetute segnalazioni da parte di un Comitato di cittadini all’Agenzia “Arpa” e da questa ignorate, può trovare la sua soluzione nell’adozione di una delle tante tecnologie innovative che consentono il contenimento o l’abbattimento dei composti osmogeni degli impianti, tutte causa di notevoli aggravi economici e gestionali per i soggetti gestori, soprattutto se gli interventi di deodorizzazione sono adeguamenti successivi al presidio.

Il processo, noto come “Activated Sludge Diffusion” (o AS Diffusion), implica la preventiva copertura e il contenimento controllato delle emissioni gassose delle sezioni primarie dei presìdi depurativi e l’insufflamento dell’aria odorigena direttamente in vasca di ossidazione. L’adozione di questa tecnologia consentirebbe un notevole risparmio d’investimento e gestionale rispetto agli schemi di trattamento degli odori attualmente adottati in quanto evita la costruzione e conduzione di sezioni appositamente dedicate. Sono già note alcune applicazioni reali dell’AS Diffusion.

L’impatto secondario dei presìdi depurativi dei reflui su altri comparti ambientali, primo fra tutti l’aria, richiedono l’adozione di percorsi di certificazione ambientale e di autorizzazione integrata derivanti dalle normative europee che impongono il contenimento delle emissioni osmogene (cattivi odori) dei presìdi depurativi, a cui si può far fronte con l’uso di biomasse capaci di degradare i composti maleodoranti e l’applicazione di processi biologici integrati per l’abbattimento delle emissioni osmogene stesse.

Esistono già schemi innovativi in grado di ottimizzare efficienza e costi di trattamento mediante integrazione fra processi biologici e processi di separazione solido-liquido. Questi contaminanti possono essere inseriti nei percorsi metabolici di biomasse acclimatate, quali comunissime “canne palustri”, tramite processi innovativi di rimozione (mediati da microrganismi) e di riciclo.

Lo sviluppo di tecnologie e/o processi di depurazione sono mirati alla rimozione di nuovi inquinanti difficilmente eliminabili con tecnologie convenzionali, in particolare i composti organici, di origine sintetica, difficilmente biodegradabili e comunemente definiti persistenti, recalcitranti o biorefrattari. Questi inquinanti, allo stato attuale vengono rimossi con tecnologie (es. filtrazione su membrana o adsorbimento su carbone attivo) che di fatto, trasferendo gli inquinanti da una fase più diluita a una più concentrata, spostano semplicemente il problema della depurazione alle fasi concentrate.

Questa semplice considerazione giustifica l’interesse nei confronti di processi in grado di degradare questi inquinanti in modo da evitare il problema del trattamento e/o smaltimento delle fasi concentrate. La scelta di tecnologie e processi innovativi sono rese necessarie dall’esigenza di doversi adeguare a normative, europee e nazionali, che impongono limiti qualitativi sempre più severi agli scarichi urbani. Ciò giustifica l’interesse verso lo sviluppo di nuove tecniche e/o processi di depurazione che siano più efficienti dal punto di vista tecnologico e/o più sostenibili dal punto di vista economico e socio-ambientale.


 Redazione (foto Tuttogargano)

 

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