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18/07/2010

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PESCHICI ANNI QUARANTA

Clicca per Ingrandire “Peschici - paesino remoto della periferia del Regno d'Italia - è il luogo dove la storia si svolge, dal 1940 al ’46. Bianca, appena sposa, dopo aver vissuto a Roma, allorquando il marito, Gino, viene richiamato alle armi, si trasferisce insieme al figlio Paolo, di soli tre mesi, in casa della famiglia di Gino, a Peschici. Bianca racconta la vita semplice e dura scandita da folate di grecale, gli echi distanti della guerra mondiale, le evocazioni dell'India misteriosa trasmesse dal marito prigioniero degli inglesi. Dal mondo della protagonista, sospeso sui bastioni di un ultimo medioevo, riemergono sprazzi di colore e brani di vita sfumati dal tempo.”

E’ quanto si legge in quarta di copertina del libro di Paolo Labombarda “Venti di Grecale” (Albatros-il Filo Editore, collana Terre/Nuove voci, Roma 2009, € 16,50), puntiglioso affresco della provincia italiana, la più periferica, nel pieno della seconda guerra mondiale. Ma anche se il conflitto non fosse mai avvenuto, la condizione di paese isolato, lontanissimo da “civiltà” e “progresso” metropolitani, sarebbe stata la stessa. Eppure, al suo interno - lo si evince dalla lettura, mai monotona, mai discordante da quelle che erano le autentiche cifre di un vissuto stento e difficile - civiltà e progresso eccellono nell’anima dei protagonisti, nelle profondità di cuori semplici e modesti, legati a filo doppio con le tradizioni, le costumanze, gli usi e le abitudini di una cultura informata al mondo contadino.

Diretta testimonianza di una quotidianità reale e concretamente avviluppata a ritmi esistenziali quasi da Medioevo, il testo non lascia nulla al fantastico, all’improvvisazione, all’astratto. Segue un piano narrativo - che fa tesoro di esperienze tangibili e percepibili da chi quell’epoca ha conosciuto - ispirato al principio della saga, la quale non si realizza appieno soltanto perché i protagonisti a un certo punto abbandonano il luogo in cui si sono rifugiati per tornare nella loro nicchia primigenia. Tuttavia, una sorta di appendice temporale sfiora l’epopea accennando al futuro di tanti di quei protagonisti che costellano la storia.

Una storia ricca di particolari, ridondante di riferimenti ed episodi, anche i più inconfessabili nel rispetto di antichi pudori, e di emozioni e sentimenti, anche i più segreti. La storia di una famiglia ancora presente sul territorio, nota ai più e radicata nel tessuto sociale come edera a faggio. Uno spaccato di vita intorno al quale orbitano tante altre vite, tanti altri personaggi, tante altre situazioni, ormai naufragati nell’oceano della memoria dimenticata. Risorgono, invece, nel libro, effetto di una voluta precisa testarda volontà di rendere noti eventi e consuetudini, vicende e avvenimenti lontani migliaia di anni-luce. E senza ombra di polemica, senza indulgere alla nostalgia, solo per il desiderio di raccontare.

L’autore, Paolo Labombarda, alla sua opera prima, romano di nascita, laureato in Ingegneria Elettronica e Ingegneria Aerospaziale, svolge attività professionali nei settori dei sistemi di difesa e informativi, dell'editoria informatica, dello sviluppo d'impresa. Iscritto all'ordine degli ingegneri, consulente d'impresa, è docente all'Università degli Studi di Tor Vergata. Ha due figli e almeno due passioni: la vela e la campagna. Il Vento e gli Ulivi. Elementi che ne definiscono l’esistenza all’insegna degli spazi ampi, della natura goduta fino in fondo, e amata, e apprezzata, e rispettata. Parametri “condicio sine qua non”, un vincolo irrinunciabile che proviene da dna ben definiti, avvincigliati a mare e terra, e alla loro munificenza e generosità nel donare, nel venire incontro a indigenze e bisogni, ristrettezze e privazioni. Cifre di un vissuto che ha conosciuto urgenze e “domani” imperscrutabili, oscuri, da cui comunque ha saputo uscire, un po’ per fortuna, un po’ per personali capacità.

Un libro da non perdere, insomma, per restituire agli anziani quanto la memoria abbia loro depauperato e ai giovani un termine di confronto tra quanto attraversato dai loro avi più diretti - i nonni - e ciò di cui godono oggi, molte volte irresponsabilmente o inconsapevolmente. Un libro che pizzica le corde della tristezza alternata a istanti di gaiezza, che non si concede a malinconie intergenerazionali e argomenta con fredda, chirurgica analisi un universo perduto nelle nebbie ultradecennali di un tempo che, fortunatamente, non ritorna.

Piero Giannini


NB. Il libro sarà presentato giovedì 22 luglio, alle 21, nella Sala Consiliare del Comune di Peschici, alla presenza dell’autore, del locale assessore alla Cultura, della relatrice Menuccia Fontana (Italia Nostra-Gargano) e con la collaborazione di Camilla Tavaglione (voce narrante) e Rocco Tavaglione (musico).

 Redazione

 

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