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01/06/2010

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ALTALENE DI EMOZIONI NEGATE

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Osservo incuriosito e divertito l’avvocato del Comune di Vieste mentre raccoglie nel parcheggio hard di “Sotto il Ponte” preservativi usati, fazzoletti, bottiglie vuote di vino e spumante! Quand’eravamo fanciulli io e Giorgio (ma non stavamo nella stessa macchina) raccoglievamo il tutto in sacchetti di plastica, dimenticati nelle macchine, che i nostri genitori, infastiditi dalla vista e dal cattivo odore, buttavano nel bidone dell’immondizia.

E’ sabato 29 maggio. M’interrogo sul danno ambientale e d’immagine che Vieste ha subìto col primo incendio della stagione. Penso a tutti gli sforzi messi in atto dagli imprenditori locali, improvvisamente svaniti di fronte all’ennesimo evento, probabilmente doloso, mostrato ai telespettatori del Tg3. Studio i programmi dell’associazione Mate. Non è mia intenzione ricoprire ruoli nella nascenda associazione politica né tantomeno candidarmi in una Lista Civica. Offro le mie capacità di lettura del territorio a coloro che vogliano dedicarsi attivamente alla vita politica di questo paese. Dopo l’analisi del territorio, è mio interesse occuparmi di turismo e ambiente al di fuori del Consiglio Comunale e in chiave propositiva.

Sono migliaia gli abusi edilizi commessi a Vieste e poi condonati con Leggi dello Stato. E’ arbitrario, delirante e farneticante - posizione che può essere portata avanti soltanto da coloro che si nascondono nella fogna dell’anonimato e non hanno mai dato un contributo a questa società - giudicare i figli di coloro che commisero reati ambientali, poi condonati, oggi impegnati nella tutela dell’ambiente e dello sviluppo sostenibile. Ho chiesto, con documenti pubblici che molti non si sogneranno mai di scrivere firmati col mio nome e cognome, l’abbattimento di costruzioni e recinzioni abusive con esplicito riferimento a luoghi e persone.

I condoni edilizi sono deleteri per l’ambiente e per le finanze comunali dissanguate dalle opere primarie di urbanizzazione. La logica del condono edilizio va combattuta, anche in maniera durissima, con gli strumenti della democrazia, all’interno di essa, nei luoghi deputati a ciò, alla luce del sole. Nel momento in cui il Parlamento dello Stato decide di condonare i reati ambientali, è mio dovere di cittadino rispettare la Legge dello Stato, anche se non condivisa. Soltanto una logica eversiva e camuffata nella merda dell’anonimato può negare le regole dello Stato.

La Costituzione dispone che la Repubblica “tutela il paesaggio ed il patrimonio storico e artistico della Nazione”. La Convenzione Europea del Paesaggio sin dal suo Preambolo afferma che “il paesaggio svolge importanti funzioni di interesse generale, sul piano culturale, ecologico, ambientale e sociale e costituisce una risorsa favorevole all’attività economica, e che, se salvaguardato, gestito e pianificato in modo adeguato, può contribuire alla creazione di posti di lavoro”.

E’ innegabile la correlazione positiva fra paesaggio e turismo, anche per la tipologia di turismo balneare di massa per il quale il tema del paesaggio ha una rilevanza minore rispetto a turismi più sofisticati, questi ultimi più legati al paesaggio e in continua ricerca della componente emotiva ed esperienziale di un luogo (storico-culturale, naturalistico, archeologico, agrituristico). La tutela del paesaggio è uno strumento di qualificazione turistica per lo sviluppo sostenibile di tutte le destinazioni turistiche, anche per quelle destinazioni il cui fattore principale di successo non è sicuramente la qualità ambientale del paesaggio.

La percezione che il turista ha di un luogo non omologato, diverso e differenziato rispetto ad altri, è fondamentale per ripetere l’esperienza turistica e tornare nel territorio visitato. Quanto detto è tanto più vero nelle società dell’immagine e della comunicazione che si basano sulla percezione di un luogo. I punti di accesso alle località turistiche rappresentano la carta d’identità di un luogo. Altrettanta importanza merita la qualità delle infrastrutture stradali sempre meno integrate nel paesaggio. Il traffico, i retrospiaggia, le aree marginali, la presenza di barriere architettoniche, la qualità urbana (pianificazione urbanistica, spazi verdi, mobilità sostenibile) sono gli altri elementi che hanno grande peso sulla qualità della vista paesaggistica.

La visione del mare, la visione del centro storico, sono elementi importantissimi per lo sviluppo di una località turistica. Ci sono paesi attentissimi al punto di vista “Internet” (Google Earth). A massacrare l’immagine dei luoghi sono molto spesso “singole iniziative legate a interessi personali, ad esempio l’abusivismo, l’uso di un colore improbabile a un tetto disarmonico, palazzine moderne accanto a borghi medievali, consumo del suolo legato a speculazioni edilizie”. Sono sempre di più le costruzioni che ostacolano la vista del centro storico, degli scorci dei paesi o del paesaggio costiero.

Le bellezze naturali e costruite sono sempre più recintate e circondate dal brutto, ridotte a oasi “timide” di fronte alle colate di cemento. Relitti sopravvissuti alla distruzione di patrimoni una volta più vasti. Ma la bellezza ghettizzata è la negazione del diritto al paesaggio. La sua privatizzazione, la prevaricazione dell’interesse privato su quello pubblico, lo sfruttamento privato è negazione dei diritti collettivi.

Quando si visita un territorio si mette in moto un’altalena di emozioni. Il diritto di poterlo fare molto spesso è negato.

Lazzaro Santoro

 Redazione

 

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