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21/05/2010

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“QUANDO FELLINI MI DISSE…”

Clicca per Ingrandire Al francese Thierry Gentet piacciono le storie italiane. Nel 2007, "Les Chanteurs de Carpino", nel 2010 "La vita, un lungo viaggio in treno" (documentario 53’), una coproduzione Mira Productions, France 3 Corse / Via Stella col sostegno di Région Midi-Pyrénées, Centre national du cinéma et de l’image animée, Apulia Film Commission.

È il ritratto di Ferruccio Castronuovo, testimone dell'epoca d'oro del cinema italiano negli anni dal 1960 al 1980. Il suo percorso di cineasta gli permise di affiancare i più grandi cineasti italiani del suo tempo, in particolar modo Federico Fellini, col quale collaborò per più di dodici anni. Ferruccio Castronuovo è la memoria vivente di un tempo in cui il cinema mediterraneo, attorno all'Italia, imperava sulla settima arte. L’itinerario, fuori dal comune, di Ferruccio Castronuovo meritava di diventare l’oggetto di un film documentario.

A ciò si è dedicato il regista Thierry Gentet con “La vita, un lungo viaggio in treno”, un affresco di 52 minuti, sensibile e imbevuto di poesia. Ultimato a fine febbraio 2010, è stato trasmesso il 23 marzo scorso su Via Stella/France 3 Corse, in anteprima del programma culturale Orizzonti. Il film, coprodotto da France 3 Corsica, sostenuto da Regione Midi-Pyrénées, Centro nazionale del cinema e dell’immagine animata, nonché Apulia Film commission, sarà presentato a Bari, mercoledì 26 maggio, alle 18, nella sala cinema del Cineporto di Bari, in presenza del regista e di Ferruccio Castronuovo stesso.

IL PRIMO INCONTRO CON FELLINI = Tutto cominciò con una telefonata. Era un venerdí pomeriggio. Qualcuno mi chiamò per chiedermi: “Se sei libero lunedí, vai a Cinecittà. Fellini ti vuole conoscere. Devi lavorare sul Casanova”. Ho pensato a uno scherzo: forse il tipo della chiamata sapeva quanto mi piaceva Fellini! Veramente, non ho dormito per tutto il fine settimana.

Il lunedí mattina mi recai a Cinecittà. Mi portarono vicino a Fellini.
Mi guardai attorno. Fellini mi vide e mi disse: “Stai attento, sono io che faccio il film, tu fai il resto!” Era l’inizio del rapporto con Federico. Avevo una piccola équipe 16 mm. Lavoravo sempre. Alla fine della prima settimana, Fellini venne a vedere ciò che avevo girato. Io l’avevo già visto buttare immagini che non gli piacevano.

Mi dissi: se succede una cosa simile per me, è tutto finito. Invece, guardò le mie e mi chiese: “Dove stavi quando hai girato questo?” Non aveva capito dove stavo, anche perché mi ero nascosto per riprendere. Il mio lavoro gli era piaciuto. Alla fine si girò verso di me e mi disse: “Ferruccio, da questo momento in poi, sei il solo ammesso sul mio set”.

 Magazine CFF

 

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