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02/05/2008

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POPOLARE INGEGNERIA ARTIGIANALE APPLICATA ALLA PESCA

Clicca per Ingrandire Un piccolo miracolo scaturito dalla ingegnosa artigianalità popolare. Un agglomerato intreccio di pali, assi, argani, carrucole, corde e fili di ferro predisposti in modo intelligente per effettuare la pesca. Una specie di enorme bilancia abbarbicata sulle rocce, protesa sul mare, munita di una enorme rete che viene calata in acqua in modo che il lato verso terra rimanga un palmo sul pelo dell’acqua, mentre l'opposto viene adagiato fino a toccare il fondo.
Una persona di guardia, appollaiata in bilico su una delle lunghe antenne, avvisava i colleghi addetti agli argani appena il branco di pesci raggiungeva il centro della rete. Allora bisognava issarla mediante lunghe funi collegate alla stessa, da una parte, e fissate agli argani dall’altra. Bisognava agire con la massima sveltezza onde evitare la dispersione del branco in quanto, una volta raggiunto il lato più alto del livello del mare, i pesci tornano fulmineamente indietro cercando la fuga ed evitando la cattura. Quando si riusciva ad alzare la rete in tempo, avveniva la raccolta mediante il “guadino” (evidenziato nella foto), una rete di forma conica attaccata a un cerchio metallico fissato a una estremità di un lungo manico di legno (vedi foto), mentre l’estremità opposta veniva retta dall’impalcatura del trabucco. Il “guadino” veniva “guidato” sia dal “balichetto” che da una lunga fune (fissata prima del cerchio) collegata a una carrucola predisposta a una certa altezza, mentre l’altro capo veniva guidato a mano da uno dei pescatori che agiva sul palco.
Oltre sessanta anni fa non esistevano strade adeguate, l’unica via celere era quella marittima. Per raggiungere il trabucco di punta Gusmai - il primo e il più lontano - bisognava percorrere impervie mulattiere e scoscesi sentieri, impiegando diverse ore di saliscendi. Quando la pesca era copiosa - il che avveniva spesso - si issava un drappo in cima a un palo che segnalava agli addetti, in Peschici, di ritirare, via mare, il pescato.
Chi scrive ricorda benissimo le tante avventure trascorse al trabucco, quando il pescato mediocre, non convenendo mandarlo a Peschici, si barattava con ortaggi, frutta, uova e verdure dei vicini ortolani di Vieste o con l’azienda delle Marine. Pochi anni dopo, nel 1940, Michelino Rauzino (alias Giosaffatte) muratore di Peschici e gestore dello stesso trabucco con la collaborazione di Marino (alias Chiano Chiano) costruirono un rivoluzionario sistema per accorciare i tempi di sollevamento della rete: un enorme gabbione di pali colmo di grossi macigni, posto a una certa altezza, collegato a una robusta carrucola con un cavo d’acciaio. Quando veniva sganciato, precipitando giù, consentiva il sollevamento della rete in pochi secondi.
Di queste ingegnose macchine da pesca ne restano solo sei o sette funzionanti, ormai diventate risorse naturali e turistiche essendo state trasformate in ristoranti tipici e tutelate dal Parco Nazionale del Gargano. = GIUSEPPE RAUZINO

 Redazione

 

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