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02/05/2008

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Ricordando “I CENTO PASSI” di Peppino Impastato

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«Questo non è un film sulla mafia piuttosto un film sull’energia, sulla voglia di costruire, sull’immaginazione e la felicità di un gruppo di ragazzi che hanno osato guardare il cielo e sfidare il mondo nell’illusione di cambiarlo. È un film sul conflitto familiare, sull’amore e la disillusione, sulla vergogna di appar-tenere allo stesso sangue. È un film su ciò che di buono i ragazzi del ’68 sono riusciti a fare, sulle loro utopie, sul loro coraggio. Se oggi la Sicilia è cambiata e nessuno può fingere che la mafia non esista, ma questo non riguarda solo i siciliani, molto si deve all’esempio di persone come Peppino, alla loro fantasia, al loro dolore, alla loro allegra disobbedienza.» = marco tullio giordana (Cinematografo 2007) = Una svolta in campo radiofonico… una svolta data da Peppino Impastato, giovane alle prese con la lotta contro la “Famiglia”, a cominciare dalla sua, intrisa di mafiosità. Un ragazzo coraggioso che con l’aiuto degli amici fonda la mitica "Radio OUT", una radio libera dove il gruppo esterna i propri pensieri sulla mafia, sul suo modo di agire senza scrupoli, senza pietà, nonostante ostenti “piena devozione” alla religione.
Peppino, ancora ragazzino, rimane colpito dalla morte dello zio. Crescendo capisce che l’artefice di questa morte è la mafia, “una montagna di m…. “, per lui. Sa che con le sue sole forze potrebbe non farcela, ma non demorde, si dà ancora più forza. Sa che tramite la radio la gente lo ascolterà senza uscire allo scoperto. Attira il suo modo simpatico, convincente, travolgente di modificare versi famosi della Divina Commedia con parole contro la mafia, il suo concetto distorto di famiglia e le istituzioni colluse. Il bersaglio preferito diventa “zio” Tano, denominato “Tano Seduto”! E’ Tano Badalamenti, la cui casa dista cento passi dalla sua.
Purtroppo dopo vari inviti di chiudere la radio e diversi avvertimenti di concludere le sue “farse”, gli muore il padre e poco dopo, nel 1978, muore anche lui, massacrato a calci e fatto esplodere col tritolo sui binari ferroviari. La morte viene spacciata per suicidio sfruttando u-na frase da lui scritta in un momento di debolezza ("voglio farla finita con la politica e con la vita!"), ma il giorno dei funerali, dopo l’ultimo appello trasmesso dalla “sua” radio, una folla di gente vi partecipa. E il funerale diventa un'autentica manifestazione contro la mafia, in onore di Peppino Impastato, della sua forza spirituale e la sua voglia di lottare!
Una vicenda toccante, in cui non c’è definizione per la mafia… Non c’è definizione per questa gente che prega giorno e notte, non per i propri peccati ma, forse, per sperare nell’aiuto del Signore e far “cessare” la vita della “povera”, “stupida” gente che osa mettersi contro la “Famiglia”, così come ha fatto Peppino.
Che senso ha chiedere a un mafioso un pezzo di pane e, nel momento in cui non si è in grado di restituirlo, essere condannati a morire? Mafiosi, avete bisogno di soldi? Ci sono le banche, rapinatele o rilevatele, perché no? Ma queste cose, non vi fanno onore! Volete rispetto, è questo che pretendete? Beh, non lo meritate!
Siamo certi che la morte di Peppino Impastato è causata da paura, paura di perdere. Perché, se valutiamo ciò che dice “Tano Seduto” - le parole di Radio OUT “da un orecchio entrano e dall’altro escono” -non c’è motivo di ammazzare un giovane. La mafia è numerosa, Peppino solo. Ci rendiamo conto che le parole feriscono più di un uomo gettato nell’acido o sparato in tre punti. Sì, anche la mafia ha i suoi punti deboli! Non affronta le difficoltà, le “elimina”.
Sappiamo che queste righe valgono poco e anche se venissero lette da un mafioso gli scivolerebbero fra le dita come una canzone poco orecchiabile, stonata. Ma il 15 marzo, a Bari, c’è stata una grande manifestazione contro la “signora Paura” in memoria di tutte le sue vittime. Non siamo stati lì fisicamente, ma il nostro pensiero quel giorno è corso lì e ci è sembrato di ascoltare quei tanti nomi di vittime della mafia, scanditi forte, che volevano farsi sentire! =
MARIA LIBERA RAGNI

 Redazione

 

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