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04/04/2010

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LA FORZA DI CAMBIARE LE COSE

Clicca per Ingrandire Oscar Wilde ha detto: “La vita di Cristo è il più meraviglioso dei poemi”. Nella Settimana Santa, attraverso riti suggestivi, abbiamo rivissuto questo meraviglioso poema d’amore! E anche attraverso i brani delle letture di oggi ci accorgiamo che la straordinaria storia d’amore iniziata il giorno della Risurrezione di Cristo, ha sconvolto non solo la vita delle donne giunte al sepolcro, o dei discepoli sulla strada di Emmaus, ma anche quella di milioni di persone che hanno permesso a Cristo di camminare accanto a loro. È ancora Oscar Wilde a scrivere: “Il fascino di Cristo consiste nel fatto che Egli è del tutto simile ad un’opera d’arte.

“Egli non insegna precisamente nulla a nessuno, ma nel giungere alla sua presenza si diventa qualche cosa. E ognuno è predestinato a trovarsi alla sua presenza. Una volta almeno nella vita, ognuno di noi cammina insieme a Cristo verso Emmaus”. È proprio vero che dall’incontro con Cristo si esce trasformati. “Cercate le cose di lassù, dove è Cristo” (Colossesi 3,1). “Togliete via il lievito vecchio, per essere pasta nuova” (1 Corinzi 5,6). Non è possibile evitarlo per tutta la vita. Prima o poi la nostra strada si incrocia con la sua. E si ripete l’esperienza di Pietro, di Paolo, di Maria di Magdala, degli Apostoli, dei discepoli di Emmaus.

Nella loro vita rifiorisce la speranza. Ecco la speranza di Pasqua! Charles Peguy ha scritto: “La cosa più difficile del mondo non è neanche credere, perché pure i demoni credono; la cosa più difficile del mondo è sperare”. Pasqua è la festa della speranza! A Pasqua noi celebriamo la nostra speranza. Al Cristo risorto chiediamo di aiutarci a sperare con gioia, a sperare di cambiare noi stessi; sperare di cambiare la realtà, sperare di crescere in umanità, perché questo è il vero progresso! Mons. Tonino Bello diceva: “Speranza significa forza di rinnovare il mondo. Forza di cambiare le cose. Nonostante tutto”.

È proprio nella tomba di Cristo che nasce la speranza! Il mondo può cambiare se non si allontana da Cristo! Il mistero centrale del cristianesimo senza il quale “il nostro messaggio è vuoto e vuota è la nostra fede” (Paolo ai Corinzi), è meditato e celebrato nella Pasqua cristiana. Il messaggio pasquale di Matteo (28,1- lo) è articolato in due riflessioni. La prima presenta l’episodio apologetico delle guardie e delle donne al sepolcro che incarnano il rifiuto e l’adesione, poi verificano direttamente la realtà della Pasqua di Cristo. La seconda riflessione è solenne e grandiosa nei suoi contenuti: in un’apparizione-testamento Gesù affida alla sua Chiesa la missione di salvezza attraverso l’annuncio e il battesimo.

Nel brano di Matteo si opera una divisione: Gesù accolto dai giusti e dagli estranei (1, 1-25; 2, 1-23) ma è rifiutato e perseguitato dai Giudei. Risalta l’insanabile rottura tra la Chiesa e la Sinagoga testimoniata ripetutamente da Matteo. Ma il brano del Vangelo si trasforma in un racconto teologico dominato da una teofania attorno a cui sono collocati i due personaggi-tipo, il nemico di Dio e il fedele. I nemici di Dio sono i soldati, spettatori affannati e corrotti che cercano di bloccare la Vita che il Cristo ha in sé e che vuole effondere nel cosmo e nell’umanità.

I “credenti” sono rappresentati dalle donne, testimoni ininterrotti della vicenda “morte e risurrezione”. La Pasqua è cardine della fede cristiana, è invito a riscoprire il “nuovo senso” della storia e dell’essere. Il passaggio reale e dirompente della divinità nella realtà del mondo e dell’umanità, diventa fonte di ordine, di armonia, di consistenza.

L’itinerario umano non è più un fiume dalle spire assurde incamminato verso l’estuario del nulla, ma è una faticosa e luminosa crescita verso il Regno di Dio in cui “Dio sarà tutto in tutti”. Lamartine scrive: “Quando l’avvenire non ha più fascino che faccia desiderare il domani e l’amarezza delle lacrime è il solo gusto del nostro pane, è allora che la tua salvezza si eleva nel silenzio del mio cuore e la tua mano, mio Dio, solleva il peso ghiacciato del mio dolore”.

Attorno al mistero pasquale si sviluppano due reazioni: quella della sonnolenza o ipocrisia di guardie e di capi del popolo e quella viva e missionaria dei semplici e dei puri di cuore, delle donne che seguirono Gesù. Bisogna ritrovare la freschezza di quelle donne, di Pietro e di Paolo ed essere testimoni percorsi da questa novità, pronti ad indicare al mondo l’avvenire nuovo e migliore inaugurato da Cristo. La Pasqua ha una ridondanza etica ed esistenziale. La malizia e la perversità sono qualità dell’uomo pre-pasquale. Cristo “morendo ha distrutti la morte e risorgendo ci ha donato la vita”. Vita che deve espandersi in amore, è il canto dell’uomo nuovo.

Franco Camaggio


 quotidianopuglia.it (foto

 

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