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14/03/2010

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COME POLVERE O NEBBIA

Clicca per Ingrandire Il cliché è rodato, funziona e pertanto bisogna darci sotto con decisione. E’ vero, le ciambelle non sempre riescono tutte col buco e talvolta l’esagerazione degenera in un autentico pasticcio. Ma il gioco vale l’impresa. Sollevare il polverone, per creare il diversivo. Parlare e far parlare d’altro per spostare l’attenzione dal vero “centro operativo” del momento. Abbaiare alla luna, mentre la volpe fa razzia nel pollaio.

La canea sull’ammissione della lista nel Lazio è tutta polvere o nebbia. E che riguardi una candidata di nome Polverini è solo una simpatica coincidenza. Il braccio di ferro, tutto interno al Pdl, è all’origine della frittata procedurale e organizzativa. Ma la rapidità e la fretta di dar vita a una forzatura istituzionale senza precedenti, la dice lunga sulle reali strategie di una reazione scomposta, arrogante e solo in apparenza improduttiva.

Il brogliaccio della sceneggiatura non cambia. Assalto, sorpresa, ferita, vittima e capro espiatorio sono il mix per far fumo sul palcoscenico e allontanare gli scomodi protagonisti, che stanno mettendo a rischio l’indice di gradimento di una compagine messa a dura prova da una recitazione sempre più difficile e sempre meno convincente.

Da qualche settimana non si parla più della vicenda Bertolaso e degli scandali della Protezione Civile. Scomparsi dalle cronache e dai commenti, mentre i listini Formigoni e Polverini erano riammessi, senza dover fare ricorso all’improbabile normativa del “decreto interpretativo”. A testimonianza della sua inutilità e della furbesca accelerazione impressa alla sua irrituale approvazione. La volpe ha cambiato angolo, da quello difensivo di un colpevole imbarazzo, a quello più pietoso e aggressivo accerchiato da cattivi cacciatori.

Era già successo con lo spinoso caso D’Addario (foto del titolo, di... spalle; ndr), Noemi e compagnia bella, opportunamente reso evanescente dall’improvviso sfregio da guglia ambrogina. Un increscioso episodio che anche in quell’occasione mise in evidenza una stupefacente imperizia. Quella delle guardie del corpo del Cavaliere, che consentirono l’incauta esposizione del protetto sul predellino dell’auto, dopo la sorprendente aggressione con la riproduzione-ricordo del Duomo di Milano.

Lo schermo delle liste questa volta tornava funzionale al varo del “legittimo impedimento”. Un provvedimento che suscita non poche perplessità nel Presidente della Repubblica, che dovrebbe firmarne la promulgazione. Creare enfasi sull’incerta firma del decreto salva-liste, poteva tornare utile a rendere più scorrevole l’iter dell’altro più interessante pacchetto normativo.

Da questo angolo visuale assume ben altre tonalità la pronta firma del presidente Napolitano in calce a un decreto dalle evidenti “gambe corte”. La sovraesposizione mediatica dell’atto presidenziale e i numerosi riflessi critici a cui è stato sottoposto, pone oggi il Capo dello Stato in una posizione decisamente guardinga nei confronti della firma più attesa. Forse è per questo che la tensione si taglia con il coltello e il Cavaliere non trova di meglio che alludere a oscuri complotti e disegni ben congegnati.

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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