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06/03/2010

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LUCERA: ARTIGIANI E LAVORO NERO

Clicca per Ingrandire “Il lavoro nero non uccide, ma a Lucera fa più vittime delle morti bianche. Siamo stanchi di doverci indebitare, di investire denaro e sudore per qualificare il nostro mestiere, per poi vederci sottrarre il pane dai doppiolavoristi che lontani da ogni regola e controllo si svendono senza qualità a prezzi che uccidono il mercato e fanno annaspare le nostre famiglie”. E’ Giancarlo, idraulico lucerino, a esprimere tutta l’amarezza del neonato Coordinamento Artigiani di Lucera. Sono in 20, ma stanno raccogliendo nuove adesioni, e in questi giorni hanno deciso di costituirsi in associazione.

“Il nostro è un problema che tutti i veri artigiani di Lucera e della provincia sentono moltissimo - hanno spiegato - per questo vogliamo crescere numericamente e sviluppare la nostra azione con le proposte, non solo con la protesta”. Hanno chiesto e ottenuto un incontro con Michele Salatto che li ha incontrati a Lucera. “Quello che posso fare fin d’ora - ha dichiarato il candidato al Consiglio regionale nelle file del Pd - è darvi assistenza nel percorso che avete avuto il coraggio e l’intelligenza di cominciare. L’idea dell’associazione, però, credo sia solo il primo passo. Se davvero intendete affrontare in modo maturo la crisi, allora dovreste valutare l’idea di creare una cooperativa, di consorziare le vostre risorse e le competenze che esprimete.

“I doppiolavoristi - ha continuato - non potranno mai essere competitivi, né sottrarvi ingiustamente il lavoro, se vi mettete insieme, ampliando e specializzando la vostra offerta di servizi, abbattendo i costi che ora ciascuno di voi deve sostenere singolarmente per dotarsi di strumenti, per promuoversi sul mercato. Unendovi avrete anche un maggiore impatto nella vostra denuncia contro il lavoro nero, il sommerso, la sottocultura di chi vuole fare il furbo e si svende”. Nel corso dell’incontro, Salatto ha proposto al Coordinamento Artigiani di Lucera di trasformarsi in soggetto attivo, proponendo a sindacati, organismi di controllo e istituzioni una propria piattaforma programmatica per il rilancio delle piccole e medie aziende artigiane a Lucera e in Provincia.

“Lucera sconta una crisi lunga 30 anni - ha spiegato, - un lasso di tempo che non è stato sufficiente a realizzare un Piano per gli Insediamenti Produttivi. E’ una città meravigliosa, potenzialmente una locomotiva di sviluppo, dove ho insegnato per 14 anni. Per questo conosco i problemi relativi agli strumenti urbanistici mai decollati, dal Piano Urbanistico Generale al Piano Particolareggiato per il Centro Storico. Unirsi per rivendicare con più forza l’attuazione di questi strumenti significa battersi affinché gli artigiani lucerini possano lavorare qui, dando un contributo essenziale al rilancio della riqualificazione edilizia e all’uscita da una crisi occupazionale che a Lucera riguarda circa un terzo della popolazione attiva”.

A Lucera, secondo i dati del locale Centro Territoriale per l’Impiego, negli ultimi 5 anni disoccupazione e precarietà hanno riguardato una media di 8mila lucerini in età lavorativa. Il mondo dell’artigianato, nel centro svevo, da oltre 30 anni chiede sia realizzato un Piano per gli Insediamenti Produttivi, un’area diversa da quella vetusta e senza servizi che giace nel degrado nella zona di Pezza del Lago. Nell’ultima relazione della Camera del Lavoro di Lucera, si evidenzia come l’attuazione del Pip sia fondamentale per dare nuovi sbocchi all’artigianato, permettendo alle piccole e medie aziende di lavorare fuori dal centro cittadino, in capannoni ampi e funzionali, in modo da ammortizzare gli investimenti, fare formazione e usufruire degli incentivi previsti per chi assume giovani lavoratori.

L’assenza di un Piano Regolatore Generale e di strumenti urbanistici di riqualificazione del centro storico ha reso asfittico, riducendolo ai minimi termini, il mercato delle ristrutturazioni. Nessun investimento nell’ecoedilizia e nelle bioarchitetture. Per questo motivo proviene dal mondo dell’artigianato una buona parte delle 500 persone che mediamente, ogni anno, lasciano Lucera. Un dato che, dal punto di vista demografico, ha bloccato la crescita della città nonostante i continui flussi in entrata di immigrati e nuclei familiari delle aree montane circostanti.


 Comunicato

 

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