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26/02/2010

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CARPINO: RIAPRE IL PALAZZO BARONALE. ERA ORA!

Clicca per Ingrandire Il 17 marzo il Comune di Carpino, in collaborazione con l'Associazione Culturale "Carpino Folk Festival" inaugurerà il locale Palazzo Baronale. Grazie agli interventi di recupero e restauro voluti da Parco Nazionale del Gargano e Amministrazione comunale il Palazzo Baronale, che costituisce uno dei pochi monumenti del Paese, torna dopo molti lustri a far parlare di sé. Per l'occasione, sarà inaugurato il Centro Culturale “Andrea Sacco”.

Il Palazzo Baronale, rimaneggiato più volte, coi torrioni scapezzati e oscene superfetazioni che ne hanno irrimediabilmente deturpato il primitivo assetto architettonico, sembrava condannato a un inglorioso trapasso di memoria. Crepe profonde, lesioni multiple e diffusa corrosione delle murature avevano sempre più indebolito la massiccia mole dell'antico edificio. Grazie agli interventi di recupero e restauro con l'utilizzo dei fondi europei del PIS 15 "Territorio, cultura e ambiente nel Gargano", il Palazzo Baronale torna dopo molti lustri a far parlare di sé.

Per l'inaugurazione, il Comune ha deciso di dedicare una giornata di festeggiamenti in cui si alterneranno un convegno e uno spettacolo musicale, proiezioni cinematografiche e danze in modo da valorizzare tutta la gamma funzionale del Palazzo secondo il programma (-abbozzo) che segue:

- Incontro delle istituzioni con stampa e pubblico
- Taglio del nastro
- Convegno "......"
- Proiezione filmati di Andrea Sacco
- Concerto finale dei Cantori di Carpino e Antonio Piccininno, coi musicisti che ripropongono Andrea Sacco
- Buffet finale.



LE SCHEDE

PALAZZO BARONE - La Storia = Allo stato attuale delle conoscenze, è difficile assegnare una precisa datazione all'origine dell’edificio. Dall'esame degli archivi comunali non è possibile avere un riferimento cronologico. Allora si è proceduto con un'analisti architettonica di decorazioni e fregi dei prospetti principali del palazzo. Da tale analisi si evince che l'edificio è stato realizzato nel periodo post-classico. Quindi la costruzione sembra collocarsi nel periodo di tempo nel quale la famiglia Varga-Cussavagallo (circa 1700-1748) possedeva il feudo di Carpino, anche se non è da escludere un riadattamento ai gusti dell'epoca di un edificio già esistente.

Ultimi feudatari, ai quali appartenne l'edificio, furono i principi Brancaccio di Carpino fino all'eversione del feudalesimo decretata nel Decennio francese (1800). Col fascismo il Palazzo divenne Casa del Fascio, successivamente centro Onmi (Opera nazionale maternità e infanzia - 1925) e quindi centro per i reduci di guerra. L'ultima sua utilizzazione fu quella di centrale Sip, la società di telecomunicazioni italiana inglobata di recente in Telecom. Proprio l'abbondante uso di cavi aveva profondamente deturpato le facciate e il palazzo era in completo stato di abbandono.

Le finalità odierne di Palazzo Barone - Fin dalle fasi di progettazione degli interventi di recupero e restauro, l'idea dell'Amministrazione Comunale di Carpino è stata quella di creare un centro di animazione culturale fruibile da visitatori e residenti, che consentisse in particolare la gestione strutturata del Folk Festival di Carpino. Dei giorni nostri l'intenzione di dare alla luce un Centro Culturale capace di valorizzare il patrimonio culturale immateriale del Gargano, che fosse dedicato alla memoria di Andrea Sacco.

L'uso di Palazzo Barone - Le attività fisse che ad oggi si prevedono di realizzare sono:
- una Sala Espositiva
- la Biblioteca Comunale rientrante nel sistema della Biblioteca provinciale "La Magna Capitana”
- la sede delle attività dell'Associazione Culturale Carpino Folk.


IL PATRIMONIO IMMATERIALE = Il Gargano è una terra meravigliosa: i suoi centri storici, la sacralità dei luoghi, le sorprendenti strade panoramiche lungo la costa, la natura selvaggia dell'affascinante entroterra, tra Foresta Umbra e Parco Nazionale: tutte qualità note al "villaggio globale", a testimonianza di una natura straordinariamente generosa e una spiritualità millenaria ma sempre molto presente. Ma vi sono altri aspetti che rendono il Gargano una terra unica, motivo di orgoglio per la Puglia e tutto il Paese prima ancora che motivo di competitività come destinazione turistica: le sue matrici culturali, che affondano le radici in un ricchissimo insieme di tradizioni che si rende necessario salvaguardare, tutelare, rivalutare, far conoscere e valorizzare.

Un luogo simbolico, quasi mitico, per le radici culturali dell'intera Capitanata è Carpino e i suoi cantori. Divenuto una sorta di santuario simbolico dell'«altra musica», nel quale vive una comunità capace di aver creato un linguaggio musicale originalissimo che, per le sue particolarità melodiche, ritmiche e timbriche, hanno incuriosito prima e affascinato dopo musicologi e ricercatori, Carpino si immerge in un tessuto folklorico, quello del Gargano, un tempo particolarmente ricco, perché terra marginale, non di passaggio e lontana dai grandi vettori di trasporto nord-sud e senza una particolare vocazione portuale e marittima.

Ciò che colpisce della musica tradizionale carpinese è soprattutto l'armonica simbiosi creata fra l'uso della voce e lo strumento principale di questa terra: la "chitarra battente". Suonata principalmente come armonizzazione ritmica e arricchita sui suoni gravi dalla "chitarra francese", fa da supporto e scenario sonoro alla voce, che si esalta in modi diversi, dal "canto di testa" al "canto lamentoso", al canto di accompagnamento al ballo lento. I quattro "modi" più usati dagli esecutori di serenate sono:

- alla "montanara" (alla maniera di Monte S. Angelo),
- alla "viestesana" (alla maniera di Vieste),
- alla "rodiana" e "rodianella" (alla maniera di Rodi Garganico).


ANDREA SACCO = Suonatore e interprete dei canti tradizionali carpinesi, sicuramente il patriarca dei Cantori di Carpino, la voce del Gargano fu Andrea Sacco. (Carpino, 10 ottobre 1911 - 17 marzo 2006). Uomo assolutamente fuori dal comune, ha partecipato a tutte le raccolte musicali effettuate sul Gargano e con la dolcezza della sua chitarra battente e la forza poetica delle sue parole ci ha tramandato i segreti della nostra terra, dall'amore per le donne alla fatica del campi. Un uomo che sfuggiva a ogni regola e ogni legge, arguto e imprevedibile, geniale e sregolato, come un vero artista e incantatore, come ogni uomo destinato al successo. E’ da cosniderarsi fra gli ultimi discendenti di una tradizione popolare fatta di suoni, sogni e fatiche spesso indescrivibili.

Biografia - Andrea Sacco è nato in una famiglia di cantatori e suonatori di musica tradizionale: tali erano infatti gli zii e suo fratello Rocco Antonio. La sua occupazione primaria è stata quella di contadino, fino alla campagna d'Africa, a causa della quale fu chiamato al fronte. Fatto prigioniero e trasferito in varie località, rimase assente dal suo paese natale e lontano dalla moglie per 13 anni. Rimpatriato, fu assunto come dipendente comunale col ruolo di messo. Ha vissuto gli ultimi anni della sua vita a letto, per le conseguenze di un'ischemia cerebrale.

Il suo talento come cantatore e suonatore è unanimemente riconosciuto. Un ruolo altrettanto grande gli è riconosciuto per la sua memoria che gli ha consentito, fino alla sua scomparsa, di essere depositario di centinaia di sonetti. Il più noto di questi è “Accomë j'eia fa' p'ama 'sta donnë”, impropriamente diffusa e conosciuta (grazie soprattutto alla versione della Nuova Compagnia di Canto Popolare) come “Tarantella del Gargano”.

La figura di Andrea Sacco è molto nota tra gli etnomusicologi che hanno operato negli anni Sessanta e Settanta. Il suo particolare virtuosismo nel cantare e suonare la chitarra battente è stato oggetto di numerosi studi e pubblicazioni. La prima ricerca documentata risale al 1966, opera di Roberto Leydi e Diego Carpitella, e si concluse con la pubblicazione di un suo brano sul disco “Folklore Musicale Italiano, vol. 3” e uno spettacolo di musica popolare (“Sentite buona gente”) al Teatro Piccolo di Milano. Stando alle dichiarazioni di Roberto De Simone, Andrea Sacco fu anche oggetto di una ricerca da lui condotta nel 1965 che condusse alla nota "Tarantella del Gargano", pubblicata sull'album "Lo Guarracino" dalla Nuova Compagnia di Canto Popolare. Tuttavia, sebbene la copertina interna dell'album riporti che il brano è stato raccolto a Carpino, il nome di Andrea Sacco non è comunque citato.

Negli anni Settanta, il gruppo Musicanova, di cui facevano parte, all'epoca, Eugenio Bennato, Teresa de Sio, Carlo d'Angiò e Robert Fix, si recò più volte a Carpino per documentare Andrea Sacco, Rocco Antonio Sacco, Rocco Di Mauro e altri depositari della musica tradizionale carpinese. Molte di quelle registrazioni furono rielaborate e pubblicate tanto da Musicanova quanto dai singoli componenti nelle loro carriere da solisti. Negli anni Ottanta sono documentate una serie di ricerche minori. Negli anni Novanta, ad opera di Salvatore Villani, è stata effettuata una nuova campagna di ricerche tesa alla pubblicazione di documenti originali, che sono confluiti nel cd "I cantatori e suonatori di Carpino" pubblicato dalla casa discografica "Nota", di Udine. Del 2005, infine, il libro biografico di Enrico Noviello "Andrea Sacco suona e canta - Storie di un suonatore e cantatore di Carpino".

 Assessorato Cultura Carpino

 

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