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15/02/2010

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ESTATE… IN VISTA

Clicca per Ingrandire Una quota non inferiore al 60 percento del territorio demaniale marittimo di ogni singolo Comune costiero è riservata “ad uso pubblico e alla libera balneazione” cita la legge regionale n. 17 del 23 giugno 2006. Dovrebbe quindi essere una buona fetta, quella maggiore, di ogni singola spiaggia della costa pugliese a essere libera da stabilimenti balneari. Ma non è così.

Prendiamo in considerazione le spiagge di Peschici, in particolare la “Marina”, la spiaggia più famosa su cui si affaccia il bianco paese. In questo periodo sono tronchi e rifiuti di ogni tipo, che le mareggiate invernali depositano sulla battigia, l’unico ostacolo a lunghe passeggiate nei pomeriggi assolati di questo angolo di paradiso. Nei mesi di giugno, luglio e agosto, invece, sono sdraio, lettini e ombrelloni, altamente razionalizzati per infilarci il maggior numero di villeggianti possibile. Il fatto che ci siano gli stabilimenti è forse un vantaggio, in quanto servizio ai turisti, ma - ed è quello su cui intendiamo soffermarci - che fine ha fatto la spiaggia libera, quel 60 percento di dorata e calda sabbia per tutti? C’è, ma è meno del 20!

La “quota pubblica” del 60 percento - continua la legge - va computata al netto della porzione di costa inutilizzabile e non fruibile ai fini della balneazione, di quella portuale e di quella ricadente nelle seguenti aree e relative fasce di rispetto: lame, foci di fiume o di torrenti o di corsi d’acqua, comunque classificati, canali alluvionali (nella “Marina” ci sono tre spiagge libere e parte di una delle tre è alla foce di uno dei canali; nda) a rischio di erosione in prossimità di falesie, aree archeologiche e di pertinenza di beni storici e ambientali. Nelle suddette zone demaniali è vietato il rilascio, il rinnovo e la variazione di concessione.

Se il Comune decide di destinare a “uso pubblico e libera balneazione” la quota minima del 60 percento del territorio demaniale marittimo, al netto della porzione di costa inutilizzabile, all’interno di questa zona potranno essere realizzate strutture classificate “spiaggia libera con servizi” (che però a Peschici non esistono), nella misura non superiore al 40 percento della zona stessa suddetta, ovvero il 24. Di conseguenza le spiagge libere, nel caso di attribuzione del suddetto 24, potranno occupare il 36 percento del demanio “utilizzabile”.

La restante parte del demanio (per una quota massima del 40 percento) è disponibile per ospitare lidi e stabilimenti balneari privati, con accesso a pagamento (o di pertinenza degli alberghi). Nonostante ciò, la percentuale, evidente dalla foto, è molto diversa. Inoltre, il maleodorante lezzo proveniente dall’acqua che ristagna alle spalle di una delle due aree libere della Marina, di sicuro non aiuta la permanenza di villeggianti in spiaggia, stipati come sardine. In tutto ciò non dimentichiamo la particolarità del Gargano, ovvero quella di essere un’oasi fatta di boschi, ormai in fumo, spiagge incontaminate e casupole orientaleggianti, quasi tutte abbattute.

Per Peschici e Vieste è stato il modello Rimini quello da seguire: hotel tutti uguali, ristoranti tutti uguali, lunghe fila di ombrelloni e lettini, ma anche qualche isolata eccellenza, che tiene alta la bandiera. Si è puntato ai grandi villaggi, ai residence e alle grandi Babilonia o alle palazzine in piena ZONA A del Parco del Gargano. Nonostante ciò il Gargano ha ancora molto da offrire, non tutto è poi così drasticamente perduto. E’ necessario comunque abbandonare il suddetto modello e puntare sulla qualità del servizio offerto che oggi, nella maggior parte dei casi, è pessimo e magari lasciare qualche spiaggia libera in più.

Domenico Ottaviano jr.

 Redazione

 

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