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15/02/2010

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LA RAI CHE NON CI PIACE
Clicca per Ingrandire E’ una Rai che non ci piace quella che mette “i braghettoni” della par condicio per cancellare il programma, già registrato e già inserito nel palinsesto, nel ricordo della figura di Vittorio Bachelet. Il servitore leale dello Stato assassinato trent’anni fa sulle scale dell’Università La Sapienza di Roma da un commando delle Brigate Rosse.

E’ una Rai che non ci piace quella che rinuncia a promuovere la memoria e, più o meno consapevolmente, colpisce ancora una volta a tradimento la dignità di una famiglia e l’orgoglio di un senso civico diffuso ripetutamente mortificato.

E’ una Rai che non ci piace quella che si autocensura nella celebrazione di modelli positivi per il Paese, ma lascia proliferare a ruota libera il trash, il pettegolezzo da quattro soldi e i cosiddetti “pollai” televisivi.

E’ una Rai che non ci piace quella che spegne il microfono al racconto pomeridiano di un affetto: di un figlio, prim’ancora che esponente di un partito politico. Ma lo lascia indecorosamente acceso, in seconda serata, alle risse verbali e alle intemperanze indecenti degli ospiti di “L’ultima parola”. L’ennesimo talk show di cui non si sentiva affatto bisogno, per dare spazio al nuovo vicedirettore di Raidue, il varesino Pierluigi Paragone.

E’ una Rai che non ci piace quella che, accecata da zelante miopia, fa ricadere sul ricordo dei padri i meriti dei figli. Considerandoli colpe! Paradossale che accada nel programma: “A sua immagine”.

E’ una Rai che non ci piace quella che addebita alla par condicio, strumentalmente, l’incapacità di cercare una soluzione. Di sostituire, per esempio, la presa diretta sull’on. Giovanni Bachelet, durante l’intervista sul padre, con immagini di repertorio. O magari di dar corpo alle sue parole su un gobbo scorrevole, stile i migliori Mixer di Giovanni Minoli.

E’ una Rai che non ci piace, ma è l’unica che abbiamo. Ci tocca difenderla!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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