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14/02/2010

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NELLA STORIA E NELL’ARTE “UN GIURAMENTO FATTO UN POCO PIU DA PRESSO”

Clicca per Ingrandire «Ma poi che cosa è un bacio?
Un giuramento fatto un poco più da presso,
un più preciso patto,
una confessione che sigillar si vuole,
un apostrofo rosa messo tra le parole t'amo.»
(Cyrano de Bergerac - Edmond Rostand)

Quando nasce il bacio? L’origine del bacio, a detta degli antropologi, risale alla preistoria, quando le nostre antenate per nutrire i loro piccoli sminuzzavano il cibo nella loro bocca prima di passarlo, attraverso una sorta di bacio alimentare, ai fantolini. Questa ipotesi è stata avanzata anche da Desmond Morris, il celebre etologo inglese autore di numerosi libri sul comportamento umano, che la elabora, precisando come le madri svezzavano i loro figli masticando il cibo e dandolo loro con un “bocca a bocca” che implicava una notevole quantità di pressioni reciproche della lingua e delle labbra. Un modo di nutrire i bambini simile a quello degli uccelli ci sembra oggi bizzarro ed estraneo, ma - scrive Morris nel libro "L'uomo e i suoi segreti" - la nostra specie l'ha probabilmente praticato per più di un milione di anni.

Gli amanti che si esplorano reciprocamente la bocca con la lingua ritroverebbero, quindi, il benessere arcaico e la sensazione di gratificazione e fiducia della nutrizione bocca a bocca. Questo, per il biologo, rafforzerebbe la loro confidenza e il loro legame. Anche secondo Freud, attraverso il bacio si recupera il soddisfacimento dell'oralità dell’infanzia. La bocca è il primo strumento privilegiato attraverso cui i bambini conoscono le persone, gli oggetti, il mondo. I bambini portano tutto alla bocca, perché è un organo estremamente sensibile e luogo di transito di ciò che dà più soddisfazione: il cibo.

La sensazione che scaturisce da un bacio è estremamente complessa e alla base dell’emozione che provoca vi è il lavoro di ben 35 muscoli facciali, un’accelerazione del battito cardiaco, un aumento della pressione arteriosa e la messa in circolo di sostanze neuro-ormonali che tendono a innalzare l’umore. Il bacio è proprio degli esseri umani. L'Homo sapiens sembra infatti l'unica specie animale che si scambia baci, anche se a volte alcuni scambi di effusioni tra animali sembrino simularlo come nel caso dei cani della prateria (foto 1 sotto) e alcune scimmie antropomorfe, i bonobo, lo pratichino costantemente. Attualmente si ritiene che il bacio abbia anche la funzione di cercare partner con un corredo genetico diverso dal proprio per rinforzare la prole e si manifesta in egual maniera in tutte le culture, a eccezione degli eschimesi o dei pigmei che si strofinano vicendevolmente i nasi, mentre fra le popolazioni più antiche mongoli e giapponesi non lo conoscevano.

Il bacio esprime una serie molto ampia di situazioni e relazioni: dalla sottomissione, al cospetto di un potente di cui si baciano i piedi, al saluto fra parenti e amici, dallo scambio di intimità fra due amanti alla cerimonia d’ingresso in una categoria o in un clan (si pensi al bacio accademico o a quello tra mafiosi o vecchi camorristi, o a quello scambiato tra grossi esponenti della politica). Vi sono poi i baci liturgici a oggetti sacri durante le funzioni e l’amministrazione di alcuni sacramenti, o tra capi religiosi (foto 2).

I musulmani baciano la Pietra Nera alla Mecca, mentre gli ebrei baciano il Muro del Pianto, gli hindu baciano talvolta la terra nei templi e i cattolici, durante la liturgia del Venerdì Santo, baciano la croce in segno di adorazione per il Cristo. Nel cerimoniale papale è tradizione baciare i piedi al Papa (l'anello per i cardinali), una tradizione nata nell'impero bizantino ai tempi dell'imperatrice Teodora come segno di estrema devozione al sovrano. D'altro canto il Papa, in segno d'umiltà, è solito baciare la terra appena arrivato in un nuovo paese. Senza dimenticare negli ambienti nobili e raffinati l’usanza del "baciamano", consistente nello sfiorare appena con le labbra (di un uomo) il dorso della mano (di una donna).

Un bacio molto particolare dalla prorompente sensualità è il bacio alla francese (foto 3) che consiste nel baciare a bocca aperta l'altra persona, muovendo vigorosamente le lingue e spesso con scambio di leggeri morsi sia sulle labbra che sulla lingua stessa ed è, quasi sempre, scambiato a occhi chiusi. Il bacio alla francese è un avvicinamento all'atto sessuale vero e proprio, ovvero uno dei cosiddetti preliminari, e spesso i più giovani iniziano a scoprire il sesso tramite questo tipo di bacio.

Nella Firenze del Trecento, come ci narra Dino Compagni, la pace tra fazioni diverse era suggellata da un bacio sulla bocca tra i rispettivi capi, un’usanza ancora in vigore negli anni Sessanta del secolo scorso tra i big della nomenklatura sovietica. Noi ci interesseremo solo e soltanto del bacio d’amore tra un uomo e una donna, quello cantato da poeti e romanzieri, immortalato nella tela e nel marmo da pittori e scultori, fino ai maestri della fotografia, ai registi cinematografici e ai cantautori. Sarà un viaggio breve, ma affascinante.

I baci più antichi delle arti figurative sono quelli conservati negli scavi di Pompei (foto 4) o nel Gabinetto erotico del museo archeologico di Napoli, in linea con una erronea tradizione storica che vuole collocare la nascita del bacio, in senso moderno, al 1° secolo a.C. quando, per combattere l’abitudine di bere delle donne, fu stabilito che qualsiasi uomo avesse incontrato per strada una parente poteva avvicinarsi per controllarne l’alito. Naturalmente se accertarsi della sobrietà è relativamente semplice, ben più difficile è assicurarsi dell’amore di una donna, per cui il bacio, da semplice avvicinamento delle labbra, sarebbe divenuto ciò che tutti noi ben sappiamo, sin da bambini.

I latini avevano tre diverse definizioni per il bacio: l’osculum rappresentava il rispetto ed era adoperato per l’amore filiale, il basium indicava affetto ed era usato per le mogli, il savium era espressione di libidine e si scambiava con le prostitute. Uno dei baci più celebri della storia è quello di Giuda. Per secoli, attraverso il Medioevo, quello ricevuto dal Cristo è stato l’unico permesso tra le creazioni dell’arte, un bacio fra le tenebre che odora già di sangue, che costituisce il culmine dell’azione, bloccando i personaggi con uno stacco deciso, mentre gli occhi si guardano parlando. Il soggetto è stato replicato infinite volte, dai capitelli romanici alle sgargianti miniature dei codici più preziosi, ma la vetta più alta viene toccata da Giotto (foto 5) nella Cappella degli Scrovegni, quando un Giuda brutto e dal volto malvagio cerca di abbracciare nostro Signore, avvolgendolo nel suo mantello giallo, mentre Cristo lo fulmina con uno sguardo severo e sprezzante.

In seguito l’iconografia sarà rivisitata da altri sommi artisti, dal Beato Angelico al Durer, da Van Dyck a Caravaggio, ma l’episodio perderà la centralità drammatica riconosciutagli dal padre della nostra pittura, perché il bacio si è nel frattempo liberato da quell’aura di peccato ed è riconosciuto come espressione di affetto e di amore, trasformando il tradimento compiuto nell’Orto degli ulivi a eccezione negativa. Il genio di Giotto ci ha lasciato nella celebre Cappella degli Scrovegni altri esempi di baci, dopo l’interminabile cappa di silenzio che aveva avvolto questa perentoria manifestazione di sentimento nell’espressione artistica. Tenero e umanissimo è quello che si scambiano i genitori della Vergine davanti alla Porta Aurea, uno scambio di effusioni segno, non di una bruciante passione, quanto di una consolidata comunione fisica e spirituale.

Altre forme di bacio che si possono osservare grazie al pennello di Giotto, in quel grande affresco di umanità fissato nella mitica cappella, è quello dei Re Magi al Bambinello in fasce, della Maddalena ai piedi del Cristo crocifisso, mentre il maestro di cerimonia delle nozze di Cana bacia compunto e più volte la coppa del vino. Esplodono fragorosamente sentimenti che parevano dimenticati ed erano soltanto repressi dalla morale corrente. Negli stessi anni i poeti di corte fanno del bacio il fulcro delle loro narrazioni: furtivo, galante, appassionato, e di rincalzo i pittori si fanno più espliciti e audaci, e ci rappresentano approcci di labbra sempre più amorose e sensuali, preludio allo scatenarsi delle passioni. Gli artisti utilizzano il pretesto mitologico e affidano il brivido del bacio a labbra divine o quanto meno eroiche, facendo rivivere sulla tela sottili emozioni e tresche amorose cantate da Ovidio, Catullo e Omero.

Nel frattempo Dante, in un solo verso: ”… la bocca mi baciò tutto tremante…” fissa per l’eternità l’ansia di due corpi che fremono e di due labbra che si cercano. Poche sillabe per rendere chiaro il delicato confine tra felicità terrena e perdizione infernale il bacio più famoso, quello fra Paolo e Francesca, che il sommo poeta colloca nel girone infernale dei lussuriosi, pur comprendendo la forza dell’amore che li ha spinti a infrangere le regole della morale e della convivenza. La passione, anche dei sensi, non era mai stata rappresentata prima nella nostra letteratura. La lirica, in particolare, si atteneva di norma a quello che Spitzer chiamava il paradosso dei trovatori: l’amore sussiste a condizione di non essere appagato; e persino la parola bacio si trova in quei testi ben di rado. Con Paolo e Francesca siamo portati al momento in cui l’amore, in una situazione resa eccitante dal desiderio inconsapevole, si concretizza in un bacio, presto seguito dall’amplesso cui Dante allude con una famosa reticenza “… quel giorno più non vi leggemmo avante”. Nell’Ottocento l’episodio dei due amanti condannati a vagare avvinti per l’eternità ispirò numerosi artisti a fissare sulla tela il celebre bacio, ma i risultati furono inadeguati ai vertici raggiunti con le parole come tutti possono constatare nel dipinto di Ingres (foto 6).

In campo letterario anche Shakespeare ci ha lasciato pagine indimenticabili sul bacio, da quello tra Giulietta e Romeo a quelli fatali di Otello e Desdemona, il primo, appassionato, scambiato sugli spalti di Cipro e l’ultimo, disperato, quando il baldo moro assapora con le labbra gli ultimi attimi di vita dal suo amore morente. Prima che si esprimessero questi due giganti la trasposizione del bacio in prosa e versi aveva avuto numerosi epigoni. Anche senza considerare la Bibbia e il Cantico dei Cantici, scritto nel X secolo avanti Cristo (“Mi baci coi baci della sua bocca”), tenendo conto che la trascinante sensualità nuziale di questo splendido poemetto amoroso pare sia unicamente allegorica, in Grecia - prima del celebre carme V di Catullo (che visse e scrisse nel I secolo avanti Cristo): “Dammi mille baci e poi cento, poi altri mille e poi ancora cento; ancora un secondo centinaio e poi ancora mille... fino a non poterli più contare” - la lirica aveva fatto del bacio il fulcro di tanti episodi a sfondo erotico, dallo stupendo Lamento per Adone in 97 esametri, scritto da Bione di Flossa nel II secolo a. C., alla poesia greca dell’età imperiale, nella quale è presente un notevole lirico come Stratone di Sardi (un Kavafis negli anni dell’imperatore Adriano), che nei suoi cento epigrammi omosessuali esalta il bacio tra l’adulto e l’adolescente: “Morto ti faccio coi baci? La credi un’ingiuria codesta? / Fammi pagare il fio: baciami tu!”

Nel Trecento, tra il 1348 e il 1353, vede la luce il capolavoro della novellistica europea: il Decamerone del Boccaccio. In quelle cento novelle di baci ce ne sono tantissimi, ma il più bello resta quello del bolognese Gentile de’ Carisendi, il quale ha sempre amato, e rispettato perché sposa di un altro, Caterina di Nicoluccio Caccianemico, e per dimenticarla ha accettato di trasferirsi a Modena come podestà. Là apprende che ella è morta improvvisamente, e decide allora di recarsi a renderle l’estremo omaggio: “E questo detto, essendo già notte, dato ordine come la sua andata occulta fosse, con un suo famigliare montato a cavallo, senza restare colà pervenne dove seppellita era la donna; e aperta la sepoltura, in quella diligentemente entrò, e postosi a giacere allato il suo viso a quello della donna accostò, e più volte con molte lacrime piangendo il baciò…” (Novella quarta della giornata X). Una situazione che sarà ripresa da William Shakespeare quando parlerà del bacio di Romeo a quello che egli crede il cadavere di Giulietta: “Labbra, voi, porte del respiro, suggellate con un giusto bacio il contratto senza termine con la morte ingorda…” (terza scena del V atto di Romeo e Giulietta).

Sul finire del Cinquecento, tra la natia Campania e il Lazio, uno spregiudicato napoletano, presto destinato a divenire uno dei maggiori lirici del Barocco europeo, Giambattista Marino, sensuale nella vita come nella lirica, sfoggia una sfacciata propensione a disseminare di baci caldi e appassionati le esaltanti nudità delle sue amate, come in questo ‘Seno’: “O che dolce sentier tra mamma e mamma / scende in quel bianco sen ch’Amor allatta! … Raccogli sol, cultor felice, e taci, / in quel solco divin di sospir messe di baci…”. Verranno poi tempi nei quali l’erotismo subirà pesanti limitazioni da regole morali e comportamentali molto rigide, verranno gli anni della restaurazione civile e politica, ma saranno proprio i divieti, istituzionali e morali, a rendere il bacio l’ambito coronamento dei più grandi amori.

Ugo Foscolo, che come amatore non ebbe rivali fra tutti i letterati coevi, come autore partorì quel gioiello di romanzo epistolare che sono le “Ultime lettere di Jacopo Ortis”, nelle quali il bacio rappresenta quasi un’apoteosi del divino: “Odilo, la mia bocca è tuttavia rugiadosa d’un suo bacio e le mie guance sono state inondate dalle lacrime di Teresa. Mi ama, lasciami in tutta l’estasi di questo giorno di paradiso…». Nel campo dell’opera lirica abbiamo poi il bacio tragico di Tosca la quale, prima di uccidere il perfido barone Scarpia con una vibrante pugnalata, gli grida furiosa: “Questo è il bacio di Tosca!” Per raggiungere poi il colmo della lussuria attraverso il bacio (in tutte le sue varianti, non soltanto buccali), occorre spingerci al crinale tra Otto e Novecento, da dove dà un ininterrotto spettacolo di sé il Poeta attore per definizione, Gabriele D’Annunzio.

Anticipando quasi di un secolo l’odierno gossip, il futuro vate, dall’età di diciannove anni, traspone in versi le sue ‘imprese’ erotiche con un protagonismo e un narcisismo sfacciati: e il bacio, anzi i baci, ne sono come una gloriosa bandiera. Eccone un esaltante florilegio: “Ch’io senta fremerti / la bocca odorosa di arancia, / fresca, vermiglia, ne ’l bacio mio” (1882: a Giselda Zucconi, Lalla); “Chino a lei su la bocca io tutto, come a bere / da un calice, fremendo di conquista, sentivo / le punte del suo petto dirizzarsi, al lascivo / tentar de le mie dita, quali carnosi fiori…” (1883: lei è Maria Hardouin dei duchi di Gallese, che gli darà due figli); “Ma, come fummo al sommo, la bocca ansante m’offerse / ella: feriva il sole quel pallor suo di neve…” (1887: le labbra sono di Barbara Leoni e il bacio ‘fatale’ scocca nel parco di Villa Medici, a Roma). Col sommo poeta entriamo poi nel secolo della modernità e i baci diventano sempre più veloci, ma lasciano presagire furori erotici sempre più trasgressivi.

Ritornando alle arti figurative, a partire dal Cinquecento il bacio conquista sempre più spazio nelle composizioni, anche se talune volte vi è uno sfondo moraleggiante di condanna degli amori facili e degli incontri venali, illustrati da procaci ragazzotte sbaciucchiate da uomini brutti e vecchi. Tra questo tipo di immagini paradigmatico è il dipinto la Lussuria (foto 7) di Jacques de Backer conservato nel museo di Capodimonte. Un vero e proprio inno all’amore e al pieno soddisfacimento dei sensi si palpa nel bacio appassionato tra Venere e Cupido nel quadro del Bronzino della National Gallery, nel quale il rito della seduzione viene premiato dal bacio divino che riconosce una consumata abilità, mentre i corpi di un incarnato lucente, porcellanato, sono fissati per l’eternità in una raffinatissima sintesi scultorea che ben esprime l’acme della voluttà.

La pittura seicentesca, per quanto debitrice agli artisti del secolo precedente, è molto più libera di quella dell’ultimo Rinascimento, per cui ritroviamo baci sonori ed espliciti, scoccati con calore e sfrontato desiderio, anche in opere di pittori stellari come Rubens; ma il Settecento sarà il vero trionfo del bacio, infatti il secolo è tutto un elegante susseguirsi di corteggiamenti galanti e di tenerezze amorose. Il bacio schiocca vigoroso in scenari arcadici popolati da eleganti damine e impomatati cicisbei o nell’intimità di segreti boudoirs al riparo da sguardi indiscreti. I pennelli più impegnati nel ritrarre queste scene gradevoli di intimità buccale e di incontri ravvicinati… del quarto tipo sono Boucher e Fragonard, instancabili descrittori dei peccati commessi nelle alcove, in grado di materializzare sulla tela quel delicato fruscio di sete, di variopinte lenzuola, l’emozione di un incontro indimenticabile, salvo quando gli sbaciucchiamenti non avvengono en plein air, allora sarà il fruscio delle fronde a fare da eco alle dolci frasi sussurrate nell’orecchio e al fragore di baci rumorosi, il tutto sempre in un’atmosfera spregiudicata e priva di inibizioni. I colori delle tele sono chiari e delicati, la pennellata rapida, vibrante, luminosa, mentre il bacio diventa sempre più lungo e peccaminoso.

L’Ottocento ha la palma del bacio più famoso (V. foto 4 in ATTUALITA’) in assoluto, quello immortalato da Francesco Hayez e conservato nella pinacoteca di Brera, un’icona del romanticismo, ripresa e imitata all’infinito dalle scatole dei cioccolatini alla colta citazione del regista Luchino Visconti in una scena del film ‘Senso’. Sul versante del marmo Antonio Canova glorifica il bacio in un celebre gruppo scultoreo ‘Amore e Psiche’ (V. foto 1, stessa categoria) conservato al Louvre, nel quale dal freddo della materia inanimata sprigiona il vento delle passioni e il fremito dei corpi che si congiungono in un bacio nitido e puro come acqua di roccia. In Francia Gerome rivisita e rende attuale l’antica storia di Pigmalione, scultore abilissimo che si innamora di una sua statua Galatea alla quale infonde la vita attraverso un bacio e la fanciulla assume forme umane di un tale splendore che si è obbligati a girarle intorno.

Le creazioni di Rodin, siano di marmo o di bronzo, trasudano calore e passione, e anche se non assumono sembianze umane come Galatea sono in grado di imprimere emozioni vivissime e indimenticabili. Il ‘Bacio’ segna una pagina unica nella storia dell’erotismo più sottile e raffinato. Con Klimt siamo già nel Novecento e nel famosissimo ‘Bacio’ (foto 8) ha voluto immortalare l'attimo fuggente in cui universo maschile e femminile si compenetrano, materializzato nel gesto e nella crisalide aurea in cui i due amanti sono racchiusi, in un anelito di pura sensualità e ascesi mistica. Ritornando alla scultura, stupefacente è la soluzione al quesito di come baciarsi escogitata da Brancusi, il quale interpreta il contatto tra due labbra (foto 9) come un immobile confronto tra due parallelepipedi informi al punto che risulta difficile identificare una sembianza umana; una scelta paradossale che mira a esaltare l’essenza del bacio. Picasso, da gigante dell’arte, è libero da ogni convenzione figurativa e da qualsivoglia necessità di somiglianza e verosimiglianza, per cui del bacio (foto 10) ci regala una rappresentazione fuori da schemi corporei convenzionali e da costrizioni fisionomiche tradizionali.

Pittura e scultura cedono negli ultimi decenni anche ad arti considerate minori, dalla fotografia al cinema, la prerogativa di illustrare la magia del bacio. Sullo schermo vi sono numerosi esempi di baci rimasti nell’immaginario collettivo da quello tra Clark Gable e Vivien Leigh in ‘Via col vento’, a quello tra Humphrey Bogart e Ingrid Bergman in ‘Casablanca’ o tra Marlon Brando e Eva Marie Saint in ‘Fronte del porto’, senza tenere conto dei numerosi baci elargiti a varie partner dal bello per eccellenza Rodolfo Valentino. Anche le favole e i cartoni animati celebrano baci casti, quanto dotati di poteri prodigiosi, come nella ‘Bella addormentata nel bosco’, mentre grande successo hanno pure la ‘Bella e la bestia’ e ‘Kiss me Licya’, un famoso cartoon degli anni Ottanta. Film sui vampiri sono disseminati dal fascino morboso di baci al sangue, che ci rammentano quelli diabolici della visionaria pittura di Bosch.

Un successo ultradecennale e ancora attualissimo hanno riscosso i messaggini con frasi d’amore contenute nei Baci Perugina, mentre tra le canzoni ricordiamo la romantica ‘Kissing a fool’ di Michael Bublé, la rock band americana dei Kiss, il cogente paragone col pugno di sabbia dei Nomadi e i 24mila baci del molleggiato Adriano Celentano. Una serie interminabile di citazioni che mostrano quanto il bacio goda buona salute e faccia bene alla salute, senza considerare la mononucleosi infettiva, la così detta malattia da bacio, ma davanti a labbra sensuali e invitanti siamo pronti a correre qualsiasi rischio e, ne siamo certi, così si comporteranno i nostri discendenti fino all’ultima generazione.

Achille della Ragione

 Redazione

 

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