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05/02/2010

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LA MISTERIOSA FINE DEGLI ALBERELLI

Clicca per Ingrandire Non è una giornata serena, piove un po’, ma ciononostante è una bella giornata quella del primo ottobre 2009. Il motivo? A tre anni dal disastroso incendio di Peschici, sono arrivate, donate dai vivaisti di Pistoia, 9mila piantine di pino, quercia, cipressi e frutta. Ci sono la banda, le istituzioni, i chiassosi bambini di qualche classe delle elementari, e le piantine protagoniste. Discorso, belle parole, e dopo un paio di marce della Banda “Collotorto”, le prime cinquanta vengono messe a dimora. Le prime di una lunga serie.

Una volta arrivate tutte, il Comune chiama a rapporto l’Associazione “Rimboschiamo Peschici”, che prontamente risponde. E’ vero, sono quattro gatti (Stefano Biscotti, Francesco Alaura, Nicoletta e Armando Quaglia, Gabriele Draicchio e Mario Ottaviano), ma non si tirano indietro. “Abbiamo messo a dimora quasi mille piantine - ricorda Armando Quaglia. - Ci siamo dati appuntamento di weekend in weekend. Il sabato venivano classi dello Scientifico e dell’ITT, qualcuno del circolo Pd e all’ultimo appuntamento anche i ragazzi della Banda Musicale. Sarebbe stato impossibile piantarle tutte, allora abbiamo suggerito all’Amministrazione di donarne una parte ai privati colpiti dall’incendio del 24 luglio”.

E così, chi vuole si reca al nuovo campo sportivo e rivolgendosi al custode può prendere le piante e metterle a dimora nel proprio campeggio, residence o villaggio colpito. Una buona parte - e chi scrive le ha viste - sono andate al Camping “San Nicola”, distrutto completamente in quella disastrosa giornata, ma… il resto? Chi ne ha usufruito, ne aveva “diritto”? “Visto che eravamo stati contattati per gestire la piantumazione - spiega ancora Quaglia, - abbiamo chiesto al Comune di Peschici di conoscere chi avesse prelevato i virgulti e dove li avesse piantati. Ebbene, ancora oggi non esiste una lista né una mappatura. Chi siano i privati nessuno lo sa”.

Ma non finisce qui. Oltre alle piante di pino e quercia, sono arrivati alberi da frutto e arbusti (mirto e lentisco), sempre custoditi nei pressi del nuovo campo sportivo, anch’essi “scomparsi”, sin dal primo giorno - si dice - consegnati a privati. Appare chiaro che l'operazione sia avvenuta in modo disorganizzato se non si capisce dove sia finito il maggior numero di piante. Per non parlare dei pini piantumati alla Madonna di Loreto, che andavano protetti, mentre sono “assediati” dalle capre che pascolano tranquillamente. Volendo concludere, sapere dove siano precisamente le piantine non è indispensabile, ma essendo un dono dei cugini toscani alla nostra comunità, non sarebbe più corretto informarla?

Domenico Ottaviano Jr.

 Redazione (foto Dommart)

 

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  Commenti dei Lettori:

-- 05/02/2010 -- 21:19:57 -- ANTONIO

NON HO PAROLE! Se non quelle che ci facciamo conoscere da tutti. Senza parlare poi delle responsabilità e delle irresponsabilità, che affossano il nostro paese e lo portano sempre di più lontano da un sogno di vero cambiamento e di vera crescita. Quanto al futuro anche per questo non ho parole. Le cose finiscono sempre a taralluccio e vino. Nessun colpevole e tutti santi.

-- 05/02/2010 -- 21:30:43 -- ANTONIO

Quanto all'informazione a chi di dovere la stessa è sempre un'elemento di correttezza e di serietà da parte nostra. Ma è chiaro che i risultati della lodevole iniziativa di aiuto così come risultano dalla realtà ci presentano dinanzi un quadro poco presentabile, poichè confuso e spezzettato, che al tempo stesso ci espone ad un'altra verifica, vale a dire quella di vedere che fine faranno le piantine individuabili, nel senso se sopravviveranno o meno, insieme ai relativi frutti.

-- 05/02/2010 -- 22:15:54 -- ANTONIO

A Peschici fare le cose fatte bene equivale ad incontrare mille difficoltà. Per cui spesso vediamo realizzarwe cose che più che essere opere vere e proprie sono interventi tutti da verificare sia nella loro qualità, sia nella loro opportunità, nonchè nella loro efficienza e giustezza. Le opere sono realizzazioni ritenute frutto di regole proprie dell'arte e del bene senza limiti di tempo, e mai tramontabile, che non comporta danni o negatività di altra natura. Quando il risultato delle scelte porta e comporta disagi, pericoli, sperperi, e cattive realizzazioni, o è solo frutto di mode passeggere il medesimo non può dirsi essere il contenuto di un'opera vera. Le cose si possono fare sempre meglio e con più giudizio. Quando le cose vengono fatte non proprio bene non è un dramma ammettere che in qualche maniera si è sbagliato o fatto male. Perchè non basta solo fare! Ma fare bene!

-- 05/02/2010 -- 22:59:23 -- ANTONIO

Spesso si sceglie il percorso più sbrigativo nel fare le cose, e senza le dovute attenzioni, precauzioni, e riflessioni. Si finisce così per non sapere dove si va a finire. Ed il tutto di fronte ai problemi che sopraggiungono.

-- 05/02/2010 -- 23:17:05 -- ANTONIO

In altri termini, è sempre un peccato sprecare ricchezze, risorse, ed opportunità. Provare per credere, specie nei momenti di nuovi bisogni.

 
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