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25/01/2010

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IL DISAGIO SOCIALE NEGATO

Clicca per Ingrandire “Odio gli indifferenti” affermava Antonio Gramsci. Nelle ultime settimane abbiamo assistito a eventi che dovrebbero essere un vero e proprio campanello d'allarme per il grado di disagio sociale che molte persone stanno attraversando nel nostro paese. E invece, noi comunità ce ne siamo stati a piangere o commentare l'accaduto tornando il giorno dopo a fare il gioco delle tre scimmiette: una non vede, una non sente, una non parla.

Le uniche persone che si sono fermate a riflettere sono i familiari delle “vittime”, che giustamente si sono chiesti il perché di tutto quello che stava accadendo. E soprattutto loro non possono né devono essere imputati di colpe che non hanno: si parla di disagio sociale, concetto che non coincide con quello di “disagio familiare”. Ma su quale base poggia il disagio che noi giovani stiamo vivendo?

Alcuni psicologi hanno fatto un esempio semplice ma chiarificatore. Immaginiamo di dover disegnare un cerchio: è normale che non riusciremo mai a disegnarne uno perfetto poiché non siamo Giotto in persona. Fin qui non ci sono problemi. La stessa distonia tra il cerchio percepito e quello realizzato può essere paragonata alla distonia tra il concetto di vita che hanno i giovani e la vita che realizzano effettivamente. Ed ecco che parte il disagio: il giovane pieno di aspettative (spesso effimere e dettate dalla società) cerca di far coincidere la sua vita col suo ideale di vita ma non attraverso la creatività, l'associazionismo, l'amore, l'istruzione, eccetera, piuttosto prendendo vie oscure, come appunto la droga.

E un paese come Cagnano (a esempio, ma vale per tanti altri Comuni garganici; ndr), quali alternative offre agli individui disagiati? Nessuna! Non vi sono svaghi, non c’è un cinema, non esiste un minimo di servizi e molti non hanno neanche la certezza economica che permetterebbe loro una maggiore serenità. Sono anni ormai che la situazione va avanti così, anzi sempre peggio. Certo, i problemi ci sono anche nelle grandi città ma lo Stato come ci garantisce il nostro pieno sviluppo sociale?

In nessun modo, perché chi lo rappresenta continua a vivere ben seduto imperturbabile sulle sue poltrone, anzi con molta indifferenza sfrutta determinate situazioni per imporsi ancora una volta sulla vita del popolo. Evidentemente una situazione del genere fa comodo. Se la società stesse bene gli individui non verrebbero assoggettati così. Anzi.

In ogni caso c'è bisogno di un cambio di rotta perché così non si può andare avanti, ma soprattutto dobbiamo iniziare a mettere in moto il concetto di responsabilità civile. Ognuno deve sentirsi responsabile dell'ambiente in cu vive.

Emanuele Sanzone

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