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14/01/2010

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REGIONALI: CONVERGENZE PARALLELE?

Clicca per Ingrandire Va bene recuperare don Sturzo. Dopotutto alcune radici, per quanto contese, non si possono rinnegare. Ma cercare di far girare la testa dall’altra parte ad Alcide De Gasperi, si è dimostrato esercizio alquanto azzardato. Se non altro per il rigore assunto nella posa immortale del compianto statista. Pierluigi Bersani si era mantenuto a debita distanza dalle vicende pugliesi. Era come se volesse ribadire che quella partita non fosse la sua. Lui è arrivato dopo il fischio d’inizio. Pertanto, chi l’aveva cominciata doveva proseguirla e provare anche a vincerla. Ci hanno provato, ma non ci sono riusciti.

L’alleanza strategica con l’Udc resta per il Pd un progetto valido, ma ogni cosa ha un suo tempo e in politica, è risaputo, anche un suo specifico contesto storico. In Puglia, per il momento, non tira aria favorevole. Troppo forte e allargato è il rapporto tra i “democratici” pugliesi, e non solo, e Nichi Vendola. Il presidente della Regione, finora, non ha sbagliato un colpo. La sua fermezza nella richiesta di primarie, sostenuta da un consenso generale evidente, ha imbarazzato non poco la coerenza politica di un partito in affanno, nell’ostinarsi a negarle. Un partito che era nato sulla scelta innovativa di tale poderoso strumento di partecipazione democratica.

Il rischio che ai disastri d’immagine, e ai nervosismi crescenti, potesse seguire la catastrofe di un’insanabile scissione ha suggerito prudenza e decisione nell’intervento del segretario. Bersani è dato in arrivo a Bari per la decisiva Assemblea regionale del partito. E ci sarà anche D’Alema, già in città per la visita del Capo dello Stato, Giorgio Napolitano, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Anno Accademico dell’Università degli Studi e la sua intitolazione ufficiale ad Aldo Moro.

Il mandato esplorativo affidato a Gianfranco Boccia non ha suscitato gli entusiasmi auspicati. Con questa decisione da Roma avevano aggirato l’organo statutario pugliese, evitato di affrontare la richiesta di referendum-primarie interno e confermata l’ipotesi di un disegno strategico organizzativo, per vanificare l’appuntamento decisivo, con i delegati regionali a Bari, di fine dicembre scorso.

L’anno era finito male col disastro dell’Excelsior, ma quello nuovo non è cominciato meglio. Il sindaco di Bari ha preferito allontanare da sé l’amaro calice delle primarie “senza rete”. Nichi Vendola aveva incassato l’ennesimo diniego dall’Udc, questa volta in chiave comica alla Totò: “a prescindere”. Infine, lo stesso Casini, nell’annunciare il suo sì a Boccia (senza peraltro chiarire su quali linee programmatiche), si era lanciato in una spericolata dichiarazione, che sapeva tanto di abbraccio fatale: con lui “siamo disposti anche a perdere”.

Bersani da lontano scuoteva la testa. Persino D’Alema ha confessato astutamente di “non capirci più nulla”. Il segretario a Bari ribadirà che la strada maestra resta quella delle primarie. Se ne facciano una ragione tutti. C’è chi gli ha ricordato che la prospettiva degasperiana diventò più nitida, quando a inquadrarla fu il grandangolo di Aldo Moro. Tra venerdì e sabato a Bari quella lente tornerà a essere usata. E chissà che non si tornerà a parlare di “convergenze parallele”. Per Bersani e per il Pd è tempo di ritrovare unità ed entusiasmo per la vittoria. Il centrosinistra va rinforzato, non spezzato!

Antonio V. Gelormini

 Redazione

 

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