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25/12/2009

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PUGLIA, AMORE E TRADIMENTI

Clicca per Ingrandire Chiedere il voto, raccogliere il consenso e ricevere la fiducia sulla promessa di un impegno da mantenere, un programma da realizzare o un modello amministrativo da perseguire, e poi consegnare il vessillo così caparbiamente anelato nelle mani dell’avversario, per fare invece tutt’altra cosa, rimanda a una sola e nefanda definizione: tradimento.

Sergio Blasi, Michele Emiliano e Guglielmo Minervini hanno superato la prova delle primarie del Pd e hanno fatto eleggere delegati sull’annuncio di una scelta chiara e imprescindibile: il sostegno al governo regionale pugliese e la ricandidatura di Nichi Vendola alla presidenza. Per questo, oggi, sono in tanti a pensare che i cambiamenti d’idea in merito, neanche due mesi dopo, esigerebbero conseguenti e coerenti dimissioni, dato l’improbabile ritorno a breve all’appello elettorale interno.

Cinque anni fa, in un sorprendente slancio di entusiasmo, la Puglia o meglio buona parte del suo centrosinistra, portò “il pirata gentile di Terlizzi” a vincere le primarie per la candidatura alla presidenza della regione. Qualche mese dopo una più larga maggioranza elettorale, con un sofferto e poderoso abbraccio di fiducia, ne decretò la vittoria su Fitto. Testimoniando, secondo la tesi cara a Ermanno Olmi, una vera e propria dichiarazione d’amore: inizio di un quinquennio di fidanzamento. Per verificare, alla fine, la possibilità di un conseguente e naturale matrimonio.

La storia si ripete e da un’insolita traslazione meridiana di antiche trame letterarie, moderni Rodrigo, Griso e don Abbondio continuano a ripetere, anche qui, il famoso ritornello manzoniano: “questo matrimonio proprio non s’ha da fare”. Interessi superiori lo richiedono. Il destino infame di una Puglia, eterna mercede di scambio, presenta puntualmente il suo conto.

Questa volta all’insegna di una richiesta di discontinuità a macchia di leopardo. Per un concetto che, in verità, non fa una grinza. Come il manto elegante del felino, che non è certo testimonianza di uniformità. Distintivo e regale sullo stesso animale, non altrettanto quale capo spalla indossato nella politica quotidiana. Dove assume risvolti gattopardeschi, non solo nel senso letterario del termine.

Tra mugugni e tensioni in casa Pd il malcontento si taglia con il coltello. Non sono in pochi a considerare una strana discontinuità quella che segnala il ritorno di Marcello Vernola sul palcoscenico del centrosinistra barese. Ancor più chi si chiede perché la discontinuità è un vessillo da brandire in Puglia, nei confronti di Vendola, ma è silenziosamente deposto in Lombardia, davanti al quinto mandato Formigoni. Non si contano, infine, i delusi dalla discontinuità di una crisi d’idillio nella coppia Vendola-Emiliano.

Il sospetto che l’inciucio in atto sia molto più ampio di quello che ognuno abbia potuto fino ad oggi immaginare, è l’incubo che dalle coste pugliesi s’insinua serpeggiando lungo tutto lo stivale nazionale. Lo stesso assordante silenzio di centrodestra, che ammanta l’intera vicenda, non fa che accrescere la certezza che ormai i saldi siano già in atto. A cominciare proprio dalla svendita del Tacco.

Antonio V. Gelormini (analista politico)

 Redazione

 

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