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17/12/2009

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GIORNALISTA: MESTIERE PERICOLOSO

Clicca per Ingrandire “La libertà di informazione non è abbastanza libera”. Lo ha detto Alberto Spampinato, giornalista Ansa e promotore dell’osservatorio Ossigeno, all’incontro sul tema ‘cronisti minacciati, legalità, libertà di stampa’ tenutosi all’ordine dei giornalisti di Bari. La Freedom House, organo di valutazione giornalistica internazionale, ha declassato il sistema informativo italiano per “il conflitto di interessi del premier, per l’elevata concentrazione dei mezzi di informazione nelle mani di pochi, e per l’elevato numero di intimidazioni subite dai giornalisti”.

All’osservatorio Ossigeno, nato due mesi fa proprio per vigilare sulla libertà di informazione mettendo in luce gli episodi di intimidazione e violenza e creando un terreno di confronto tra i giornalisti, si contano 200 redattori minacciati, tra minacce individuali e quelle rivolte a intere redazioni. “Bisogna tutelare non tanto la libertà di stampa quanto la libertà di espressione. In Italia è sempre più difficile manifestare le proprie opinioni. Di giornalisti che hanno pagato con la vita la loro libertà di parola ne è piena la storia. È una professione delicata svolta nell’interesse di tutti i cittadini” ha detto Raffaele Lorusso, presidente Assostampa Puglia, lamentando anche la situazione giuridica del giornalista.

In Italia ancora c’è un nodo da sciogliere, quello del reato penale di ‘diffamazione a mezzo stampa’ che negli altri Stati è stato già risolto e qui invece segna un ulteriore limite alla libertà di espressione” ha concluso Lorusso. E non solo cause penali ma anche querele e cause civili per risarcimenti del danno pongono freno alla stampa. “Il
caso di Berlusconi contro i quotidiani Repubblica e Unità sono l’apogeo di una situazione che, con somme più modeste, si ripete continuamente” ha detto Spampinato.

Ma a limitare le inchieste giornalistiche non vi sono solo leggi incerte e pressioni politiche, ma spesso si arriva a vere e proprie minacce e aggressioni. Un esempio è il caso del giornalista Giovanni Lannes (foto del titolo; ndr) che da luglio subisce ripetute minacce volte a porre fine alle sue inchieste su ecomafie, discariche e veleni. “Sono un giornalista investigativo freelance - ha raccontato. - Dal 2008 ho un contratto con La Stampa di Torino. Un anno fa ero in Sicilia per valutare una superstrada che attraversava una zona verde. Presentai un mio resoconto sulla costruzione all’onorevole Schifani che mi suggerì di andare in vacanza. Dopo Schifani visitò la redazione de La Stampa e il mio contratto fu congelato, così a giugno ho aperto un mio giornale online, Italiaterranostra, dove pubblico le mie inchieste.

“Il 29 giugno - ha continuato - mi è arrivata una mail che mi minacciava di morte, il 2 luglio la macchina di mia moglie è saltata in aria. Il 23 luglio guidando mi sono accorto che mi erano stati sabotati i freni e il 5 novembre, mentre indagavo sul trasporto marittimo di alcuni veleni, la mia auto è stata bruciata”. Lannes ringrazia parenti e amici che attorno a lui hanno fatto scudo compensando uno Stato assente. Le indagini sulle aggressioni subite da Lannes sono ancora in alto mare ma gli inquirenti ritengono che siano collegate alle recenti investigazioni del giornalista.

A dare sostegno a lui e a tutta la stampa che si ritrova in situazioni simili, anche il presidente regionale Nichi Vendola che ha inviato all’ordine dei giornalisti una nota. “La vicenda di Gianni Lannes, simbolo di un giornalismo d’inchiesta oggi più che mai sottoposto a minacce e ritorsioni, insieme a tutti gli altri casi recenti di intolleranza e pregiudizio ai danni della stampa libera e democratica in Puglia e più in generale nel nostro Paese, richiede un’attenzione particolare da parte dell’opinione pubblica sui rischi e pericoli che incombono sulla categoria.

“Da parte mia - ha aggiunto, - come rappresentante dell’istituzione regionale e al contempo come giornalista professionista, auspico che da questa giornata di riflessione e sensibilizzazione sulla legalità e libertà di stampa emerga la necessità improcrastinabile di non assuefarci a quello che sta accadendo e di non abituarci a convivere con episodi inquietanti che minano la coscienza civile e la democrazia. La verità ci renderà liberi. Non dimentichiamolo mai” ha concluso il presidente.

Rosaria Albanese



 quotidianopuglia.it

 

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