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02/11/2009

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IL DOPO SISMA 2002 A CARLANTINO E CELENZA

Clicca per Ingrandire “Siamo ancora lontani dalla ricostruzione ma l’aspetto più grave è il danno al patrimonio edilizio. I tetti delle case danneggiate dal terremoto stanno crollando e creano problemi anche alle abitazioni confinanti che subiscono infiltrazioni d’acqua”. E’ seriamente preoccupato il sindaco di CARLANTINO, Vito Guerrera, per la situazione del post-sisma nel 7° anniversario del terremoto che il 31 ottobre del 2002 colpì Puglia e Molise.

A conferma di quanto dichiarato dal primo cittadino, nei giorni scorsi è giunta direttamente alla struttura commissariale una missiva spedita da una cittadina di Carlantino che vive nel nord-Italia. La donna, proprietaria di una abitazione danneggiata dal sisma, constatando il forte degrado della stessa ed esasperata dalla lentezza della ricostruzione ha dichiarato nella lettera di voler donare, a titolo gratuito, la propria abitazione al Comune di Carlantino. Il centro del preappennino dauno ha ricevuto, recentemente, fondi per la ricostruzione pari a circa 650mila euro, coi quali si dovrebbero completare gli interventi sui fabbricati di “classe A” (la prima abitazione con ordinanza di sgombero totale).

Restano, però, ancora senza interventi otto abitazioni di “classe B” (la prima abitazione con ordinanza di sgombero parziale) e 18 di “classe C” (la prima abitazione senza ordinanza di sgombero). Inoltre, restano ancora in attesa di interventi 32 fabbricati rurali. “Si procede col contagocce - ha proseguito Guerrera. - La sensazione di abbandono è forte soprattutto fra i miei cittadini”. Nei giorni scorsi, il capo del Dipartimento nazionale della Protezione Civile, Guido Bertolaso, in visita nel Comune molisano di San Giuliano di Puglia, il paese più colpito dal sisma del 2002, aveva dichiarato che “i cittadini dei diversi paesi hanno il diritto di vedere al più presto ricostruita la propria casa”.

E CELENZA chiede attenzione. Sono trascorsi sette anni dall’evento sismico del 31 ottobre del 2002 e la ricostruzione a Celenza Valfortore è rappresentata dai tanti cantieri ancora aperti. Nei mesi scorsi sono stati stanziati fondi pari a 1 milione e 400mila euro, soldi che serviranno a completare almeno la ricostruzione dei fabbricati di “classe A” e quasi tutti quelli appartenenti alla “classe B”. Restano ancora senza interventi 12 fabbricati di “classe C” ma soprattutto 38 fabbricati che hanno subito un’ordinanza di sgombero con persone non residenti e ben 33 fabbricati rurali.

La preoccupazione del primo cittadino di Celenza, Francesco Santoro, è rivolta al bilancio comunale a causa dei mancati introiti delle tasse comunali. I proprietari delle case soggette a ordinanza di sgombero, infatti, hanno beneficiato dell’esenzione parziale di ICI e Tarsu, e il Comune di Celenza non ha diritto al relativo rimborso. “L’autonoma sistemazione va a rilento - ha dichiarato Santoro - mentre, seppure la ricostruzione materiale delle case procede, siamo molto lontani da quella economica e sociale”.

Nel marzo scorso, i presidenti delle Regioni Puglia e Molise, Nichi Vendola e Michele Iorio, avevano annunciato una “fusione” tra le due regioni per favorire soprattutto la ripresa economica e produttiva, mai avviata, delle aree colpite dal sisma. A oggi, la mancanza di un piano strategico pluriennale ha impedito tale ripresa. La ricostruzione procede con piani provvisori arrivando, alla fine dell’anno, sempre con l’acqua alla gola. L’amministrazione comunale chiederà, nei prossimi giorni, la proroga dello stato di emergenza che scade il prossimo 31 dicembre. Santoro ha tenuto comunque a precisare il rapporto di fattiva collaborazione con la Prefettura che, secondo il primo cittadino “si è adoperata per la risoluzione di ogni problema che di volta in volta si presentava”.

La scorsa estate è stata riaperta la chiesa di San Francesco, la struttura religiosa che riportò più danni. Tre anni fa, invece, ha riaperto le proprie porte la chiesa madre Santacroce, totalmente agibile dopo la messa in sicurezza anche dell’altare maggiore. Due anni fa, inoltre, è tornata agibile, seppure parzialmente, anche la chiesa della Madonna delle Grazie, mentre restano ancora chiuse le chiese di San Nicola, San Michele e Santa Maria ad Nives.

 Comunicati stampa

 

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