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17/09/2009

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MONNEZZA NEI MARI: COME CI SI DEVE COMPORTARE?

Clicca per Ingrandire Allo scopo di indagare “l’eventuale correlazione geografica tra fattori di rischio ambientale e presenza di esiti sanitari avversi” (inquinamento del territorio e mortalità in eccesso) gli epidemiologi nella fase iniziale delle loro indagini impiegano una metodologia basata sulla semplice osservazione dei dati.

Per valutare l’impatto sulla salute umana dei fattori di rischio ambientale, la metodologia iniziale - usata da Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale Ricerche (CNR) e Regione Campania per redarre lo studio dal titolo “Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana” - ha previsto: “Si è partiti dai dati di mortalità e malformazioni congenite dei singoli Comuni e si sono confrontati con i dati regionali, senza tener conto dei possibili fattori determinanti. A livello osservazionale, si sono così individuati i Comuni con un maggior numero di eccessi di patologie, rispetto al resto della regione. Questo ha indotto un maggiore approfondimento”.

Dal “Rapporto Sullo Stato di Salute della Popolazione” della Asl Foggia, redatto nel 2006, emergono dati che meritano attenzione (al fine di valutare la mortalità per i tumori è stato utilizzato il Registro Nominativo delle Cause di Morte della Regione Puglia, in cui sono raccolte le Schede di Morte relative agli anni 1998- 2004):

1. “I rapporti standardizzati di mortalità per tumori maligni di colon, retto e ano evidenziano un eccesso di mortalità nei maschi, nella città di Foggia e in quasi tutta la provincia, in particolare nel Subappennino Dauno. Nelle femmine, la mortalità interessa la città di Foggia, tutti i Comuni del Pre e del subappennino Dauno e parte dell’alto Tavoliere”;

2. “E’ emersa l’esistenza di un rischio aumentato per tumori del tessuto linfatico ed emopoietico nella provincia di Foggia. In particolare, tale rischio sembra globalmente concentrato nella Città di Foggia, in alcune aree del Gargano – Alto Tavoliere e del Pre-Subappennino. A conferma di questo aumentato rischio intervengono anche gli elevati tassi di ospedalizzazione (tasso di ospedalizzazione medio nel quinquennio 2001-2005 nella ASL Foggia: 20 x 10.000 residenti; in Puglia: 15,4 x10.000)”.

Qual è il ruolo delle Associazioni del Gargano di fronte ai dati contenuti nel Rapporto sullo Stato di Salute della Popolazione dell’Asl Foggia? In primo luogo credo sia opportuno interrogarsi sui dati e chiedere approfondimenti alle autorità sanitarie locali. In secondo luogo, supportati dalla letteratura scientifica in materia , credo si debbano individuare gli eventuali fattori di rischio ambientale (ad es. discariche di rifiuti nocivi sulla terraferma e in mare, ordigni della 2ª Guerra Mondiale adagiati sui fondali marini al largo del Gargano) anche tramite l’approfondimento di inchieste giornalistiche e di interrogazioni parlamentari, sensibilizzare l’opinione pubblica del potenziale pericolo e informare istituzioni e autorità giudiziaria del potenziale rischio per le popolazioni.

Non è ragionevole ipotizzare che le Associazioni del Gargano debbano “dimostrare” in via preliminare e prioritaria la correlazione geografica sul territorio garganico tra inquinanti e mortalità in eccesso. Su quest’ultimo punto c’è confusione. Pretendere dalle Associazioni la prova della scientificità del rischio ambientale sul territorio in questione (… l’inquinante X prova la malattia Y…) è illogico, fuorviante e condannerebbe le Associazioni a inattività e silenzio.

A Gela, in Sicilia, “una delle aree più inquinate del mondo”, “dove in mare e sulla terra ci sono concentrazioni di metalli superiori fino a un milione di volte i livelli accettabili”, dove si registra un eccesso di mortalità per tutti i tumori, il CNR ha biomonitorato gli abitanti del posto scoprendo la presenza nel sangue di metalli pesanti (arsenico, rame, piombo, cadmio, mercurio) in misura elevatissima. (Emiliano Fittipaldi, “L’Espresso”, 6 agosto 2009). Sono stati quindi gli epidemiologi del Cnr a mettere in evidenza la potenziale correlazione tra metalli pesanti e mortalità in eccesso. E non le Associazioni.

Nell’area di Amantea, in Calabria - diventata tristemente famosa per lo spiaggiamento della motonave Jolly Rosso (foto del titolo; ndr) avvenuta 19 anni fa (sospettata di trasportare rifiuti tossici e radioattivi) e della morte sospetta del capitano di corvetta Natale De Grazia (che indagava sulla motonave) - dove si riscontra un’alta presenza di tumori maligni, l’Arpacal (Agenzia regionale protezione ambiente calabrese) scopre in un’area tra i Comuni di Aiello Calabro e Serra d’Aiello “metalli pesanti, Cesio 137 e granulato di marmo, quest’ultimo utilizzato dalla malavita per schermare la radioattività” (l’area in questione è sospettata di essere la discarica dei rifiuti nocivi della motonave Rosso).

E’ sempre l’Arpacal a effettuare carotaggi in un’area sospetta scoprendo “concentrazioni elevate di mercurio”, a effettuare “analisi radiometriche campali” rilevando la presenza di radionuclidi artificiali. E’ il procuratore Giordano a incaricare “l’università della Calabria e il Cnr di sondare, con cartografie satellitari eventuali anomalie termiche nell’entroterra calabro (segno di radioattività)”. Anomalie rilevate.

E ancora: è il consulente Giacomo Brancati, dirigente del settore prevenzione nel Dipartimento calabrese per la tutela della salute, a segnalare “l’esistenza di un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei Comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d’Aiello … dovuto alla presenza di contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non”. (Riccardo Bocca con la collaborazione di Paolo Orofino, “L’Espresso”, 27 agosto 2009).

E’ stato quindi l’Arpacal a evidenziare la presenza di inquinanti nel territorio in questione. E’ stato il Dipartimento calabrese per la tutela della salute a mettere in evidenza la potenziale correlazione tra contaminanti ambientali e mortalità in eccesso. E non le Associazioni.

Lazzaro Santoro

 Redazione

 

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