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12/09/2009

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PUGLIA, SANITA DA RICOVERO

Clicca per Ingrandire La cancrena che da tempo devasta l’articolato settore della Sanità italiana è del tipo più aggressivo. Le sue metastasi sono talmente diffuse e radicate che la stessa diagnosi espressa dal vicepresidente della Commissione senatoriale di inchiesta sulla sanità, Giuseppe Astore, denuncia la vastità dei fenomeni di corruzione segnalati dalle diverse inchieste: “Al di là di quanto sta avvenendo in Puglia o altrove, credo che tali fenomeni siano presenti in tutta Italia”. Dopotutto, proprio l’istituzione della Commissione d’inchiesta ne è testimonianza concreta.

Che il settore fosse tra i più critici lo si sapeva da tempo. Che il “pozzo senza fondo” della Sanità sia il verminaio attanagliante di qualsiasi governo in carica è sotto gli occhi di tutti. Una sorta di virus da blindare in contenitori ad azoto liquido, per l’altissima capacità di infettare l’azione di governo e, quindi, di provocarne crisi, instabilità e talvolta fine prematura. Sarà anche per questo che la Sanità non ha più un suo Ministero specifico, che non esiste più un ministro, che a guidarla, e a fare da parafulmine, ci sia un sottosegretario. Se non fossimo nel dramma comatoso, farebbe sorridere il paradosso di averlo chiamato Ministero della Salute, sebbene emulsionato con quello del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Ma se è vero che le attenzioni di turno, dopo gli scandali delle cliniche della morte in Lombardia, delle voragini finanziarie e di bilancio in Lazio, delle vicende incresciose in Abruzzo, sono oggi concentrate sul focolaio pugliese e sugli intrecci di natura piccante, che ne accentuano la vistosità delle prime pagine quotidiane, credo non vada trascurata la “controtendenza” che la Puglia fa registrare anche in questa occasione: la disponibilità diffusa, a cominciare dal presidente Vendola, a non insabbiare ma a usare “il bisturi del chirurgo”, per incidere se ci sono “i grumi di interessi illeciti nel sistema sanitario”. A fare in modo che il corto circuito di una sottovalutata questione morale, non travolga l’azione amministrativa virtuosa di una Regione e di una compagine dirigente competente, che proprio ora comincia a raccogliere frutti, risultati e riconoscimenti.

“Perché - afferma con forza il Governatore - la mia Amministrazione è stata sempre ossessionata dal controllo della legalità e dal rispetto delle regole. Sono in corso indagini interessanti, dobbiamo attendere che la magistratura racconti tutta la verità. A volte il sistema sanitario è luogo topico di affari illeciti e ci sono indagini anche su dieci anni di governo di centrodestra”. C’è poi la presa di posizione coraggiosa del segretario regionale del Pd, il sindaco di Bari Michele Emiliano che, se da un lato registra l’anomalia di un presidente del Consiglio che “non può andare in giro per il mondo a parlare della sua vita privata”, dall’altra rivendica il tempismo nel rimpasto di giunta alla Regione Puglia. Chiede l’espulsione dal partito di Sandro Frisullo (ex vice presidente di Vendola) e invita l’ex assessore alla Salute e ora senatore Alberto Tedesco “a riflettere sulla prosecuzione del suo mandato parlamentare”.

L’orgoglio di una regione che non ci sta a vedere il proprio lavoro offuscato dalle inchieste è racchiuso nelle esortazioni di uno dei suoi elementi di punta, l’assessore Guglielmo Minervini: “Fa rabbia constatare lo scarto tra il cambiamento prodotto dal nostro lavoro (Svimez attesta che la Puglia soffre la crisi meno di altre regioni) e la rappresentazione che invece emerge dalle notizie sulle indagini. Forse la Puglia che funziona rompe un cliché che fa comodo. C’è un Sud che vuole redimersi. La Puglia ne è prova”. E continua: “Lo squarcio desolante, aperto dalle dichiarazioni di Tarantini, riguarda anche la politica, non solo le persone, e la fragilità umana. Il cedimento della morale pubblica, la formazione e la selezione degli eletti, certo. Ma anche il rapporto tra politica ed economia, specie nella sanità. E l’attrazione fatale verso la gestione. Ecco perché la trasparenza è, per troppi, indigesta”. Ma anche il rapporto tra politica e economia, specie nella sanità. E l'attrazione fatale verso la gestione. Ecco perchè la trasparenza è, per troppi, indigesta. La sua ricetta, come ogni medicina, sembrerà amara, ma l’efficacia potrebbe essere garantita: “La politica torni scelta di povertà”.

Antonio V. Gelormini

 Redazione (foto il Grecale)

 

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